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UCRAINA IN UNA NUOVA EUROPA – La situazione politica di dieci anni fa è stata fatta evolvere nel modo peggiore

Il 25 maggio 2014, più di dieci anni fa, fu eletto il Parlamento Europeo; che non era e non è  il Parlamento di tutta l’Europa, ma solo della parte occidentale e centrale.

Fino al 1945 la Francia e la Germania si erano combattute, e la Germania uscì dalla guerra distrutta, ridotta di un terzo e divisa in due. Alcuni uomini saggi decisero che la soluzione non era nella “spartizione” conflittuale dell’Europa, ma nella “condivisione” dell’Europa; dal loro operato, e dal lavoro di tanti, è nata quella che oggi si chiama Unione Europea, dove la Germania è riunificata.

Fino al 1990 l’Europa Occidentale è stata un gruppo di Stati alleati degli  USA, mentre USA e Unione Sovietica si confrontavano (rigorosamente sempre  fuori  dall’Europa), e l’Unione Sovietica uscì  dalla guerra con una economia devastata, la sua sfera d’influenza ristretta, e il territorio smembrato in tanti Stati, alcuni oggi membri dell’Unione Europea e della NATO.

Uno di questi Stati, l’Ucraina, già una decina di anni fa ha agito per entrare nell’Unione Europea, ma non rispettava molti requisiti, tra cui il trattamento delle minoranze.  Data la storia dell’Ucraina, strettamente intrecciata con quella dell’URSS, i confini dell’Ucraina furono tracciati a suo tempo “a fini interni” con una grossa parte abitata in prevalenza da russi, che avrebbero  preferito restare uniti alla Russia. Scrivo “preferito” perché dieci anni fa certamente le truppe russe non avrebbero potuto entrare in Crimea, e la Russia non avrebbe potuto annettersi la Crimea (che storicamente ne era parte) senza sparare un colpo se la popolazione non fosse stata più che favorevole.

Per altri parti dell’Ucraina, dove i russi non erano il 99%,  il cambiamento non è stato così pacifico: si è ricaduti nella vecchia prassi della “spartizione” tra ucraini e russi, delle battaglie, dei morti.

All’Unione Europea, iniziata con alcuni dei Paesi che hanno combattuto nella guerra 1939-1945 si sono gradualmente uniti altri Paesi dell’Europa Occidentale; dopo il 1990 hanno cominciato a unirsi quelli dell’Europa Centrale, e  l’Ucraina è il più orientale di tutti. Ad Oriente dell’Ucraina c’è la Federazione Russa, che ha combattuto anch’essa fino al 1945 contro  altri paesi europei.

Dieci anni fa si dava per scontato, prima che in Ucraina si insediasse un governo filo-USA, che la logica storica prevedeva che con il tempo anche la Federazione Russa sarebbe entrata a far parte dell’Unione Europea, ma non come un estraneo che viene accolto ed è obbligato ad assimilarsi, ma come un membro della famiglia degli europei. Se poteva fare domanda l’Ucraina, che non rispettava certi parametri, perché non la Russia che era nelle stesse condizioni?

Dieci anni fa ci si chiedeva: quale futuro sceglierà la Russia? Vorrà proseguire da sola o sarà abbastanza saggia per fare volontariamente quello che gli altri Stati dell’Europa Occidentale e Centrale hanno fatto dopo  essersi devastati vicendevolmente nella guerra del 1939-45, e dopo essersi odiati fino al 1990? Vorrà farlo? O si riterrà che non sia  Europa, ci si chiedeva?

Dal crollo dell’Impero Romano si è sempre parlato di Europa Orientale ed Europa Occidentale. Le basi culturali sono identiche: un russo della Kamciatka  scaraventato in Portogallo si ambienterà e sarà assimilato molto più rapidamente di qualcuno  proveniente da una altro continente; un italiano in Russia ha solo due problemi: la lingua e il  freddo, ma per il resto si sente a casa sua, religione compresa. E’ molto più grande quel che ci  unisce che quel che ci divide; e quel che ci divide è molto più piccolo di quanto ci divide, entrambi europei, dal resto del mondo. Dopo il crollo dell’URSS nel 1991 una abbondante diaspora russa si è riversata in tutta l’Europa, esattamente  come avviene adesso con una diaspora russa e ucraina (non dimentichiamo che dall’Ucraina stanno scappando anche russi, o russofoni se chi legge preferisce, con cittadinanza dell’Ucraina).

Dieci anni fa, come oggi, l’Europa Occidentale – Centrale “gode e soffre” di una sovrastruttura chiamata Unione  Europea; contestatissima non per la sua esistenza, ma per le scelte politiche e di politica economica  che la classe che la dirige ha fatto e fa.

Dieci anni fa era  impensabile che la federazione Russa entrasse così com’è  senza modifiche delle regole UE: per le sue dimensioni la Federazione Russa non può essere considerata un semplice Stato, ma deve essere considerato un “gruppo di Stati”, ognuno dei quali nell’Unione Europea (nella Grande Unione Europea) ha diritto a una sua dignità.

La domanda non era, dieci anni fa, se gli Stati della Federazione Russa si sarebbero uniti a quelli dell’Europa Occidentale nella Grande Unione Europea, ma quando. Qualcuno ci stava lavorando, ma altri invece hanno lavorato per spaccare ciò che poteva essere unito e visti i risultati hanno lavorato più efficacemente. Tutto ciò che poteva essere fatto per indurre sfiducia nella Federazione Russa verso il resto d’Europa è stato fatto, tutto ciò che in nazionalisti ucraini potevano fare per indurre diffidenza nella popolazione russa rimasta intrappolata entro i confini ex-URSS dell’Ucraina è stato fatto.

Il mondo di oggi è definito dall’ascesa economica dei grandi Stati emergenti quali la Cina, il Messico, il Brasile e l’India; la macroarea africana sta avendo uno sviluppo demografico imponente e insostenibile. Gli USA dieci anni fa erano la potenza dominante, continueranno ad avere un peso enorme, ma non vogliono  accettare di non poter essere dominanti ancora a lungo.

In questo gioco di risiko mondiale  il singolo Stato europeo (compresi Germania e Federazione Russa) ha poco peso, se non altro per la sua scarsa popolazione; ed è da illusi credere che  l’Unione Europea lo avrà. Con il crollo dei costi di trasporto, l’esplosione demografica, lo sviluppo economico che si realizza man mano che i singoli Stati si organizzano, si è realizzato un nuovo scenario planetario, con un ordine economico mondiale totalmente nuovo, dove  una Grande Unione Europea  avrebbe dimensioni appena sufficienti ad essere una media potenza.

Se fino a 10-15 anni  fa il G8 era un forum importante nel quale si incontravano gli Stati a maggior PIL dell’area nord-atlantica (più la Russia in maniera informale) , adesso è storia.

Le sanzioni alla Russia proposte per il caso Ucraina una decina di anni fa sono risultate impossibili  o ridicole, quelle attuate dal 2022 hanno avuto diversi effetti; il principale è devastare l’economia degli Stati membri della UE, per di più con l’approvazione del Parlamento UE.

Siamo arrivati a vedere uno stato oggetto di un atto di guerra, la Germania,  che è politicamente così debole da continuare a finanziare il responsabile; perché far saltare il principale gasdotto che fornisce energia a uno Stato è un atto di guerra, ormai persino sui media eurococcidentali è stato pubblicato che la responsabilità è del governo ucraino, l’economia tedesca sta annegando, eppure la Germania continua  ad appoggiare con armi e denaro lo Stato responsabile!

Dieci anni fa si affermava che i rapporti tra Unione Europea e Federazione Russa dovevano essere agiti in un nuovo contesto,  dove l’Unione Europea era come organizzazione sovranazionale  molto indietro a una Federazione Russa che ha lingua, politica estera, direzione economica e forze armate unificate da secoli. Ma lo si affermava con spirito pacifico, mentre invece altri pensavano solo al conflitto.

Dobbiamo porci domande diverse rispetto al passato. I Paesi sviluppati di domani saranno quelli che costruiranno le organizzazioni adatte e avranno il know-how tecnologico per concentrare lo sviluppo verso le nuove tecnologie. Con il monopolio delle terre rare la Cina ha un punto di forza inattaccabile, con il riscaldamento planetario il Nord Europa ha nuove possibilità.

La Russia dieci anni fa  paese europeo fornitore di energia per il resto dell’Europa, nel settore petrolifero come anche in quello gasiero, lo è ancora e lo rimarrà anche in futuro, i danni del non farlo sono già evidenti: il suicidio economico dell’Europa occidentale. La produzione propria di energia degli altri Paesi europei sta diminuendo, mentre il fabbisogno europeo aumenta.

L’Unione Europea assumeva dieci anni fa, correttamente, che fosse  bene garantire la sicurezza dei rifornimenti diversificando le fonti d’acquisto, per ridurre il rischio di “rottura della fornitura”, sempre possibile non solo per ragioni politiche; ma dimenticava la soluzione più semplice: internalizzare la produzione. Per la Russia era conveniente diversificare i clienti per ridurre il rischio di riduzione nei ricavi, ma dimenticava la soluzione più semplice: internalizzare il cliente. Il futuro dell’Europa occidentale era a Est, quello dell’Europa orientale era a Ovest; nella pace e nella condivisione, non nella spartizione. E questo vale anche oggi.

Ma il comportamento della dirigenza UE durante la crisi dell’Ucraina è stato sbagliato. Dal 2014 in poi sembra che un dèmone non faccia che ispirare scelte foriere di guerra: la dirigenza UE non solo ha ripetuto vecchie reazioni automatiche, si è allineata agli USA dimenticando che la sua collocazione geografica è ben diversa.

Se l’Ucraina avesse  aderito  nel 2014 all’Unione Europea, o meglio se avesse cominciato a mutare le sue strutture per aderirvi dato che in realtà era una dittatura,  si sarebbe solo mosso  un processo inarrestabile (salvo una guerra) che avrebbe portato tutta l’Europa a unirsi, dal Portogallo alla Kamciatka. Se nel 2014, e dopo, i russofoni volevano  restare entro la Russia stavano  solo esercitando una scelta, visto che la non-tutela della minoranza russa era uno dei principali ostacoli dell’Ucraina per l’adesione alla UE.   Perseguire l’unanimità UE e l’omogeneità di opinioni a tutti i costi significava già nel 2014  rallentare e bloccare ogni  processo positivo. Ci sarà  sempre qualcuno danneggiato che tenterà di bloccare ogni decisione, ma la dirigenza UE ha fatto di tutto per esacerbare i conflitti, fiduciosa che l’unica società possibile fosse quella di alcuni Stati del Nord Europa; e questo mentre faceva entrare, e dava la cittadinanza, a milioni di islamisti che hanno verso quel tipo di società una repulsione ideologica totale.

Le contraddizioni oggi evidenti in Europa nascono sì dalla vicinanza reciproca, ma soprattutto dalle conseguenze negli animi  di ottanta anni di guerre, dichiarate o latenti. Certamente ognuno dei contendenti ha molto di cui chiedere ragione: il genocidio russo ad opera dell’esercito tedesco è storia, ma se Francia e Germania hanno smesso di combattersi, lo stesso possono fare tutti i paesi dell’Europa. Non si riesce a capire perché la UE abbia combattuto per la secessione del Kossovo dalla Serbia mentre si oppone alla secessione del Donbass dall’Ucraina.

E’ la volontà politica che ha costruito l’Unione. Il gruppo di Stati un tempo compreso tra Europa a sei e Federazione Russa è ormai parte  dell’Europa a 28; aggiungere 22 repubbliche delle Federazione e 62 territori federati sembra oggi  una utopia, ma molto meno di quanto lo era un tempo immaginare Francia, Germania e Polonia  unite. E non si dica che la Federazione Russa non rispetta i criteri UE, perché neanche l’Ucraina li rispetta, né li rispettava.

Anche con cinquanta Stati la Grande Unione Europea avrebbe comunque una popolazione ben inferiore a quella di Cina e India, spaventosamente inferiore a quella dell’Africa; supererebbe per popolazione solo gli USA, ma non per molto tempo, perché gli USA  hanno una disponibilità di superficie agricola enorme, che giustifica la loro secolare politica di favorire l’immigrazione, e stanno subendo senza alcuna reazione una immigrazione dal Sud America spettacolare. Una immigrazione incentivata dalle notizie che i cosiddetti “clandestini” che vivono negli USA trasmettono a chi è rimasto: perché non emigrare clandestinamente se quando si è arrivati è come si si fosse cittadini degli USA e le espulsioni sono un numero ridicolo?

Il mondo cambia troppo velocemente, e la Grande Unione Europea era ed è  una necessità ineludibile. I meccanismi di scambio economico possono dare un contributo importante, esattamente come fu a suo tempo per la Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio avrebbe potuto essere costituita una Comunità Europea del Gas e del Petrolio che includesse la Federazione Russa. Come minimo, oggi la Germania non sarebbe in recessione e le pensioni in Italia sarebbero state almeno rivalutate.

I valori su cui si fondano Unione Europea e Federazione Russa sono gli stessi; tutti questi paesi hanno le stesse radici, che sono cristiane anche se un errato concetto di  laicità e di rispetto delle altre ideologie impone di non dichiararlo. Ma va ricordato che i cristiani sono stati perseguitati perché negavano la divinità dell’imperatore, cioè negavano e negano la commistione tra cose di Dio e cose del Mondo, che è l’essenza della laicità.

Quando tali valori cadono nel dimenticatoio e ci si riduce a chiedere consiglio agli economisti il processo di integrazione europeo torna indietro; tutte le esperienze maturate negli ultimi decenni dimostrano quanto sia importante lo scambio, non soltanto di merci e di idee, ma soprattutto di persone; occorreva  un nuovo Progetto Erasmus, che includesse anche gli studenti della Federazione Russa. E invece oggi abbiamo Zelenskj che conculca la libertà della Chiesa ortodossa perché “è filorussa”.

La libera circolazione delle persone Russia – UE era dieci anni fa  un obiettivo fuori discussione, ma questo problema si è sovrapposto agli effetti negativi (e alla reazione dei cittadini degli Stati che per primi hanno ragionato da xenofili) conseguenti al non controllo dei flussi di persone. Tanto che già dieci anni fa molti  ritenevano  necessaria la reintroduzione di frontiere e controlli entro la stessa Unione Europea. Oggi vengono attuati persino dalla Germania  e dall’Olanda, la cui classe dirigente è stata messa in guardia dalle conseguenze delle politiche xenofile con larghissimo anticipo e adesso recita la parte di chi fa di tutto per nascondere che la società multiculturale (esempio ex Jugoslavia) è società multi conflittuale.

La lista delle mosse comuni che si ipotizzavano poco più di dieci anni fa copriva tanti aspetti.

Il primo concerneva una soluzione pacifica della  questione dell’Ucraina, dove i residenti avrebbero potuto scegliere se restare nell’Ucraina che va nella UE, o restare nella Russia che ci andrà in un futuro ancora lontano, ma allora  non tanto. Si è scoperto che buona parte della classe dirigente UE ha lavorato invece dal 2014 per esacerbare il conflitto. Le richieste della Federazione Russa per una maggior sicurezza ai suoi confini sono state respinte al mittente, e la Federazione nel 2022 ha reagito con quella che voleva essere una dimostrazione quasi pacifica da risolvere con un negoziato; e anche lì politici UE hanno spinto per il conflitto. Che si mandano sempre gli altri a morire è un principio che la classe dirigente UE sembra avere ben assimilato.

Il secondo aspetto, prima del 2014,  riguardava il modo di trattare con  la Federazione Russa: non solo  come un possibile avversario, ma anche come un potenziale alleato, e non aveva  senso circondare un potenziale alleato di postazioni missilistiche. E’ stato confermato da politici ai massimi livelli che ci furono trattative per l’ingresso della Russia nella NATO; chi chiede di entrare nella NATO certamente non pensa da nemico. Anche questo approccio è stato demolito sistematicamente dalla stessa classe dirigente UE che recentemente ha votato un provvedimento per armare e finanziare ulteriormente il governo Zelenskj, senza che sia stato provare a pensare che il conflitto USA- Russia per interposta Ucraina non può andare avanti all’infinito, se non altro perché i morti e invalidi sono già almeno un milione, e i popoli d’Europa vogliono la pace non questa guerra.

Il terzo, già dieci anni fa,  riguardava il combattere l’immigrazione, e sottolineava la necessità di un approccio comune per la protezione delle frontiere e di controlli congiunti sulla circolazione lungo i confini; certamente la Federazione Russa non accettava e accetterà ancor meno dopo dieci anni  la prassi tutta UE di stranieri entrati illegalmente che vagano per l’Europa senza alcuna sanzione reale, anzi con tutti i vantaggi dell’avere la cittadinanza anche quando non ce l’hanno. La mancanza di accordi su questo punto ha portato già a massicci ingressi in UEdalla Bielorussia, e ne porterà altri.

Il quarto punto prevedeva, dieci anni fa,  l’attuazione di una regolamentazione UE-Russia in  grado di fornire ai cittadini accesso totale ai documenti di cui necessitano  per viaggiare, così come il diritto alla libera circolazione all’interno del Paese in cui si trovano a vivere. Sembrava  assurdo che l’Unione Europea accettasse marocchini, cinesi, filippini, indiani, ecuadoregni,  tunisini, pakistani, egiziani, macedoni, eccetera e non favorisse l’ingresso di  europei quali bielorussi, ucraini e  russi. Paradossalmente si è adesso aperto l’ingresso agli ucraini per contrastare i russi, dimenticando che i due popoli sono uno, perché moltissimi hanno nonni e ucraini e russi, tal ché una distinzione in Ucraina  dovrebbe essere tra una minoranza di ucraini, una minoranza di russi, e una maggioranza di mezzosangue.

Già dieci anni fa si ipotizzava una  collaborazione UE-Russia per far cessare la guerra in Siria, specialmente dopo la  scoperta che i gas tossici usati in Siria sono stati forniti da aziende collegate alla Turchia; e dalla scoperta, angosciante per i fautori di un multiculturalismo indiscriminato che, come la Russia aveva un problema di jihadisti in Cecenia, la UE dieci anni fa aveva  il problema di 15.000 volontari jihadisti partiti dall’Europa per andare a combattere volontari in Siria; tutte persone a cui i Paesi europei avevano concesso la cittadinanza. Anche questi problemi sono stati aggravati dalla volontà di scontro della dirigenza politica della UE.

La situazione politica presente in Europa dieci anni fa è stata fatta evolvere nel modo peggiore, puntando alla divisione e al conflitto, puntando alla distruzione della Russia invece che all’evoluzione e alla collaborazione. La foresta di morti che vediamo oggi è stata seminata dieci anni fa, e l’irragionevolezza di allora era evidente eppure la strategia è stata perseguita. Oggi siamo nella stessa situazione di una strategia irragionevole e guerrafondaia che continua ad essere perseguita, trascurando i costi umani e i costi economici, e trascurando i problemi che coinvolgono ben più direttamente e intensamente la popolazione UE. E’ assurdo buttare centinaia di miliardi per un conflitto intraeuropeo in un quadro che vede l’Europa stabilire tutti i presupposti per conflitti economici e interetnici ben più pesanti.

Data:

28 Settembre 2024

One thought on “UCRAINA IN UNA NUOVA EUROPA – La situazione politica di dieci anni fa è stata fatta evolvere nel modo peggiore

  1. L’entrata nella Nato e in prospettiva nella UE della Russia non sono state impedite solo dagli europei, ma anche da Putin che era e resta un dittatore. Finché in Russia non ci sarà una democrazia (non formale) non rende possibile una integrazione con l’Europa. Ero contrario al bombardamento di Belgrado e credo che il Kossovo fosse parte integrante della Serbia. L’immigrazione costante degli albanesi fece si che divenisse maggioranza etnica con conseguente attrito e soprusi reciproci. La reazione esagerata dei serbi portò all’intervento delle organizzazioni internazionali e alle conseguenze che sappiamo. In Ucraina la strage e la deportazione di milioni di ucraini e il dislocamento forzato di genti sovietiche in tale regione fanno ora ritenere che il Donbass o la Crimea siano russi, ma fu un segretario sovietico stesso ad ammettere che l’Ucraina non fosse Russia. Quando ci fu la disgregazione dell’URSS, i suoi confini rimasero gli stessi e la Russia si prese tutte le armi atomiche dislocate in Ucraina, con l’accordo di difendere il Paese in caso di guerra. Garanti dovevano essere gli USA e l’Europa. Sappiamo com’è andata. Il sabotaggio del gasdotto nel Mare del Nord sembra sia stato organizzato non dal Governo ucraino, ma da servizi segreti deviati. Comunque, l’importazione di gas dalla Russia era stata sanzionata. L’anomalia è che ci siano ancora Paesi come, per esempio l’Ungheria che continuino a fare affari con uno Stato col quale siamo praticamente in guerra.

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