Donald Trump è di nuovo presidente degli Stati Uniti. Ma che fine faranno tutti i suoi guai giudiziari dopo la vittoria alle elezioni americane 2024? Nelle prossime settimane il tycoon potrebbe doversi presentare di fronte al giudice di Manhattan che l’ha condannato nel processo penale collegato alla vicenda Stormy Daniels. Il giudice Juan Merchan ha infatti accettato di spostare l’udienza a dopo le elezioni, esattamente al 26 novembre, in cui annuncerà la sentenza, che sulla carta potrebbe prevedere quattro anni di prigione, per i 34 capi di imputazione di falsificazione di documenti finanziari.
Ma la vittoria elettorale potrebbe cambiare completamente le cose e diventare la “carta uscita di prigione” per Trump, affermava nei giorni scorsi un’analista legale della Cnn sostenendo che una vittoria del tycoon avrebbe potuto insabbiare tutto. E’ infatti attesa per il 12 novembre la decisione del giudice Merchan sul ricorso dei legali di Trump di annullare la condanna alla luce della decisione della Corte Suprema che ha concesso una parziale immunità all’ex presidente. Nel caso che il giudice dovesse confermare la condanna del presidente eletto, gli avvocati di Trump chiederanno sicuramente un nuovo rinvio della sentenza, spingendo la questione nei prossimi mesi, con gli occhi fissi all’insediamento del 20 gennaio.
A parte questo processo concluso, Trump ne ha altri pendenti, sia statali che federali. Per quanto riguarda quelli federali, Trump ha detto più volte durante la campagna elettorale, denunciando l’utilizzo da parte dell’amministrazione democratica della giustizia come arma politica, che nel primo giorno di mandato “licenzierà in due secondi” Jack Smith, il procuratore federale che lo ha incriminato per le carte segrete trovate a Mar a Lago e per aver cercato di sovvertire i risultati elettorali del 2020.
In realtà, il presidente non può licenziare un procuratore speciale, ma dovrà farlo il ministro della Giustizia che sarà nominato da Trump facendo poi cadere le accuse che erano state presentate. Ma una cosa è certa: il tycoon e i suoi alleati non hanno fatto mistero della volontà di attuare misure per “vendicare” le ingiustizie subite.
E oggi, subito dopo l’annuncio della vittoria di Trump, Mike Davis, che ha lavorato con il giudice della Corte Suprema Neil Gorsuch e si ritiene essere uno dei principali consiglieri legali del presidente eletto, ha provocatoriamente esortato Smith a “trovarsi un avvocato”, ventilando quindi la possibilità di azioni legali contro di lui.
In effetti la giudice federale della Florida, Aileen Cannon, nominata da Trump durante il suo primo mandato, ha archiviato il caso delle carte segrete che Trump ha portato via dalla Casa Bianca, rifiutandosi poi di consegnarle alle autorità fino alla clamorosa perquisizione dell’Fbi, ed ha definito la nomina di Smith come procuratore speciale “illegale”. Smith ha fatto ricorso contro questa sentenza.
Ma Trump deve fare i conti con un’altra incriminazione a livello statale, per i tentativi di interferenze elettorali in Georgia. L’amministrazione federale non avrebbe modo di intervenire sul corso di questo processo, ma la vittoria elettorale sicuramente metterà a rischio la prosecuzione di questo procedimento.
Anche perché non arriverà prima del 2025 la decisione della corte d’appello che potrebbe togliere il caso a Fani Willis, la procuratrice distrettuale democratica finita sotto inchiesta disciplinare per una sua relazione con uno dei suoi procuratori. Se il caso verrà tolto a Willis è molto difficile che un altro procuratore voglia prendersi un caso contro Trump che ormai sarà presidente in carica. E fonti citate dalla Cnn affermano che è molto improbabile che giudici statali permettano di andare avanti con un procedimento contro un presidente in carica.