La Chiesa in Italia, oltre a costituire un pezzo di storia fondamentale, riveste un ruolo di notevole spicco. Tutti sappiamo quanto pesi sulla vita comune in tema di diritti e doveri. Si tratta di un’instituzione che caratterizza la nostra tradizione storica e il nostro patrimonio culturale (seppur con qualche ritrosia, anche gli atei sono costretti ad ammetterlo!).
A questo proposito, chiunque ha sentito parlare dello IOR, ossia dell’istituto per le Opere di Religione. Nato (almeno su carta!) nel 1887 e fondato con questo nome nel 1942 da papa Pio XI, rappresenta il cardine economico della Santa Sede. Il suo scopo è quello di “provvedere alla custodia e all’amministrazione dei beni trasferiti o affidati all’Istituto medesimo da persone fisiche o giuridiche e destinati ad opere di religione e carità. L’Istituto può accettare beni da parte di Enti e persone della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano”. Dunque l’obiettivo primario dello IOR è quello di servire la Chiesa e di far fronte alle esigenze che la riguardano.
Tuttavia intorno a questo istituto, circolano voci e testimonianze di sotterfugi e intrighi che comprendono vasti interessi. Il problema, a quanto pare, non riguarda l’esistenza della banca in sé ma le modalità di gestione delle risorse economiche. Una sfera di mistero avvolge il modus operandi dello IOR. Una fortezza chiusa nella città del Vaticano, i cui dati rimangono inaccessibili ai più. Al di là di ciò che risulta dal sito dell’istituto (il cui statuto è attualmente oggetto d’esame), si sono succedute una serie di vicende incomprensibili a chi non ne fa parte ed è all’oscuro delle dinamiche interne. Oltretutto, da quel che si dice (non c’è la possibilità di consultare fonti ufficiali sicché l’Italia non ha mai aperto un fascicolo sulle vicende dalla Banca Vaticana), ogni dieci anni i suoi documenti vengono distrutti. Insomma spariscono. Un passo in avanti che consente di comprendere al meglio la successione degli accadimenti, è quello di ricollegare le testimonianze ai fatti.
Forse non è possibile scendere nel dettaglio dei particolari, ma questo non impedisce di conoscere -perlomeno superficialmente- l’evoluzione della situazione. Si parla di riciclaggio di soldi, di mafia e denaro sporco e, infine, di investimenti realizzati da persone con precedenti penali. Ma noi a cosa vogliamo credere? Alla perfetta rettitudine proclamata dai rappresentanti di un luogo di culto che nonostante sia di matrice religiosa è comunque governato da uomini, oppure alla diffusa credenza che la Chiesa discenda direttamente da Dio e sia il fulcro del divino?
Forse la prima risposta aiuta a comprendere anche i peggiori imbrogli. La Chiesa è umana e in quanto tale, imperfetta. L’uomo brama il denaro ovunque. Anche l’ideale migliore, trova la morte nei soldi. Non a caso Papa Francesco, nonostante sia costretto a sottostare a determinate “regole”, non si è preoccupato di affermare -con particolare tono di indignazione- che San Pietro non ha mai avuto un conto in banca. Il messaggio è chiaro. Sono parole colme di sincerità fino alla punta della lingua. Quello che non ci si aspetta, è che un organismo che basa la sua esistenza sul trinomio povertà economica-ricchezza interiore-amore per il prossimo, si dimentichi completamente delle sue fondamenta. La preghiera lascia il posto al soldo e l’amore alle preoccupazioni materiali.
Con questo non si vuole mettere in dubbio l’intero operato della Chiesa. Al contrario, le si riconoscono molti meriti. Tra tanti, ad esempio, quello di giungere in ogni luogo del pianeta con i suoi fedeli aiutanti per offrire sostegno e aiuto a chi ne ha bisogno. Sicuramente la sua importanza è fondamentale soprattutto nei paesi di guerra e nel terzo mondo. Se non vi fosse questo tipo di assistenza, la situazione sarebbe ancor più drammatica. Persone che con carità e amore per l’altro, si recano in luoghi in cui la pace non esiste per portare ausilio e soccorso. Con immensa carità d’animo, si occupano dei più bisognosi senza grandi risorse economiche (la maggior parte di queste risiede nella banca dello IOR per altri servizi a noi sconosciuti). Se la cavano con poco. Eppure riescono a portare il loro contributo dappertutto.
Forse è il caso che i servitori della Chiesa la smettano di fare giochi di potere. Un giorno potrebbero guardarsi indietro e non trovar più né investimenti né fedeli. Le persone credono in Dio e vorrebbero vedere la sua parola realizzata in Terra. Per la sua stessa salvezza, si consiglia alla Chiesa di ricercare l’umiltà di un Gesù così lontano dal nostro tempo. In fondo le porte dei cieli sono aperte a tutti, ma non assicurate a chi si professa uomo di Dio mancando di comportarsi come tale.