“Traslochi”, Edizioni Efesto, 2024 di Saverio Bafaro e Primarosa Cesarini Sforza è un “volumecatalogo”, il secondo approfondimento monografico (Dialoghi di Metafhorica), collegato al Semestrale di poesia “Metaphorica”.

Il libro nasce da “l’incrocio tra i cammini di artisti che solo apparentemente utilizzano media diversi”, nella fattispecie dall’unione tra 17 opere di Primarosa Cesarini Sforza (tutte eseguite con collage e tecnica mista su carta, e che misurano cm 20 x 26) e 17 poesie di Saverio Bafaro, create “a partire dalla fascinazione-proiezioni delle immagini messe a disposizione dalla pittrice”: ogni opera visiva assume come titolo il primo verso della poesia contigua alla sua sinistra.
Il titolo “Traslochi” ci riporta alla radice etimologica del verbo“traslocare” e Bafaro, in premessa al libro, ci spiega le motivazioni che lo hanno spinto a sceglierlo: dalla “materialità” del trasloco, del cambiamento di casa dello stesso autore, “disvelamento autobiografico” del poeta nei suoi versi (come ci suggerisce il sottotitolo simbolico ‘oggetti salvati, oggetti perduti’ dato dall’autore) all’analogia del termine meta-fora (trasferirsi oltre), radice di quel “libro corale” che è la rivista Metafhorica di cui Bafaro è il fondatore-redattore e che rappresenta il brodo primordiale culturale da cui scaturisce questo libro, il suo “humus”.
All’interno troviamo un’intervista dello stesso Bafaro a Primarosa Cesarini Sforza dove viene spiegato il perché di questo sodalizio e che ci permette di entrare nella “prospettiva del mondo” e dell’arte della pittrice: lei, in una risposta ad una domanda del poeta, descrive la sua arte “come una favola, come la magia di un gioco, per la presenza di elementi semplici e riconoscibili: ad esempio, la ‘casa’, gli ‘animali’, gli ‘uccelli’…, forme note in grado di racchiudere, al loro interno, un forte potenziale di fantasia e affabulazione…”.
Precedono le immagini e le poesie di questo volume due letture critiche interpretative: in ordine “Nel collage tra scritto e visto” di Gandolfo Cascio e “Come una nave subito dopo il varo” di Roberto Gramiccia.
Il primo, interpretando l’anima del volume, ci spiega come il “poeta si metta a giocare con … l’arte, e a parlarle e confondersi con lei”.
Il secondo, invece, attraverso quattro parole-chiave (leggerezza, innocenza, misura, ardimento) cerca di “valorizzare ciò che unisce” le pagine di questo “libro-catalogo” evidenziando il senso dell’ “intero” di hegeliana memoria.
Un libro da leggere e vedere insieme, da toccare e tenere tra le mani, dove poesia e immagini si sostengono e si completano a vicenda pur mantenendo la loro identità, dove l’una non può stare senza le altre (Si è fatto equilibrio/tra uomo e pianta/tra colore e assenza/tra dono e reso/tra storno e stormo//), e dove gli stili comunicativi del poeta e della pittrice si contaminano e si arricchiscono reciprocamente.