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TRIPLICE CRISI IRANIANA

L’Iran verso l’autodistruzione. L’attivista iraniana Sepideh Gholian è stata rilasciata dopo essere stata detenuta per circa quattro anni e sette mesi.

Lei stessa ha postato su Twitter un video in cui la si vedeva esultare per le strade senza indossare il velo, obbligatorio in pubblico per le donne della Repubblica islamica.

Sepideh Gholian, 28 anni, è stata arrestata per la prima volta nel 2018 quando ha partecipato a una protesta sindacale come giornalista: ha più volte denunciato prigionieri politici, soprattutto donne, nelle carceri iraniane attraverso lettere e messaggi dal carcere. Nella sua ultima lettera di gennaio ha raccontato le torture utilizzate per estorcere confessioni. È stata brevemente rilasciata su cauzione pochi mesi dopo, nel 2018, ma è stata nuovamente arrestata nel gennaio 2019 e condannata a cinque anni di carcere per “aver messo in pericolo la sicurezza nazionale”.

Nel video con cui ha dato l’annuncio del rilascio, l’attivista indossa un vestito tradizionale, non ha il velo e pronuncia alcuni slogan contro la Guida Suprema Ali Khamenei e nel post su Twitter scrive: “Questa volta sono uscita con la speranza di vedere la libertà in Iran, sperando nella liberazione di tutti i prigionieri politici, soprattutto delle donne“. E non è tutto. Almeno 11 persone sono state uccise e più di 3.500 sono rimaste ferite nelle città di tutto l’Iran la scorsa notte mentre gli attivisti hanno annunciato proteste durante la festa di Charshanbesuri, una celebrazione tradizionale la notte prima dell’ultimo mercoledì iraniano prima del Capodanno. Jafar Miadfar, capo dell’organizzazione medica di emergenza dello stato, ha parlato alla televisione di stato degli eventi durante le celebrazioni, in cui i partecipanti saltavano sui falò per scacciare gli spiriti maligni. Inoltre, dalla fine di novembre, almeno 5.000 studentesse sono state avvelenate nelle aule di centinaia di scuole in 25 province dell’Iran e almeno 118 persone sono state arrestate.

L’annuncio è stato dato dal portavoce della polizia Saeed Montazeralmahdi, che ha parlato del ritrovamento di “circa 9.000 pacchetti della sostanza maleodorante” e che “studenti e individui sono stati coinvolti nell’avvelenamento solo per entusiasmo”, ha riferito Isna. L’incidente di avvelenamento è stato segnalato per la prima volta nella città di Qom il 30 novembre, suscitando indignazione tra genitori e cittadini per la mancanza di iniziativa del governo nell’affrontare il problema e il suo possibile coinvolgimento. Il leader religioso e ayatollah di Qom ha invitato il governo iraniano a “smettere di scusarsi e smettere di incolpare l’incidente di nemici interni o esterni”. Una vera e propria auto fagocitosi basata su principi tossici. E ne sentiremo ancora delle belle!

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Data:

16 Marzo 2023