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Trump contro Macron: “Basso e rompico…”

Trump contro Macron: “Basso e rompico…”

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Donald Trump deve essersela legata al dito. Il video circolato nei giorni del vertice Nato di Londra, nel quale alcuni leader internazionali, non sapendo di essere ripresi, sembravano prendersi gioco di lui, deve aver lasciato una ferita nell’ego del presidente Usa. Secondo quanto riporta in esclusiva il Daily Beast, nei giorni seguenti, nel corso di un incontro a porte chiuse alla Casa Bianca con oltre una decina di ambasciatori presso le Nazioni Unite, Trump si è preso la sua rivincita, rivolgendosi con termini poco lusinghieri nei confronti di due dei protagonisti del video, Justin Trudeau e Emmanuel Macron.

Secondo quanto riferito al Daily Beast da tre fonti a conoscenza di quanto avvenuto nell’incontro alla Casa Bianca, il presidente Usa avrebbe denigrato pesantemente il premier canadese, che già aveva definito un uomo con la “doppia faccia”, all’indomani del vertice di Londra. Quanto a Macron, Trump lo avrebbe definito un “pain in the ass”, come dire, un “rompico…”. Trump avrebbe anche sottolineato che il presidente francese è “basso”, oltre a lamentarsi del suo scarso aiuto nei negoziati con l’Iran. Secondo le ricostruzioni, quella che negli ambienti diplomatici sarebbe ormai noto come il momento “hot mic” (a briglia sciolta) di Trump, è avvenuto dopo l’uscita dei giornalisti dalla sala in cui si svolgeva la riunione. E’ allora che il presidente Usa si sarebbe lasciato andare ai suoi commenti, senza pensare che poi qualcuno avrebbe comunque finito per parlarne con la stampa. O forse era proprio questo il suo intento.

Bce, il debutto del ’gufo’ Lagarde

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Nessuna decisione di politica monetaria – tassi fermi, come prevedibile – ma l’annuncio di voler mettere mano alla revisione strategica dell’Eurotower e un monito ai giornalisti (e ai mercati): “Non sono né un falco né una colomba, al limite un gufo, che è simbolo di saggezza. Io ho il mio stile, sarò me stessa e quindi differente”. Insomma, niente paragoni con Mario Draghi e – se possibile “nessun retropensiero o eccesso di interpretazione”. Si è presentata così, con molti sorrisi, frasi a effetto e uno degli immancabili foulard che ne contraddistinguono lo stile, Christine Lagarde alla prima conferenza stampa post-Consiglio direttivo.

La nuova presidente della Bce ha ribadito comunque il mantra delle dichiarazioni conclusive (l’invito a completare l’Unione monetaria, l’annuncio dell’accomodamento monetario ’a lungo’, la richiesta ai governi a fare le riforme necessarie) e ha snocciolato le nuove stime dello staff macroeconomico in uno scenario che è “di una crescita debole sebbene ci siano segni iniziali di stabilizzazione nel rallentamento” dell’economia dell’Eurozona. Le nuove previsioni comunque hanno “rivisto leggermente al ribasso” la crescita dell’Eurozona per il 2020, che ora si attesta all’1,1% mentre quest’anno dovrebbe essere dell’1,2% e nel biennio 2021-22 si attesterà all’1,4%. Quanto all’inflazione, quest’anno scenderà all’1,1%, mentre nel 2020 dovrebbe salire all’1,2% e poi accelerare nel biennio successivo rispettivamente all’1,4 e 1,6%.

Dunque, neppure nel 2022 la Bce dovrebbe avvicinarsi al target del 2% fissato nel suo mandato. Uno scenario che fa parlare apertamente di ’japanisation’ dell’economia europea, ma che la Lagarde contesta apertamente. Gli interventi di stimolo, ha spiegato, non hanno impatti negativi sul credito: “Registriamo ancora un’espansione del credito non una contrazione. Certo, la crescita è debole ma non penso” che l’Eurozona si stia ’giapponesizzando’, cioè con una politica monetaria allentata senza una ripresa dell’inflazione né una crescita robusta. Con un rialzo dei tassi neppure ipotizzabile al momento, in prospettiva, dunque, l’elemento di maggiore interesse della presidenza Lagarde si preannuncia la revisione della strategia dell’Eurotower. Un processo necessario (e in atto anche in altre banche centrali): “L’ultima revisione – ha ricordato – è stata nel 2003, quindi è legittimo riconsiderarla”. “Deve essere una revisione globale, nella quale – si è impegnata la Lagarde – ascolteremo tutti, che dovrà affrontare tutti i temi, i cambiamenti intervenuti in questi 16 anni, incluse tecnologie e cambiamenti climatici. Analizzeremo quale strumento ha funzionato meglio di altri, ma senza distinzione fra misure ordinarie e straordinarie”.

“Richiederà tempo, ma non troppo. Il mio piano – ha spiegato – è di fare partire questa revisione a gennaio e di concluderla entro fine 2020”. Comunque, ha precisato, “non c’è niente di già prefissato ad oggi”, anche perché prima la nuova presidente dovrà costruire il consenso nel Consiglio Direttivo, dopo le lacerazioni emerse negli ultimi mesi. E anche perché – lontano dalla Bce – l’Europa si sta dividendo sulla riforma del Mes: un dibattito nel quale la Lagarde non vuole farsi coinvolgere. Anche se – spiega prima di augurare a tutti ’Buon Natale o qualunque cosa voi festeggiate’ – il Meccanismo europeo di Stabilità “non vuole creare problemi o danneggiare nessun paese, pensare questo è totalmente fuorviante”. “Se lo avessimo avuto allo scoppio della crisi greca avremmo potuto gestirla insieme e in modo più rapido”, conclude.

Israele, sciolto il Parlamento: elezioni il 2 marzo

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Approvata la legge che ha sciolto la Knesset, Israele tornerà al voto il 2 marzo per la terza volta in meno di un anno, dopo le elezioni rivelatasi inutili del 9 aprile e del 17 settembre. Al termine di una vera e propria corsa contro il tempo, i deputati hanno approvato in quarta lettura la legge alcune ore dopo la deadline di mezzanotte, termine ultimo per formare un governo. Finora non è stato possibile trovare un accordo fra i due principali partiti, il Likud del premier Benyamin Netanyahu e Blu e Bianco di Benny Gantz.

Netanyahu ha annunciato alla Corte suprema che lascerà tutti gli incarichi ministeriali che ora ricopre entro il primo gennaio del 2020. Attualmente Netanyahu guida anche i ministeri dell’Agricoltura, del Welfare, della Sanità e della Diaspora. Lo riporta il sito di Ynet, affermando che si prevede che Netanyahu conservi la carica di premier e che sia lui a scegliere i ministri alla guida dei vari dicasteri.

Il Movimento per la qualità del governo aveva lanciato una petizione nella quale chiedeva a Netanyahu di rinunciare a tutti gli incarichi ministeriali e alla Corte suprema di ordinare al premier israeliano di dimettersi dall’incarico di guidare l’esecutivo.

Unesco, Alpinismo patrimonio dell’umanità

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“L’alpinismo è stato ufficialmente iscritto nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Unesco”. Lo comunica il ministro per i Beni culturali e per il Turismo Dario Franceschini che, riguardo alla candidatura multinazionale promossa da Francia, Italia e Svizzera presentata nel marzo 2018, sottolinea: “Siamo orgogliosi di questo nuovo riconoscimento dell’Unesco, che segna un ulteriore impegno nella promozione del dialogo interculturale e della cooperazione. È inoltre la dimostrazione di una sempre maggiore attenzione mostrata dal Mibact nel rapporto tra le politiche culturali, le comunità locali e gli impatti turistici”.

La candidatura, coordinata dall’Ufficio Unesco del Segretariato Generale del Mibact che ha seguito il processo istruttorio tecnico di negoziazione e di relazioni internazionali, coinvolge a livello nazionale i territori dell’intero arco alpino e dell’Appennino Centrale, tra cui i massicci del Monte Bianco, del Monte Rosa, le Dolomiti e il Gran Sasso.

La pratica dell’Alpinismo, rappresentata dalle comunità del Club Alpino Italiano (CAI) e del Collegio Nazionale delle Guide Alpine (CNAGAI), è espressione di saperi e tecniche, valori di solidarietà e di aiuto reciproco, oltreché di competenze specifiche. La sua visibilità in quanto patrimonio culturale immateriale contribuisce ad approfondire e diffondere la conoscenza ambientale e degli ecosistemi, anche nel rispetto delle specificità culturali locali dei territori, coniugando l’importanza di salvaguardare, in maniera integrata e sostenibile, aspetti del patrimonio naturale e tradizionalmente trasmessi dalle comunità.

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Data:

13 Dicembre 2019