La Commissione Europea ha modificato per la seconda volta il quadro temporaneo per gli aiuti di Stato adottato il 19 marzo per consentire agli Stati membri di contrastare con più efficacia gli effetti della pandemia di Covid-19, definendo i criteri sulla base dei quali gli Stati membri potranno ricapitalizzare le imprese in difficoltà o concedere loro prestiti subordinati, tutelando nel contempo la parità di condizioni, il cosiddetto level playing field, nell’Ue.
La ricapitalizzazione con fondi pubblici deve essere concessa solo come extrema ratio. L’intervento deve anche essere nell’interesse pubblico.
L’aiuto deve essere limitato a mantenere la sostenibilità della società e non dovrebbe andare oltre il ripristino della struttura di capitale del beneficiario ai livelli precedenti la pandemia di Covid-19. Lo Stato, inoltre, deve essere remunerato in maniera sufficiente per i rischi che si assume attraverso la ricapitalizzazione.
I beneficiari e gli Stati membri devono sviluppare una strategia per l’uscita dello Stato dal capitale, in particolare per quanto riguarda le grandi società che hanno ricevuto significativi aiuti di ricapitalizzazione da parte dello Stato.
Finché lo Stato non sarà completamente uscito dal capitale, le società beneficiarie non potranno distribuire dividendi o acquistare azioni proprie. In più, finché fino al 75% della ricapitalizzazione non sarà riscattato, una severa limitazione della remunerazione dei manager, incluso un divieto di pagare il bonus, si applica.
Queste condizioni mirano anche ad incentivare i beneficiari e i loro proprietari a riacquistare le azioni possedute dallo Stato non appena la situazione economica lo consenta. Per assicurare che i beneficiari non beneficino indebitamente della ricapitalizzazione statale a detrimento della concorrenza nel mercato unico, non possono utilizzare l’aiuto di Stato per sostenere attività economiche di società integrate che si trovavano in difficoltà economica prima del 31 dicembre 2019.
Nonostante le numerosissime limitazioni e norme qui elencate, si tratta comunque di un grandissimo cambiamento nella policy europea per quanto riguarda gli aiuti di Stato alle singole imprese. Prima dell’emergenza Coronavirus, infatti, la linea dell’UE era quella di una forte contrarietà a questo tipo di misure, in quanto erano considerate un aiuto ingiustificato a certe imprese rispetto ad altre, e dunque una distorsione del libero mercato.
Davanti a una crisi di dimensioni mastodontiche, però, non si è potuto far altro che riconoscere la necessità urgente di evitare fallimenti a catena.