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UE: A MARZO UNA NUOVA STRATEGIA DI DIFESA COMUNE

In tempi di avversità ci si unisce e, anche a seguito di quanto accaduto in Ucraina, è maturata ancor più la consapevolezza di dover “ripensare tutta la nostra difesa e la nostra base industriale, non solo da un punto di vista militare, ma anche dal punto di vista dell’interoperabilità” degli eserciti dei Paesi membri.

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Queste le conclusioni della presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, espresse in una conferenza stampa cui hanno partecipato il primo ministro svedese Ulf Kristersson e quello finlandese Petteri Orpo. Viene ribadita la necessità di fortificare l’Unione Europea attraverso una migliore collaborazione tra gli eserciti e la costituzione di un’industria europea della difesa, tanto che “a marzo la Commissione Europea presenterà una strategia”. L’Europa deve mostrarsi pronta ad affrontare qualunque tipo di minaccia, anche bellica, e perché la macchina funzioni, è necessario creare una filiera logistica che superi tutte quelle lacune riscontrate in questi due anni di sostegno offerto a Kiev, durante i quali diversi paesi europei hanno inviato aiuti spesso autonomamente e secondo le proprie forze. Non è poi un caso che la dichiarazione della von der Leyen giunga alla presenza di due ritrovati pilastri del nord Europa, dal momento che “la Svezia, ad esempio, è leader mondiale nel settore della difesa e la Finlandia un pioniere nel concetto di protezione civile”.

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Sinora l’Unione Europea ha svolto un importante ruolo nel coordinamento delle politiche di difesa tra i suoi Stati membri, ma le forze armate rimangono ancora sotto il controllo nazionale. Ciononostante, nel corso degli anni sono state sostenute varie iniziative per approfondire la cooperazione in materia di difesa quale, ad esempio, la Politica di Sicurezza e Difesa Comune (PSDC). Nel prossimo futuro potrebbe inoltre essere realizzata la proposta del PPE che, da un lato, crea una nuova figura, quella del Commissario alla Difesa, mentre dall’altro modifica l’incarico oggi ricoperto dall’Alto Rappresentante per gli Affari Esteri e la politica di sicurezza Ue, ribattezzandolo in “ministro degli Esteri dell’Ue”. Secondo dati pubblicati dal Parlamento Europeo e relativi ad un’analisi condotta da Eurobarometro, l’81% dei cittadini europei è a favore di una politica di difesa e sicurezza comune. Sostenitori di questa politica sono stati, tra gli altri, tanto Macron quanto la ex cancelliera tedesca Angela Merkel; quest’ultima, in un discorso al Parlamento europeo nel 2018, affermò di dover lavorare “con la prospettiva di istituire un giorno un vero e proprio esercito europeo”.

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Nel 2017 è stato istituito il Fondo Europeo per la difesa (FED), finanziato dai bilanci della medesima Unione Europea a lungo termine (2021*2027) mentre, tra gli ultimi provvedimenti legislativi, si segnala l’approvazione della legge sugli appalti comuni (EDIRPA), che sostiene i paesi dell’Ue “nell’acquisto congiunto di prodotti per la difesa come sistemi d’arma, munizioni e attrezzature mediche”. Intanto il fronte comune europeo, consolidatosi dopo l’aggressione russa in Ucraina, si basa al momento sulla politica di sostegno a Kiev, sia in termini economici quanto di rifornimenti bellici, argomento che, come noto, non trova però totale compattezza, viste le ritrosie di Ungheria e Slovacchia. Il commissario europeo al Mercato Interno Thierry Breton ha affermato giusto ieri che i Paesi dell’Ue in questo 2024 produrranno da 1,3 a 1,4 milioni di proiettili, “la maggior parte dei quali verrà inviata all’Ucraina come aiuto militare”. Aiutare infatti quel paese in guerra, ha affermato, è una priorità; peccato che, sempre nella giornata di ieri, Robert Fico, premier slovacco, ha ribadito la propria promessa, secondo la quale “l’Ucraina non riceverà armi né dall’esercito slovacco né dai depositi statali”.

Data:

20 Gennaio 2024