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UN METODO? – parte quarta

Dal metodo all’analisi. Continua il viaggio condotto dall’autore nell’approccio alla lettura del testo.

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(immagine di Jennifer Del Corso)

L’analisi arriva, se del caso, se lo merita lo scrittore (il regista e lo sceneggiatore nel caso di un film) in seconda lettura (con una nuova proiezione), finita la prima, ormai capito lo sviluppo della storia narrata nel libro (la trama del film). Un atteggiamento leggermente distaccato e distante dal libro consente allora di vedere meglio “l’ordito” nascosto, la “tridimensionalità”, che sfuggiva nello spazio piano sul quale si è costretti dalla prima lettura del libro (o dalla prima visione del film)

Si attua allora una scomposizione e una frammentazione del testo e poi una sua ricomposizione, con associazioni delle frasi e delle loro singole componenti (soggetti, predicati, complementi, sostantivi, aggetti, verbi, parti variabili del discorso) nelle varie parti del libro, arricchite anche con elementi extratestuali, come accennavo in precedenza.

È un’operazione che si svolge a “tratti”, generalmente in momenti diversi della giornata e in giorni diversi, ma anche talora –avendo tempo e ispirazione- di continuo, nel luogo anche fisico dove si accendono luci inattese; spesso facendo tutt’altro (in metropolitana, sull’autobus, camminando, vedendo un film). È come un meccanismo automatico sempre acceso, che funziona grazie ad associazioni. E “associazione” è la parola chiave.

La mente lasciata libera continua in sottofondo a lavorare sul testo (sul film), quasi inconsciamente e all’improvviso scopre nuovi legami, intrecci, connessioni.

È come quando ci si addormenta pensando ad un problema geometrico e matematico e durante il sogno si scopre la soluzione. Come mi è veramente successo (in questo caso me ne sono accorto, probabilmente altre volte la soluzione è stata inconsapevole) durante il periodo in cui frequentavo la scuola media per un problema geometrico (mi sembra che riguardasse il teorema di Pitagora), sul quale c’eravamo arrovellati con un mio compagno di classe: inutilmente. E invece nel sonno, come d’incanto, la soluzione era lì, semplice e chiara, a portata di mano: bastava solo ricordarla al risveglio, com’è in effetti avvenuto. Altre volte non mi è riuscito (che si trattasse di un problema, di un testo di letteratura, di una poesia…).

È simile ad uno stato di trance – come dicevo in precedenza – proprio come avviene guardando nel vuoto, o scrutando uno stereogramma, e vedendo tutt’altro da quel che è immediatamente visibile nel testo (o nella proiezione di un film).

Capita allora di collegare la prima pagina all’ultima, di saltare da un capitolo all’altro, di trovare associazioni continue, che si intrecciano le une con le altre, svelando la paziente tessitura, la ragnatela, abilmente ricamata dall’autore.

Quando ciò avviene si assapora l’intima essenza del libro e si acquisisce uno “stato” di percezione diverso (ricorda un po’ il libro di genere fantastico Flatlandia, scritto da Edwin Abbott Abbott). E come l’abitante di un ipotetico universo bidimensionale, che entra in contatto con un altro essere facente parte di una realtà tridimensionale, scopriamo un mondo a più dimensioni.

Avevo prima fatto riferimento al primo elemento (da riporre nella nostra –ipotetica- bisaccia lungo il nostro –lungo o breve che sia- cammino per le pagine del nostro libro) che ritengo essenziale: quello dell’associazione.

Da quanto detto mi sentirei di introdurre un ulteriore elemento importante. La parola associazione va infatti messa in correlazione con un’altra: risonanza.

Con uno sguardo “prospettico” si può infatti, grazie al “risuonare” delle parole in noi già “associate”, “vedere” nell’insieme –dopo il preliminare (e quasi inconsapevole lavoro di selezione di frasi e parole) ciò che è celato (spesso si tratta di “parole chiave”), “tracce” di cui è disseminato il testo (talora neanche volontariamente da parte dell’autore, perché il testo con la “creazione” acquista vita propria e autonoma).

Ogni “traccia”, oltreché da sé stessa, dalla sua “sostanza linguistica”, prende luce allora da un’altra, da una frase, da una pagina, in un percorso in avanti e a ritroso nel testo e “apre” sicuramente ad una comprensione “superiore”, che consente di accedere a “strati” più profondi e intimi del libro, fino al suo “cuore”: in un cammino a spirale che, una volta avviato, sembra non avere fine, in questo “risuonare” continuo nella mente, questo “ruminare” “rabbinico”, per così dire, della parola, e di tutte le sue componenti.

Si passa talora ad un’intuizione, passo a volte successivo –che indica il passaggio dall’analisi alla sintesi, che può condurre anche ad un seguente approfondimento del testo, in avanti e indietro, sulla scia di questa “illuminazione”.

Accanto a questa “tipologia” di sintesi frutto di “intuizione” (a volte insieme a volte al posto di questa) si pone un’altra specie di sintesi, cui avevo fatto accenno all’inizio: si tratta del momento in cui si vuole fare “il punto” della “situazione” e si verifica il passaggio dall’analisi, precedentemente svolta, alla necessaria (con la sua riorganizzazione) sintesi di tutto il materiale fino ad allora elaborato.

Anche in tal caso, mediante tale operazione – più razionale che intuitiva – si può avere qualche “illuminazione” e scoprire aspetti prima non “percepiti”.

Allora viene spontaneo ritornare sui nostri passi, ad una rilettura del testo, se non altro per verificare di aver avuto l’impressione giusta, scoprendo talvolta altri “sentieri” di comprensione del testo. Si può pervenire dunque, anche per tale altro percorso, ad una “sintesi” stavolta “intuitiva” che può dar corso ad una nuova analisi, e così via.

Si tratta di un circuito “virtuoso” che da una prima lettura con le nostre “tracce (fogliettini vari) e appunti (a margine, su foglietti, sottolineature…) di viaggio” ci conduce, attraverso l’analisi, l’associazione, la risonanza, la sintesi “intuitiva” e/o la sintesi “razionale”, per poi riprendere, eventualmente, il percorso dell’analisi, letteralmente ad uno “scavo” del testo indubbiamente ogni volta più profondo e interiore.

E il percorso allora diviene più chiaro, intelligibile, e spesso da “incerto” appare ora (se abbiamo avuto cura di riporre quegli elementi nella nostra “sporta” di viaggio intrapreso nell’universo della parola) più “luminoso”: una o più scoperte, un disvelamento, che non possono non arricchirci intimamente nel nostro essere, inevitabilmente cambiandoci nell’ora e adesso ma anche nel passato, o meglio nella comprensione più profonda di esso, e nel nostro futuro.

Certo senza accostarmi e fare un paragone con l’irraggiungibile esempio, con un’esperienza tanto profonda e sublime, tuttavia mi sembra che potrebbe farsi un accostamento al metodo della “lectio divina” utilizzato dai Padri della Chiesa per la lettura della Bibbia. Per noi moderni tale particolare lettura è agevolata dai rimandi ai passi biblici del Nuovo e del Vecchio Testamento contenuti a margine nell’immancabile e irrinunciabile “Bibbia di Gerusalemme”, sia nella versione completa che in quella “pocket” da viaggio, che mi segue da anni (dal 1982).

In verità, tale approccio, l’ho in effetti sperimentato, qualche tempo fa, per cui è sempre immanente, e basta poco perché vi sia un’osmosi tra “sacro” e “profano”. Rinvio per un sintetico sguardo a tale metodo di lettura esperienziale all’appendice Come fare la lectio divina in famiglia (pp. 67-88: vedi pure rimandi bibliografici nell’altra sezione dell’appendice Per approfondire la conoscenza della Bibbia in famiglia, pp. 89-92) da me curata nel libro di Claudio e Laura Gentili Per star bene in famiglia (Ed. Fiordaliso, 1998).

segue nell’edizione di domani

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UN METODO?

parte prima

https://internationalwebpost.org/contents/UN_METODO-_parte_prima_18957.html#.X1hbgnkzaR8

parte seconda

https://internationalwebpost.org/contents/UN_METODO-_parte_seconda_18969.html#.X1hcE3kzaR8

parte terza

https://internationalwebpost.org/contents/UN_METODO-_parte_terza_18979.html?fbclid=IwAR1NxO7pD_3fi40VhvQsGbvS0OhYgVvmrL3UHHM7CPOvl18xsARR9R4X61c#.X1mZtXkzaR9

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Data:

10 Settembre 2020