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TRAPANI, LA FALCE D’OCCIDENTE (II^parte)

Nunzio Nasi, il figlio che Trapani mai smise di abbracciare

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«Coalizioni di rancori, passioni personali, scolastiche e politiche si sono incontrate ai miei danni. Ora non si tratta più di combattere il ministro, ma di assassinare l’uomo. […] Siamo proprio arrivati a questo punto, che sia necessario raccogliere il fango che si cerca di lanciare addosso ad un galantuomo?» (Camera dei deputati, Atti parlamentari. Discussioni, 9 febbraio 1904, p. 10559 e p. 10560).

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Nunzio Nasi (Trapani, 2 aprile 1850 – Erice, 17 settembre 1935) è ricordato ancora oggi a Trapani come un mito e un eroe positivo, amato dal popolo e contrastato dai poteri forti per evitare lo sviluppo della Sicilia e del Meridione, così da favorire la crescita economica del nord Italia. Fu sindaco di Trapani dal 1884 al 1886, anno in cui venne eletto deputato al Parlamento Italiano. Sarebbe stato eletto per dodici legislature consecutive, con le perle degli incarichi di Ministro delle Poste, dal 1898 al 1899, e della Pubblica Istruzione, nel Governo Zanardelli, dal 1901 al 1903. In quest’ultimo ministero, fu suo predecessore l’agrigentino Nicolò Gallo, mentre fu il palermitano Vittorio Emanuele Orlando a succedergli. Non può sfuggire che Nasi si diplomò al liceo Ximeses di Trapani così come il castelvetranese Giovanni Gentile, anch’egli futuro ministro della Pubblica Istruzione, filosofo del fascismo. L’ascesa di Nasi fu interrotta bruscamente.

Invero, durante il Governo Giolitti, nel 1903, Nasi venne accusato, da esponenti del gruppo parlamentare socialista – Ettore Ciccotti e Leonida Bissolati –, di malversazioni nella gestione di diversi capitoli di spesa della Pubblica Istruzione nonché di alcuni fatti minori. Il processo si chiuse il 24 febbraio 1908.

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Nell’anno del sisma disastroso di Messina, giunse per Nasi il terremoto di una sentenza di condanna per peculato continuato e irregolarità amministrative. Pene e pesi non lievi: 11 mesi e 20 giorni di arresti domiciliari, multa di £ 292, risarcimento dei danni e pagamento delle spese processuali, interdizione dai pubblici uffici per 4 anni e 2 mesi. Si trattò di una condanna parziale, in concorso di circostanze attenuanti, danno lieve ed esclusione del reato di falso; ma l’uomo e il politico vissero il tutto non solo con la tristezza di chi vede polverizzarsi la propria evoluzione verso altri e ancor più alti traguardi ma anche con la sensazione – del tutto insindacabile – dell’ingiustizia patita.

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Provato, ma non stroncato dalla condanna, al suo rientro in Sicilia (1908) viene accolto con tale entusiasmo e commozione da superare quelli riservati a Garibaldi. Nasi è e rimane a lungo l’idolo e la gloria di Trapani; in virtù del suo ascendente personale e della forza di attrazione rappresentata dal suo programma antigovernativo, ‘sicilianista’ e separatista, di rapida presa su un’opinione pubblica persuasa di essere oggetto di una persecuzione antimeridionalista e vittima di prevaricazioni governative, i suoi concittadini continuano a rieleggerlo, a furor di popolo,deputato al Parlamento, con la Camera che regolarmente ne annulla le elezioni in quanto interdetto dai pubblici uffici. Nasi deve attendere le elezioni del 1913 e la convalida della sua rielezione (1914) per rientrare in Parlamento, dove siederà fino a novembre 1926, allorquando la Camera avrebbe deliberato la decadenza del gruppo di deputati aventiniani, di cui anche Nunzio Nasi aveva fatto parte” (da MemoriaWeb – Trimestrale dell’Archivio storico del Senato della Repubblica – n. 32, Nuova Serie, dicembre 2020).

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Lo acclamarono, dunque, in quel di Trapani e gli donarono un’abitazione sul mare, la così detta “Casina Nasi”, tra devozione, rispetto e amore. C’era solo questo? Qualcuno, nella massa plaudente e protestante per la innocenza di Nasi, si era inserito per instillare qualcosa di iniquo e stolto che andasse al di là della esaltazione di uno spirito siciliano accomunante? Quanto, nell’abbraccio popolare a Nasi, può scorgersi la matrice delle accoglienze a Palazzotto, reduce da una condanna – pur evaporata poi – per un illecito che avrebbe dovuto indurre la gente alla prudenza? Altra storia, certo.

Fa riflettere come, nonostante la condanna di interdizione dai pubblici uffici, i trapanesi, per dimostrare il disprezzo verso chi aveva sancito la fine di Nasi nonché per palesare la massima fiducia e la stima verso di lui, lo votarono ugualmente e vanamente, sebbene non candidato e non candidabile, in occasione di tutte le consultazioni elettorali.

Pagato il prezzo con la giustizia, Nasi poté ripresentarsi come candidato alla Camera, nelle elezioni del 1913, nei collegi di Trapani, Caltanissetta, Modica e Palermo, risultando eletto in maniera plebiscitaria.

Nel luglio 1925, con gli ex ministri Giovanni Antonio Colonna di Cesarò e Pietro Lanza di Trabia, fu fra i promotori della lista di concentrazione antifascista Unione per la libertà che, alle elezioni comunali di Palermo, mise in atto l’estremo tentativo di contrastare per via legale l’instaurarsi della dittatura. Decaduto, sotto il regime mussoliniano, dal mandato parlamentare e ritiratosi a vita privata, si dedicò alla stesura delle memorie, poi pubblicate postume, nell’estate 1943, dal figlio Virgilio, futuro padre costituente e parlamentare social-comunista. Ma anche quella di Virgilio Nasi è un’altra storia, specie se si pensa al 1943 non solo come l’anno della pubblicazione delle carte paterne ma pure come quello dell’operazione Husky, non epiteliale per la Sicilia.

Nel 1950, per il centenario dalla nascita, Trapani ricordò solennemente Nunzio Nasi, “il suo più grande figlio”. Enrico Molè, già Ministro della Pubblica Istruzione nel primo Governo De Gasperi, giunse a Trapani come rappresentante del Governo e, a conclusione del suo intervento, affermò: «Ricordino quelli che hanno dimenticato e apprendano quelli che ignorano questo triste episodio della vita italiana… le pagine del processo, i resoconti del dibattimento, da cui risultano la futilità dell’accusa, dimostrano l’ignominiosa montatura, artatamente costruita per distruggere moralmente un grande uomo e un grande statista».

Nasi fu commemorato anche alla Camera dei Deputati, dal Presidente della Camera, Giovanni Gronchi, e dal deputato palermitano Girolamo Bellavista (in tal senso, vedi Camera dei deputati, Atti parlamentari. Discussioni, 30 settembre 1950, p. 22242, “Nel centenario della nascita di Nunzio Nasi”).

Una scuola media e una via importante del centro storico di Trapani ne recano il nome. Nella storica pubblica Biblioteca Fardelliana di Trapani, fondata nel 1830 dal nobile trapanese Giovanbattista Fardella – allora ministro della guerra del Regno delle Due Sicilie e fratello del sopra citato Enrico – esiste una vasta letteratura sulla vita e la politica di Nunzio Nasi. È custodito, nel Museo Pepoli di Trapani, un ritratto di Nasi, realizzato nel 1902 dal pittore futurista Giacomo Balla.

Epilogo

cms_20901/7.jpgCi sono storie sulle quali occorre soffermarsi, storie di città e storie di uomini. Come quella di Trapani e di Nunzio Nasi: la falce occidentale e l’uomo che, falciato dagli eventi, trova conforto e sostegno nei luoghi natii.

Certo, ogni vicenda può essere osservata da angolature diverse e giammai si deve cadere nell’equivoco della parzialità, di qualunque natura essa sia.

Le santificazioni e le demonizzazioni estreme, si sa, sono vizi ricorrenti.

Intorno a Nasi, all’epoca, fiorì tanto e talvolta troppo. Non tutto fu avallabile, non tutto fu esecrabile. Occorrerebbe riesaminare gli avvenimenti e i contesti per capire di lui, della sua gente, dell’asprezza e della dolcezza della vita, di quel che genera questo lembo di Sicilia.

Piace immaginare che, passato attraverso il proprio inferno e percorse le terrene vie del Purgatorio, Nasi possa trovare auspicio di Paradiso intimo. Con Matelda lì, ad attenderlo in riva al Lete.

TRAPANI, LA FALCE D’OCCIDENTE (I^parte)

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Data:

8 Febbraio 2021