Il 25 novembre a Istanbul la polizia ha bloccato le proteste per la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Nel corso della rivolta, oltre 200 manifestanti sono state picchiate e arrestate.
Tra gli slogan dei gruppi femministi e Lgbt-Q è stato tirato in ballo il protocollo della Convenzione di Istanbul contro la violenza di genere, che il governo del presidente Recep Tayyip Erdogan ha deciso di abbandonare nel 2021, ignorando totalmente le innumerevoli richieste favorevoli a livello nazionale.
In Turchia il numero di femminicidi resta elevato, mentre le misure protettive esistenti mancano di efficacia. Sulla homepage di una piattaforma locale, che tiene traccia di femminicidi e morti sospette di donne, compare il numero “349”, che rappresenta le vittime uccise finora nel 2022.
In un rapporto pubblicato da Human Rights Watch nel maggio 2022, è stato esaminato il fallimento dello Stato turco “per proteggere adeguatamente le donne dalla violenza, prevenire il ripetersi della violenza, e tenere responsabili i perpetratori”.
Per celebrare il 25 novembre, giornata istituita dalle Nazioni Unite, migliaia di donne in tutta la Turchia erano pronte a scendere per le strade a protestare per aumentare la consapevolezza della violenza e abusi domestici nei loro confronti. Manifestazione, questa, che si è però trasformata in uno spettacolo disumano. Le donne scese in piazza, infatti, sono state circondate da un numero superiore di agenti in tenuta antisommossa pronti a reprimere ogni moto di protesta. Come si accennava poc’anzi, più di 200 donne sono state arrestate dalla polizia; la maggior parte di loro è stata rilasciata l’indomani mattina.
Uno schieramento di forze armate in linea con quanto promosso dall’amministrazione Erdogan, che pone dei forti limiti alla libertà di manifestare. Si tratta del solito spettacolo che va in scena sistematicamente ogni 25 novembre, 8 marzo, in occasione del gay pride e di marce di solidarietà nei confronti di dissidenti politici o per la libertà di stampa.
Peccato che la Turchia mostri ancora una falla enorme sul tema delle libertà civili. Un’immagine che non è affatto coerente con quella di un Paese che ha un ruolo di spicco nel mondo per il suo operato politico-diplomatico e che è sempre più di rilievo per l’Europa su temi cruciali, come energia e migranti.