Tra le tante ricorrenze e celebrazioni di artisti e personaggi di cultura che ci aspettano nel 2025, una in particolare mi preme anticipare.
Precisamente quella del grande, immenso musicista Giovanni Pierluigi da Palestrina, denominato “Il principe della musica” e nato non si sa quale giorno nell’anno 1525 a Palestrina, appunto.
Conosciuto non tantissimo, e comunque non proporzionatamente alla sua grandezza, Palestrina è stato colui che, in una delle epoche più burrascose e cruente della storia, riuscì a condurre la polifonia italiana del 1500 alla purezza e alla perfezione.
Per quanto mi riguarda, da diplomata in pianoforte, studiai questo sommo compositore sui testi di storia della musica, senza mai approfondirne accuratamente lo spessore artistico. Fu quando – dopo il diploma e desiderosa di allargare e completare le mie conoscenze, anche per dar nuovo impulso alle mie attività musicali – che lo conobbi veramente, in quanto decisi entrai a far parte di una rinomata corale polifonica romana (diretta da due meravigliosi maestri di grande preparazione e sensibilità artistica) per la quale dovetti iniziare a studiare (da soprano) le composizioni di questo autore. Non è stato difficile innamorarmene…
Spesso mi succedeva che, durante le esecuzioni con il coro, dall’emozione, mi si chiudesse la gola al punto da non riuscire più a cantare. Palestrina riesce a raggiungere tali vette di misticismo attraverso la musica che è davvero difficile restare freddi o comunque ascoltare senza vibrare, come una corda, in Paradiso!
Due parole di storia sono d’obbligo su questo musicista per capire più in dettaglio il suo operato, svolto nel difficilissimo clima della Controriforma Cattolica, ovvero la severa risposta del Papa al “terremoto” generato dalla Riforma Luterana.
Concilio Trento – Museo Buonconsiglio
Tra le rigide direttive del Concilio di Trento, c’erano anche una serie di regole che riguardavano la musica sacra, la quale possedeva l’importante compito di trasmettere la corretta interpretazione delle Sacre Scritture, e di conservare l’alta dignità della Chiesa di Roma. Tra le novità fu decisa l’abolizione della musica strumentale nelle chiese, fatta eccezione per i brani all’organo che poteva sostituire gi interventi del coro, regola che -almeno in Roma- fu rigorosamente rispettata. Altre intransigenti direttive furono il mantenimento della lingua latina nelle composizioni, la massima sobrietà negli sviluppi compositivi polifonici, la conservazione delle Scholae Cantorum (gruppi di studenti cantori specializzati e preparati appositamente) in modo da garantire la degna esecuzione delle preghiere cantate. In breve, esattamente il contrario di quanto, invece, era stato indicato da Martin Lutero per il mondo protestante.
Per questi motivi, Roma fu uno dei centri più importanti per la musica nel 1500 e colui che fu investito dal compito di mettere in pratica le inflessibili direttive del Concilio di Trento fu proprio il Palestrina. Egli ricevette, ininterrottamente incarichi prestigiosi nelle basiliche e istituzioni musicali della Capitale.
Compose oltre cento Messe, cinquecento mottetti, più di cento madrigali, oltre a numerose composizioni di carattere religioso. La sua grandezza fu data dalla potente sapienza contrappuntistica, unita alla naturalezza delle linee melodiche.
Al di là delle notizie storiche che hanno un’efficacia limitata, soprattutto in ambito delle arti, consiglio vivamente di ascoltare qualche composizione di questo sublime autore, con orecchio umile e, soprattutto, scevro dai condizionamenti musicali moderni, in modo da apprezzarne la delicata e, insieme, possente capacità di coinvolgimento emotivo. Quest’anno, sicuramente, questa esigenza verrà soddisfatta.