La lettura rimane sempre un’esperienza personale e autonoma e non può (tranne il caso certo che sia effettuata a motivo del proprio lavoro) prescindere dalla libertà. Si conclude nell’edizione di oggi l’analisi critica condotta dall’autore
(immagine di Jennifer Del Corso)
Dall’analisi condotta sul tema nelle precedenti edizioni non può che tornare pienamente valido il decalogo del nostro amico Daniel Pennac (Come un romanzo, Milano, Feltrinelli, 1993, ed. orig. 1992, Comme un roman, Paris, Gallimard), con i suoi diritti imprescrittibili del lettore (p. 116):
1) Il diritto di non leggere.
2) Il diritto di saltare le pagine.
3) Il diritto di non finire un libro.
4) Il diritto di rileggere.
5) Il diritto di leggere qualsiasi cosa.
6) Il diritto al bovarismo.
7) Il diritto di leggere ovunque.
8) Il diritto di spizzicare.
9) Il diritto di leggere a voce alta.
10) Il diritto di tacere.
Mi congedo citando un brevissimo testo.
L’ho trascritto una mattina, dopo aver accompagnato a scuola i miei figlioli (allora frequentavano il primo la quarta, la seconda la seconda elementare), scorgendolo in un cartellone ben visibile per gli alunni, ma anche per tutti coloro -come me- che si sono ritrovati in quel luogo, quasi in un cammino a ritroso, per così dire, nel tempo, a percorrere quei corridoi “scolastici”.
Il testo recita così:
“Leggere
Ogni progresso viene dalla lettura
e dalla meditazione.
Le cose che non sappiamo
le impariamo leggendo.
Le cose che abbiamo imparato
le conserviamo meditando.
(Antica sentenza)
Non mi rimane che augurare a tutti …buone letture.
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UN METODO?
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