Il processo di routinizzazione delle forme di violenza che quotidianamente ci vengono propinate a getto continuo e senza filtri dai media, ha raggiunto livelli preoccupanti e sui quali riflettere. Assuefazione, disincanto, desensibilizzazione, sono solo alcune delle risposte che provengono dal pubblico ogniqualvolta sullo schermo televisivo appaiono scene di violenza, guerra, barbarie. Ma le cronache giornalistiche non sempre riescono a far luce su molti episodi di violenza che si consumano ogni giorno in giro per il mondo.
E tra le tante forme di brutalizzazione e violenza, ve n’è una che scorre all’interno delle silenziose mura domestiche. Si tratta della violenza sulle donne e, soprattutto, sui minori. Quando ne sentiamo parlare è solo perché una vittima ha apertamente e coraggiosamente denunciato la violenza subita alle autorità, oppure perché vi è stato il cosiddetto morto ammazzato. Le reiterate e continue violenze sulle donne e quelle ancora più odiose e insopportabili sui minori purtroppo raggiungono numeri esorbitanti, numeri che non possono più essere ignorati.
In Italia, dai dati del Ministero dell’Interno risalenti al 2008, è emerso che i minori vittime di abuso sessuale sono 389 per violenza sessuali, 373 per atti sessuali con minore, 168 per corruzione di minorenne, 127 per prostituzione minorile, 329 per pornografia minorile; si tratta di minori di un’età compresa tra 0 e 14 anni, di nazionalità italiana che, nella maggior parte dei casi, conoscono la persona che li molesta, spesso appartenente al nucleo familiare o ad esso vicina. Nel mondo le stime sono agghiaccianti: sono da 500 milioni ad un miliardo e mezzo i bambini che, ogni giorno, anche tra le mura domestiche, subiscono abusi e violenze. Secondo uno studio effettuato dall’Organizzazione mondiale della salute (OMS), il 56% delle ragazze è vittima di violenze sessuali da parte di parenti e familiari. In Italia circa 4.319 sono i delitti di abusi e violenza commessi sui minori. Nei paesi in via di sviluppo, invece, con il sussistere dei matrimoni precoci, le violenze subite da ragazze con età compresa tra i 15 ed i 19 anni vanno dal 67% in Benin (Africa Occidentale) al 64% in Turchia. Molto spesso questi atti violenti vengono per così dire “giustificati” da circa la metà delle donne violentate, le quali pensano che il marito sia autorizzato a picchiarle in particolari circostanze come l’uscita di casa senza permesso, il rifiuto di avere rapporti sessuali o nel momento in cui non si adempie al proprio dovere di madre e moglie. Tornando al nostro Paese, la legislazione italiana afferma che il reato di violenza sui minori si configura come un comportamento posto in essere da un adulto verso un bambino che consiste nel provocargli un danno o biologico o giuridico. Tra le forme più comuni di violenza su minore figurano l’abuso sessuale, fisico e psicologico. Va ricordato che ogni forma di abuso su un bambino porta ad un arresto di quella che può essere una normale crescita armonica, non rispettandone i bisogni e annientandone la speranza ad avere una vita normale e dignitosa. Tra le forme di abuso dilaganti negli ultimi tempi, e su cui le cronache dei giornali hanno ultimamente puntato l’attenzione, ci sono quelle commesse all’interno degli asili e delle scuole. La gravità di questo tipo di violenza è ancora più accentuata in quanto si tratta di vittime molto piccole o, nel caso di atti commessi nelle scuole, di ragazzi con handicap. Come ci ricordano gli studiosi molto spesso il bambino abusato non è altro che lo specchio dell’abusante, e molto spesso, chi si rende protagonista di violenza in famiglia, è stato a sua volta vittima spesso del suo nucleo familiare di origine.
La legge italiana ha fatto un grande passo avanti ratificando la Convenzione di Lanzarote per la protezione dei minori dall’abuso e dallo sfruttamento sessuale, la quale è entrata in vigore nell’ottobre del 2012. La ratifica di questa Convenzione ha comportato nuove e importanti fattispecie di reato introdotte nel nostro codice penale, quali il reato di adescamento di minorenni e il reato di pedofilia e pedopornografia culturale. A proposito di quest’ultimo reato, la legislazione italiana ha provveduto, soprattutto in vista dell’esplosione globale dei nuovi media, ad adeguarsi alla tipologia dei novi pericoli a cui vanno incontro i minori. Infatti, da una indagine a campione effettuata da Telefono Azzurro ed Eurispes di circa tre anni fa, è emerso che il 17,6% dei minori ha incontrato tramite la Rete, un adulto che ha dato loro fastidio. Affinché però questi strumenti legislativi siano efficienti e trovino giusta applicazione per le fattispecie sopra esposte, bisogna primariamente insistere sulla prevenzione e sull’educazione. Bambini e adulti, sostenuti da operatori, psicologi, educatori ed esperti, devono insieme comprendere che la violenza e l’abuso sono piaghe della nostra società che vanno combattute ed affrontate attraverso il dialogo e il rispetto delle diverse personalità.