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UN ASSE INSOSPETTABILE

Mancano tre settimane esatte e sarà già trascorso un anno da quel 24 febbraio 2022, l’inizio della fine per il popolo ucraino. In trecentoquarantaquattro giorni ne sono successe di tutti i colori, sia a causa della Russia che in altre parti del mondo. Una di queste, per la prima volta, volge lo sguardo oltre i propri confini: “sto esaminando la possibilità di fornire aiuti militari a Kiev”. Parole di Benjamin Netanyahu, dette a un reporter della CNN. “Se richiesto da tutte le parti rilevanti certamente lo considererò, ma non mi sto proponendo in quanto devono esserci tempi giusti e giuste circostanze – asserisce il premier israeliano – ho una regola, un primo ministro alla volta”. Più che un’asserzione, sembra quasi anche una minaccia. La domanda posta al primo ministro verteva sulla possibilità di mettere a disposizione di Volodymir Zelensky il sistema di difesa antimissili Iron Dome, alludendo anche al fatto che gli Stati Uniti si sono appropriati di 250mila proiettili di munizioni immagazzinati a Gerusalemme e li ha passati a Kiev. “È una decisione di Washington, non ho problemi con questo – commenta BNanche noi, francamente, agiamo in modi che non elencherò qui contro la produzione di armi dell’Iran che sono state usate lì”.

I rapporti tra l’America e Tel Aviv non sono i più distesi possibili essendo il secondo impegnato in affari bellici interni che lo pongono in una posizione non degna della fiducia incondizionata. Componente che non deve mancare in un conflitto importante. La posizione del paese di Netanyahu, tra l’altro, è messa ancora più in bilico dall’opinabile politica del “parlo ma non agisco”. È arrivata la condanna su ciò che l’Ucraina sta subendo, e fin qui si può anche evitare di sorprendersi, ma nel concreto non sono ancora arrivati aiuti militari. Non vi è certezza su questo, ma non è da escludere che la ragione sia il classico “tenere il piede in due scarpe”: Tel Aviv potrebbe star cercando di non disintegrare i rapporti con Mosca, che ha sotto il suo controllo buona parte del territorio aereo siriano.

E chi transita da quelle zone? Proprio l’Israele, che cerca di distruggere tutte le armi fornite dall’Iran. Una connessione improvvisa e insospettabile, quella tra la guerra russo-ucraina e quella sulla Striscia di Gaza. Teheran, infatti, fornirebbe armamenti solo alla Russia. Ovviamente l’invio di materiale bellico non è unilaterale, anzi, segue anche la strada contraria. La scena, dunque, se la prende il conflitto tra Ucraina e Russia; ma sullo sfondo, oltre altri conflitti non di minore importanza, si intesse una fitta ragnatela di rapporti geopolitici ed economici che tengono l’intero sistema mondiale in equilibrio. Ma è un equilibrio molto fragile e labile, messo varie volte a dura prova nel corso degli ultimi undici mesi. E non si sa ancora per quanto riuscirà a resistere.

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Data:

2 Febbraio 2023