Pressato dalle rivelazioni del New York Times, Donald Trump Jr è stato costretto a pubblicare lo scambio di email con Rob Goldstone, riguardante l’incontro del 9 giugno del 2016 con l’avvocato russo Natalia Veselnitskaya. Goldstone è l’intermediario che offrì al figlio maggiore del presidente Usa l’opportunità dell’incontro, nel quale la Veselnitskaya avrebbe dovuto fornire documenti per “incriminare Hillary Clinton e i suoi rapporti con la Russia” che promettevano di essere “molto utili a tuo padre”. Si trattava, scriveva Goldstone in un’email del 3 giugno del 2016, di “informazioni di alto livello e sensibili” che erano “parte del sostegno della Russia e del suo governo a Mr. Trump”. La replica di Trump Jr a quell’email fu immediata: “Se è quello che dici mi piace (I love it, nell’originale inglese) specialmente più in là durante l’estate”. Quattro giorni dopo, a seguito di un ulteriore scambio di email, l’intermediario propose l’incontro a New York con un “avvocato del governo russo”, la Veselnitskaya, appunto. Trump Jr acconsentì, indicando che avrebbe portato con sé Paul Manafort (il capo della campagna di Trump) e “mio cognato”, vale a dire Jared Kushner, marito di sua sorella Ivanka e oggi consigliere di Trump alla Casa Bianca.
In una dichiarazione diffusa su Twitter, Donald Trump Jr, che era stato avvertito dal New York Times della pubblicazione delle sue email, ricostruisce la genesi dello scambio con Gladstone e spiega di voler essere “totalmente trasparente”. La Veselnitskaya, scrive Trump Jr, si rivelò poi non essere una funzionaria del governo russo, “non aveva informazioni da fornire”. La donna, voleva invece parlare della “legge sulle adozioni e del Magnitsky Act”, la legge varata dall’Amministrazione Obama che impone sanzioni ai funzionari russi coinvolti nella morte in carcere nel 2009 di Sergei Magnitsky, l’avvocato che aveva indagato su una serie di truffe che coinvolgevano funzionari del fisco russo. “Per contestualizzare questa vicenda -scrive Trump Jr- questo avveniva prima che l’attuale ’febbre russa’ diventasse di moda”. “Come ha detto oggi alla stampa Rob Goldstone -scrive Trump Jr- ’l’intero incontro fu la cosa più stupida e senza senso che avessi mai sentito e ne fui realmente turbato’”
Migranti, Frontex: “Più sostegno a Italia e revisione Triton”
“L’Italia sta affrontando una pressione straordinaria e ha bisogno di un sostegno aggiuntivo da Ue e Frontex“. E’ quanto ha dichiarato il direttore di Frontex Fabrice Leggeri nell’incontro a Varsavia dell’Agenzia europea con i rappresentanti degli altri Paesi europei e il governo italiano, dove ha invitato tutti gli Stati membri a rispettare i loro impegni per rafforzare l’operazione Triton.
Nella riunione “è stato concordato che sarà stabilito senza ritardi un gruppo di lavoro per identificare ulteriormente ed elaborare cosa deve essere rivisto nel concetto operativo di Triton alla luce delle decisioni già raggiunte a livello politico durante la riunione informale del Consiglio GAI a Tallinn la scorsa settimana, incluso il codice di condotta per le Ong sviluppato dalle autorità italiane, in consultazione con la Commissione europea”. Verrà quindi redatto un “nuovo piano operativo” che sarà successivamente sottoposto ai Paesi dell’Unione.
L’Italia, si legge ancora, “ha indicato che in caso di flussi massicci di migranti vorrebbe poterli sbarcare nei porti di altri Paesi”.
Attualmente Frontex impiega quasi 400 ufficiali e personale di supporto per aiutare l’Italia a gestire la pressione migratoria e combattere la criminalità transfrontaliera nell’ambito dell’operazione Triton. L’operazione comprende anche 12 navi, tre aerei e quattro elicotteri.
Frontex si è impegnata a rafforzare la sua presenza negli hotspots in Italia per aiutare le autorità nazionali ad accelerare il processo di identificazione e registrazione degli immigrati, così come le procedure per gestire le richieste di asilo. L’agenzia intensificherà anche il suo ruolo nella lotta contro le reti di contrabbando.
Frontex è infine “pronta ad espandere il suo sostegno all’Italia nei rimpatri” dei migranti che non hanno diritto alla protezione internazionale. “Diversi Paesi hanno già espresso la disponibilità a partecipare alle operazioni di rimpatrio rapido. Ma questo richiederebbe una maggiore capacità di detenzione per quei migranti che devono essere rimpatriati prima dei loro voli di rientro nella patria di origine”.
Isis conferma: al-Baghdadi è morto
Militanti dell’Isis hanno annunciato che il leader del gruppo, Abu Bakr al-Baghdadi, è morto. Lo riferisce la tv irachena Alsumaria, citando una fonte nella provincia irachena di Ninive, quella in cui si trova Mosul. Secondo la fonte, i jihadisti dell’Isis hanno diffuso un breve comunicato che annuncia la morte del califfo.
Il comunicato parla anche “dell’imminente annuncio del nome del nuovo califfo“. La fonte ha aggiunto che l’Isis “ha dato ordine ai suoi miliziani di restare nelle loro posizioni”. L’emittente ha citato poi un’altra fonte della provincia di Ninive, che ha preferito restare anonima, secondo cui “nel distretto di Telafar, a ovest di Mosul, si sta assistendo a un golpe interno dell’Isis che mira a risolvere il contenzioso tra i suoi vertici esecutivi, i quali attendevano che fosse confermata la morte del loro leader per avventarsi sui loro avversari”.
Nel distretto si sta poi assistendo a una “vasta campagna di arresti tra i sostenitori di al-Baghdadi guidata da elementi di spicco arabi e stranieri che detengono il potere esecutivo a Telafar”, ha detto la fonte, la quale prevede nel distretto “rapidi sviluppi nelle prossime ore, poiché l’atmosfera pesante potrebbe portare a una sanguinosa lotta intestina tra i vertici dell’organizzazione”.
IL ’CALIFFO’ CHE FU PRIGIONIERO DEGLI USA – E’ “altamente probabile” che il leader dell’Isis Abu Bakr al-Baghdadi sia morto: lo annunciava la Russia lo scorso 22 giugno dopo le notizie secondo cui il “califfo” poteva essere stato ucciso in un raid russo effettuato il 28 maggio alla periferia di Raqqa, nel nord della Siria.
Il terrorista più ricercato del pianeta, con una taglia di milioni di dollari sulla testa, è stato dato in più occasioni in passato per morto o ferito. Tutte informazioni che sono state poi puntualmente smentite.
Poche sono le notizie certe su al-Baghdadi. Si ritiene sia nato a Samarra, a nord di Baghdad, nel 1971. Venne catturato a Falluja ed è stato prigioniero degli americani in Iraq per dieci mesi, fra febbraio e dicembre 2004.
Al-Baghdadi si rivelò al mondo tre anni fa: all’inizio del luglio 2014, poche settimane dopo che l’Isis aveva preso il controllo della città di Mosul, al-Baghdadi apparve in un video che lo ritraeva nella Grande Moschea (o Moschea di Al-Nuri, ormai distrutta) mentre pronunciava un sermone in cui ordinava ai fedeli musulmani riuniti di obbedirgli e si autoproclamava “califfo” di un territorio che si estendeva dalla Siria all’Iraq, ovvero dalla provincia di Aleppo fino a quella di Diyala.
Negli anni il “califfato” ha fatto di Mosul e Raqqa le sue roccaforti e l’Isis ha terrorizzato e continua a terrorizzare l’Occidente. Mosul è stata “liberata”, dopo nove mesi di battaglia, e Raqqa si prepara all’offensiva finale contro i jihadisti.