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TRUMP CONDANNATO NEL CASO “STORMY DANIELS”: IL VITTIMISMO PREVARRA’?

Per la prima volta nella storia degli Stati Uniti un ex presidente è stato condannato penalmente. Donald Trump, per la vicenda legata all’incontro sessuale con la pornostar Stormy Daniels e al denaro con il quale è stato comprato il suo silenzio, rischia ora davvero l’arresto. La pena verrà stabilita dal giudice il prossimo 11 luglio e nel frattempo il processo mediatico continua a infiammare il paese a stelle e strisce.

Nonostante il tycoon sia indagato per diversi altri reati, dai fatti di Capitol Hill ai segreti di stato violati a causa del carteggio classificato conservato impropriamente nella casa di Mar-a-Lago, sono sempre stati gli scandali come questi a risultare tradizionalmente invisi alla cultura anglosassone.

In tutto questo, l’ex presidente in corsa per un nuovo mandato alla Casa Bianca ne fa una questione di Stato, fomentando ancora una volta le masse: “Viviamo in uno stato fascista”, ha dichiarato all’esito di quest’ultimo processo, che egli ritiene una “farsa” mentre contestualmente ricorda, un po’ a tutti, giudici compresi, che “il vero verdetto” arriverà il 5 novembre. Eppure, non è scontato che il vittimismo di cui si veste possa fruttargli, nonostante di fatto gran parte della propria campagna elettorale la stia fondando su di esso.

Il suo comitato ha dichiarato di aver raccolto, nelle sole 24 ore trascorse dalla pronuncia della condanna, l’incredibile somma di 52,8 milioni di dollari. Al netto della reale consistenza di questa cifra, da verificare nei prossimi mesi non altro per escludere eventuali finanziamenti illeciti, resta una notizia strategicamente significativa specie perché, nei sei mesi precedenti (giugno-dicembre 2023), erano stati incassati “solo” 58 milioni di dollari. La reazione da parte dei suoi sostenitori si è dimostrata particolarmente decisa e a livello psicologico coinvolgente nello spronare per una decisiva scelta di campo.

“Trump minaccia la democrazia e mette in discussione il nostro sistema giudiziario” ha commentato Biden su X, ma sono parole che si infrangono contro il travolgente vigore del suo avversario che, a torto o ragione, insinua nell’elettorato il dubbio che lo strumento giudiziario possa essere usato per fini politici. L’atteggiamento è pericoloso, in questo delicatissimo momento storico internazionale del quale la futura presidenza degli Stati Uniti futuri determinerà certamente le sorti. Per cui, scegliere chi guiderà la prima potenza militare al mondo dovrebbe essere un atto consapevole e non impulsivo.

I sondaggi pre-sentenza ponevano già Trump in vantaggio rispetto a Biden e nei prossimi mesi potrebbero giungere ulteriori colpi di scena, su tutti il possibile paradosso dell’essere costretto a condurre le fasi finali della campagna elettorale in un ipotetico – ma non irrealistico – stato di arresto. Con chissà quale ulteriore reazione da parte degli americani. “Se fanno questo a me, lo possono fare a tutti”, ha tuonato ancora Trump in un’accesa conferenza stampa allestita per commentare questo nuovo passaggio della sua vita personale, affermando di lottare “per il Paese e per la Costituzione”, dando un po’ un titolo alla battaglia politica che conduce e che supera finanche la vittoria sui democratici. “Sono innocente”, ha infine dichiarato, promettendo però “vendetta”, una soluzione che mal si concilia con quel legittimo interesse di giustizia cui anela.

Data:

2 Giugno 2024
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