Effettuare un’analisi puntuale e netta del movimento delle Sardine non è semplice, proprio per i cambiamenti costanti a cui i suoi giovani ci hanno abituati. In realtà questo “gruppo culturale” (come inizialmente loro stessi si definivano) è nato per opporsi drasticamente alle politiche di Matteo Salvini, cercando di far emergere i valori culturali della resistenza. Tra alti e bassi, i fondatori non hanno mai chiarito quali saranno da qui ai prossimi anni le loro idee politiche e, soprattutto, non hanno specificato se la politica li vedrà mai scendere in campo.
Al di là di tutto questo, le Sardine hanno risvegliato un paese troppo adagiato su se stesso, capace di parlare nuovamente di politica, ma con una chiave di lettura differente. Indubbiamente, questi giovani oggi si sentono maturi, ma le loro continue smentite su determinate tematiche – prima fra tutte la legge elettorale – non hanno aiutato a comprendere a pieno i loro ideali di fondo. I 100mila di Piazza San Giovanni a Roma sono un lontano ricordo e per la maggior parte degli italiani è stato un grande bluff, che ha illuso di poter cambiare realmente le cose. La loro dialettica culturale si è sempre basata sulla lotta al sistema, ma la foto insieme ai Benetton, che di antisistema hanno ben poco, ha fatto dedurre che il movimento sia nato soltanto per contrastare l’azione di Matteo Salvini. Come ben sappiamo, le Sardine hanno mosso i loro primi passi in occasione dell’elezioni regionali in Emilia-Romagna, dove migliaia di persone hanno aderito alle loro iniziative con grande sorpresa collettiva.
Dopo il grande successo mediatico riscosso, uno dei leader, Mattia Santori, traccia un bilancio su questo primo anno di vita del movimento: “Un anno dopo siamo più consapevoli e più maturi nonostante abbiamo cambiato diversi habitat. Tutto ciò ha dimostrato che ci possiamo adattare ad ogni contesto”.
Certamente, la politica – quella vera, che si discute nei palazzi – è ben lontana dalle prospettive di questo neo movimento, che di errori in questi 365 giorni ne ha fatti. Su questo tema lo stesso Santori difende le scelte compiute, dichiarando: “Uno spettatore non sbaglia mai, chi è in campo sbaglia tantissimo, ma alla fine è colui che fa la differenza, che ribalta gli equilibri, che crea entusiasmo”. Ovviamente, l’entusiasmo non è mai mancato, soprattutto quando si riempiono le piazze rispolverando gli storici principi della resistenza. Ad oggi però la domanda sorge spontanea: riusciranno le Sardine a completare il loro processo di crescita nella politica di questo paese?