Chi non ha mai avuto la sfortuna di trovarsi un ladro alla finestra della propria abitazione non può capire. La casa è il luogo in cui ci si rifugia, lo scrigno che custodisce le proprie cose e in cui spesso abitano le persone che si amano. Il solo immaginarle in pericolo fa rabbrividire. Per non parlare dei casi in cui con l’ospite sgradito si è costretti al confronto.
È accaduto a un avvocato cinquantenne di Latina che la scorsa domenica, intorno alle 16,30, ne ha sorpresi tre. Ma ricostruiamo i fatti:
Squilla il cellulare a cui è collegato l’antifurto della palazzina nel quartiere residenziale Morbella, di proprietà dei genitori. L’uomo, con regolare porto d’armi per difesa personale e con un passato di minacce subite, si reca subito sul posto. I genitori sono fuori. Fa il giro del giardino, raggiungendo il punto in cui l’allarme ha segnalato l’effrazione: un balcone del primo piano. È stato in quel momento che un tale, con accento napoletano, gli sarebbe andato incontro, chiedendogli cosa ci facesse lì e profferendo: “stiamo a rubare”.
L’avvocato gli avrebbe allora intimato di fermarsi, avvertendolo che stava chiamando la polizia e specificando di essere il proprietario. Avrebbe dunque estratto la pistola, puntandola verso terra per farlo indietreggiare.
Questo avrebbe raccontato agli inquirenti che stanno occupandosi del caso.
Avrebbe continuato a dirgli di fermarsi, ottenendo invece l’avvicinamento di un secondo complice. Entrambi gli sarebbero andati incontro con fare minaccioso.
L’avvocato avrebbe allora continuato a ripetere: “sto chiamando la polizia”. Quando però uno degli uomini avrebbe messo una mano in tasca, “preso dal panico” avrebbe iniziato a sparare a casaccio, colpendo al torace un terzo ladro, di 41 anni, che stava scendendo dalla scala utilizzata per raggiungere il balcone. Tra i sei e gli otto colpi esplosi; due i letali. “Non volevo uccidere nessuno”. Gli altri due sono fuggiti e sono in atto le loro ricerche.
La sua posizione è stata accuratamente valutata dal pubblico ministero, Simona Gentile, dopo essere stato ascoltato per ore in Questura.
In relazione all’attuale ordinamento che riconosce l’istituto della legittima difesa domiciliare nel caso di aggressione al proprio patrimonio, quando non vi è desistenza e può essere dimostrato un pericolo, con l’esclusione della colpa di chi spara se l’errore è conseguenza di un grave turbamento psichico causato dall’aggressore, l’avvocato è stato iscritto nel registro degli indagati per eccesso colposo. La vittima, distante circa 10 metri era di spalle.