Dopo “Il Parco della Musica” di Roma, prosegue l’attività Live di Mario Biondi. C’è il tutto esaurito al Teatro Team di Bari, per l’undicesima tappa della tournée internazionale iniziata in Francia a Saint Dié des Vosges. L’artista catanese, oltre ai suoi pezzi più conosciuti, porta in scena anche alcuni brani dell’ultimo album “Beyond”, uscito agli inizi di Maggio.
Ancora una volta, in un Pala Tenda gremito, l’inconfondibile voce che tanti accomunano con quella di Barry White, torna a vibrare per le orecchie del pubblico barese. L’ultima apparizione del crooner italiano, nel capoluogo pugliese, risale al 2011; anche in quell’occasione, la splendida cornice del Teatro Petruzzelli registrò un enorme successo al botteghino.
Quello di stasera, è un concerto diverso e meno compassato degli altri; è “meno giacca e cravatta”, parole da lui usate anche per definire il suo ultimo lavoro in studio. Il palco del Teatro presenta una ricca scenografia fatta di luci a led. Due gemelle vestite da Hostess accolgono il pubblico durante la serata, accompagnando lo spettatore verso un viaggio musicale che va da “Handful of soul”, disco d’esordio del 2006, all’album “Sun”, primo nelle classifiche di vendita e vincitore di un disco di Platino. La serata inizia subito con il sound accattivante di A handful of soul, seguito dalla ballade Im her daddy e la bossa nova di Rio.
Sul finire dei primi tre pezzi, entrano in scena le due brave ed eleganti coriste, sorelle gemelle, alle quali, Mario, dedica A child runs free. I brani Ecstasy, Love Dreamer e No more Trouble, scaldano il pubblico per Be Lonely (numero uno in diverse classifiche internazionali). Dopo cinquanta minuti circa di esibizione, l’artista inizia a dialogare con la platea, che interagisce divertita. Tutto fila liscio!
La band, composta di ottimi musicisti, sospinta dall’entusiasmo degli spettatori, sembra a proprio agio sul palcoscenico del “Team”. E tra un pezzo e l’altro della produzione discografica di Mario Biondi, c’è anche il tempo di inserire alcuni tribute: My Girl dei “Temptations”, There’s nothing like this di Omar e Colibri degli Incognito. Dall’Album Handful of Soul si passa a Sun. Never Stop, Shine on, What have you done to me, Lowdown, I can’t read your mind e La voglia la pazzia l’idea, chiudono, dopo quasi ottanta minuti, la prima parte del concerto.
Con Open up your eyes, tratto da “Beyond”, si riparte per quel viaggio che ognuno a Teatro vorrebbe non finisse mai. All of my life, la già famosa Love is temple, All i want is you – scritta da Dee Dee Bridgewater – Heart of stone, Blind e Over the world, trascinano il festoso pubblico del Teatro Team, verso il finale di serata, che terminerà con la gente sotto il palco a danzare al ritmo di This is what you are e Where does the money go. Il cantante siciliano, stasera, ha dimostrato di essere andato “oltre” il suo “semplice stile” di performer, che tanto gli ha dato sin dagli esordi con This Is What You Are (N.d.R nato per il mercato giapponese ma lanciato nel mondo della musica internazionale dal famoso DJ della BBC, Norman Jay) fino ad arrivare a Love is a Temple, singolo estratto da “Beyond”.
La voce baritonale siciliana, ha entusiasmato il pubblico sin dalle prime note del concerto, riuscendo a catturare anche la completa attenzione di quanti, per la prima volta o per curiosità, hanno occupato un posto sotto la tenda di un Teatro “Sold Out”. E lui, dopo dieci anni di onorata carriera, grazie al suo caldo e profondo timbro di voce e alle collaborazioni con artisti famosi, ha ripagato le attese del pubblico con un’esibizione che va “oltre” quello stile e tenuta scenica che, nei precedenti live, non gli hanno permesso di consacrarsi totalmente alla platea internazionale (N.d.R. Mario Biondi e Zucchero sono gli unici artisti italiani più conosciuti e venduti all’estero). Certamente, con l’album “Beyond” e il tour 2015, Mario Ranno – così all’anagrafe – ha rotto quel ghiaccio che spesso l’ha separato dallo spettatore durante le esibizioni dal vivo. Il concerto di stasera è stato un pot-pourri di generi musicali mai raggruppati prima d’ora in un concerto o in un album. In circa due ore di spettacolo, le note aleggiavano nell’etere riproducendo ritmi soul, dance, funky e pop ballade.
In ogni brano di Mario Biondi, è molto evidente l’impronta lasciata da artisti del calibro di Burt Baccharah, Chakakan, Suede, Nick the NightFly, Incognito, Dee Dee Bridgewater, Dap Kinks e tanti altri; ma lui, come interprete e compositore, è riuscito a dare il meglio di se, sfoderando quella classe e professionalità che gli è valsa una Standing Ovation.
Il servizio fotografico è di Oronzo Lavermicocca – Fotocinereporter dell’International Web Post.