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Ue: “Piena fiducia in Mattarella”

Ue: “Piena fiducia in Mattarella”

cms_9329/Ue_bandiera_Bruxelles_Fg.jpgLa Commissione Europea ha “piena fiducia nel procedimento previsto dalla Costituzione che si sta sviluppando in Italia, e in particolare nel presidente della Repubblica” Sergio Mattarella, affinché il tutto “arrivi a buon fine”. Lo afferma il vice portavoce capo della Commissione Europea Alexander Winterstein, durante il briefing con la stampa a Bruxelles, durante il quale sono state poste, non solo dai giornalisti italiani ma anche da parte di diversi corrispondenti stranieri, numerose domande riguardanti le posizioni espresse ieri dal commissario al Bilancio Guenther Oettinger in merito al ruolo della ’disciplina di mercato’ e la successiva dichiarazione del presidente Jean-Claude Juncker.

Tra la Commissione Europea e “tutti gli Stati membri ci sono ottimi e costanti contatti: non vedo perché l’Italia dovrebbe fare eccezione”, ha aggiunto Winterstein, confermando che ci sono stati e ci sono contatti con i vertici delle istituzioni italiane. Alla richiesta di una conferma che, dunque, la Commissione consiglia in privato per poi non commentare in pubblico, il portavoce ha replicato che “mi si chiede di confermare in pubblico un contatto in privato, che è una specie di contraddizione in termini e che renderebbe inutile lo scopo di qualsiasi contatto privato, no?”. In ogni caso, ha sottolineato, “formare un governo in Italia spetta esclusivamente, solamente e unicamente al popolo italiano”.

Alla richiesta se ci siano stati contatti diretti con il Quirinale, Winterstein ha risposto: “Posso solo parlare per il presidente Jean-Claude Juncker, ma per quanto ne so non ci sono stati recenti contatti diretti”. Quanto recenti? “Non ricordo a memoria quando è stato l’ultimo contatto diretto, ma non è recente”, ha concluso.

Hamas annuncia cessate il fuoco, ma Israele smentisce

cms_9329/carro_armato_soldati_gaza.jpgIl movimento islamico palestinese di Hamas ha annunciato che è stato raggiunto un accordo sul cessate il fuoco con Israele per mettere fine alla più grave spirale di violenza tra le parti dalla guerra del 2014. A dare l’annuncio è stato un alto esponente di Hamas, il numero due del movimento islamico a Gaza, Khalil al-Haya, riferendo di mediatori egiziani intervenuti ’’dopo che la resistenza è riuscita a scongiurare l’aggressione’’.

Ma Israele smentisce. Il ministro dell’Intelligence israeliana, Yisrael Katz, ha detto alla radio che “Israele non vuole che la situazione peggiori, ma chi ha iniziato le violenze deve fermarle. Israele farà sì che (Hamas, ndr) paghi per tutte le violenze contro Israele’’. Anche il ministro israeliano di Gabinetto Naftali Bennett ha detto alla radio dell’esercito che non era ancora stato raggiunto alcun accordo.

Kim in lacrime

cms_9329/kim_nordcorea_stop_nucleare_afp.jpgIn tv spunta Kim Jong-Un in lacrime e il mondo, a partire dalla Corea del Nord, si interroga. In attesa di capire se il leader incontrerà Donald Trump il 12 giugno a Singapore, il quotidiano giapponese ’Asahi Shimbun’ accende i riflettori su un documentario confezionato da Pyongyang per un’audience specifica, i funzionari di partito chiamati ad occupare ruoli di responsabilità anche all’interno di imprese statali.

Nel video, Kim viene immortalato mentre scruta l’orizzonte in una imprecisata località costiera. Il dettaglio più rilevante è costituito dalle lacrime che scendono lungo le sue guance. Il quotidiano giapponese, grazie anche al contributo di un cittadino nordcoreano fuggito in Corea del Sud, propone la spiegazione fornita dalla voce narrante nel documentario: Kim piange perché le riforme varate non rianimano l’economia nordcoreana.

Il filmato, secondo il giornale nipponico, è venuto alla ribalta ad aprile ed è stato mostrato principalmente a funzionari locali del Partito dei Lavoratori. L’immagine di un leader vulnerabile, per certi versi debole e fragile, risponde ad una scelta precisa.

LE LACRIME – Le lacrime di Kim, è la prima analisi proposta dagli osservatori, servono da monito e da stimolo per ogni subordinato: se il leader è addolorato, significa che bisogna moltiplicare gli sforzi e lavorare ancora di più. E’ inevitabile, però, inserire il video nell’attuale contesto internazionale.

Dopo aver definito l’arsenale nucleare come ’’la spada che protegge il popolo”, Kim appare disposto a sedersi al tavolo con Donald Trump per discutere – in termini tutti da vedere – la denuclearizzazione del Paese. Una Corea del Nord fiaccata dalle sanzioni, lascerebbero intendere le lacrime di Kim, è disposta a rinunciare – in misura e tempi da stabilire – al proprio arsenale e al proprio orgoglio pur di ottenere assistenza e aiuti.

LA NUOVA LINEA – Il video anticiperebbe l’imminente cambiamento della linea di Pyongyang e costituirebbe un segnale ’soft’ per l’élite del partito: toccherebbe agli alti funzionari, la cui fedeltà a Kim non appare in discussione, trasmettere poi il messaggio ai ranghi più bassi, ancora saldamente legati all’immagine – già in parte superata – di un Paese che grazie all’arsenale nucleare può contrastare il ’male’ rappresentato dagli Stati Uniti.

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31 Maggio 2018