La nota riluttanza degli italiani, o perlomeno di una certa fetta della popolazione, alla lettura è un dato ormai assodato e statisticamente noto. Gli italiani hanno sempre preferito una cultura orale rispetto a quella scritta, un po’ per ragioni di semplicità nell’apprendimento attraverso fonti dirette come per esempio i racconti prima e la televisione dopo, un po’ per ragioni prettamente realistiche come la presenza di grosse sacche in tutta la penisola di analfabeti, di una mancata predisposizione intellettuale alla cultura scritta e mettiamoci anche una spiccata avversione-diffidenza verso la classe, o meglio elite, degli intellettuali.
Chiusi nelle loro torri d’avorio (chiese, conventi, scuole, università, ecc.), studiosi e persone cosiddette colte hanno preferito coltivare nel loro hortus conclusus le lettere e la filosofia, non preoccupandosi di diffondere la conoscenza al resto della popolazione. Questo stato di cose è durato sino a quando gli effetti della Riforma Protestante (aiutata anche dall’invenzione di Gutenberg) e della conseguente Controriforma cattolica non si sono acquietati e finalmente si è potuti uscire da un periodo di forti contrati e di contraddizioni interne ed esterne nella società europea ampliandone il respiro culturale.
L’avvento dei media elettronici diedero, è il caso di dire, la “scossa” al modo di recepire il mondo e l’informazione in particolare. Si potrebbe affermare che la televisione in particolare, medium per eccellenza nella vita di oltre il 90% degli italiani, abbia sì aiutato nei suoi primordi la gente a uscire dall’ignoranza, ma che poi abbia inferto un duro colpo all’informazione a stampa, in seguito definitivamente e mortalmente colpita dai social network. Oggi l’uso della Rete e la fruizione delle notizie vanno a braccetto per milioni di utenti di Internet. I maggiori social media, Facebook e Twitter su tutti, sono utilizzati ogni giorno per leggere le notizie e informarsi in generale. Negli Usa questo modo di fare, appare diffusissimo e ben radicato in tutte le fasce della popolazione, evidenziando però che la percentuale di chi sta sui social network non è aumentata, ma di chi si informa grazie a essi sì.
L’utente tipo nello specifico va a caccia di informazione in maniera mobile e a partire dalle piattaforme di condivisione, quest’ultime preferite al posto di strumenti fissi come i pc. Le abitudini dell’utente tipo americano non si discostano di molto da quello italiano: oltre la metà degli iscritti a un social network (ormai la stragrande maggioranza della popolazione) mostra interesse verso una o più testate editoriali online. I social diventano così il primo canale di informazione per le news, in particolar modo per le cosiddette breaking news e per la lettura di articoli di giornale pubblicati nei vari post di altri utenti. Bisogna comunque specificare che sono soprattutto i cosiddetti Millenials (under 35 anni) a utilizzare i Social come canale prevalente per leggere le news, ovvero una fascia della popolazione interessata per vari motivi a essere informata su ciò che accade nel mondo. Questi dati raffigurano un quadro della situazione culturale e informativa su cui riflettere.
In Italia la cultura orale è diventata la somma di un sapere che non solo ancora non conosce il libro e la lettura, ma che intenzionalmente lo ignora. Basta sottolineare questo dato: per gli istituti di statistica vengono considerati lettori forti coloro i quali leggono almeno cinque libri all’anno! Stiamo diventando un popolo sedentario non solo nel fisico, ma anche nel cervello e nella riflessione critica su ciò che accade intorno a noi. Ci si basa su un’informazione liquida che, per sua natura, ci scivola via dalle mani senza lasciarci nulla di concreto sul quale fermarci a pensare. Non basta solo condividere l’informazione presente sulla Rete per far di ognuno di noi un buon conoscitore della realtà, ma sarebbe necessario e sufficiente fermarsi e compiere quella nobile azione che Hegel raccomandava a gran parte dell’uomo moderno, ovvero la preghiera laica della lettura del giornale.