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Tra disinformazione e calo dei lettori, la dura vita dei quotidiani

Il XXI secolo ha definitivamente messo in discussione il ruolo tradizionale del giornalismo a mezzo stampa, modificando dalle radici non solo il mondo dell’informazione ma anche le modalità di lettura e di approccio a essa. Il secolo scorso ci ha lasciato in eredità circa 14 milioni di lettori di quotidiani cartacei, mentre l’anno scorso i dati ci presentano un panorama in Italia ben diverso e dal futuro fosco, ovvero 3 milioni di soli lettori.

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Il pubblico dei giovani poi, ovvero il target tra i 14 e i 30 anni, sono meno del 30%, un numero che mette la carta stampata con le spalle al muro, una frattura generazionale netta acuitasi negli anni sempre di più se ci fermiamo a riflettere sul ruolo centrale assunto dai new media nella vita delle nuove generazioni. La rete e in particolar modo i social hanno creato un lettore privo di qualsiasi senso della sequenzialità nella lettura delle informazioni, molto spesso alla ricerca sì di notizie, ma solo se sono corredate da linguaggi video o da immagini più che da un linguaggio scritto.

cms_9083/3.jpegCome se non bastasse, il giornalismo tradizionale ha assunto una piega votata alla spettacolarizzazione della notizia, causa principale spesso di uno scarso approfondimento e con un alto rischio di produrre fake news. La disinformazione e le numerose campagne indirizzate verso questa forma di discredito della notizia e di influenza dell’opinione pubblica, sono ormai condotte ogni giorno da un alto numero di individui e da soggetti sostenuti direttamente da alcuni governi nazionali.

Questo tipo di attività, figlia del web, comprende la riproduzione di siti internet e di profili social con l’intento di effettuare azioni specifiche in grado di disturbare determinate organizzazioni, uomini politici, personaggi pubblici e dunque di fuorviare il maggior numero di lettori che, come detto, sono vittime predestinate della disinformazione, in quanto disattenti,poco avvezzi alla comprensione diuntesto, ubriachi di immagini e di sensazionalismo spinto.

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C’è poi da aggiungere che i domini fasulli creano danni rilevanti non solo verso chi vuole e pretende una corretta informazione, ma anche nei confronti di molte testate nazionali e internazionali, senza dimenticare l’influenza negativa per le aziende commerciali. Le campagne di disinformazione possono dunque avere grosse ripercussioni politiche e finanziarie con gravi conseguenze anche in ambito giuridico. Bloccare e fermare del tutto la disinformazione via web è impossibile, però è possibile per chi ne è colpito mitigarne gli effetti attraverso un’efficace contromisura di polizia e di governo. Se la guerra contro la disinformazione può trovare degli efficaci barriere che ne possano attutire gli effetti negativi, non altrettanto si può dire per quella indirizzata a ottenere dei lettori consapevoli e critici.

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La carta stampata oggi appare più che mai un’isola sperduta frequentata solo da quella ristretta diaspora generazionale ancora non arresasi del tutto al dominio della rete. La domanda, o meglio, la curiosità è allora sapere per quanto tempo ancora i giornali sapranno resistere all’ondata digitale, o se invece la loro vita sarà più che altro un esotismo riservato a pochi. I più giovani, i lettori di oggi e soprattutto di domani, preferiscono le notizie veicolate attraverso i mezzi digitali certamente più rapidi e innovativi, ma privi di quel palinsesto naturale, di quella gerarchia delle notizie innata nella carta stampata, e sotto il fuoco come detto della disinformazione e delle fake news. L’Età dell’engagement e della condivisione forzata ha abbassato la soglia dell’attenzione che il giornale richiede in ragione del fatto di essere un prodotto nato e cresciuto per e con un pubblico analogico. Bisogna che gli editori e i giornalisti facciano i conti con la realtà, con un pubblico che nutre aspettative nuove e diverse, un mondo fatto sempre più da piattaforme, impulsi emotivi, poca riflessione e scarso senso critico. Su questi buchi neri del nostro essere la stampa ha il compito, forse l’ultimo, di attivarsi per trovare un senso alla sua esistenza.

Data:

29 Aprile 2018