“Lo Spirito Santo ci rende nuove creature come fece a Pentecoste con gli Apostoli, vince tutte le nostre titubanze, e mette in comunicazione persone diverse”. Credere nello Spirito Santo non è semplice, perché affinché ci venga donato richiede molta fede. Gesù chiese ai suoi discepoli di restare in attesa per ben 50 giorni, si fida ciecamente dei suoi seguaci nonostante alcuni di essi lo hanno rinnegato. Questa prima concezione di Cristo, ci chiede uno scostamento dalle nostre convinzioni odierne. I piani di Dio sono opposti ai nostri, e i suoi tempi non combaciano mai con i nostri desideri. Lo spirito dona forza e vigore, arricchendo chi ci sta intorno. Attenzione, non è un super potere, ma qualcosa che parte dal nostro intimo attraverso il totale abbandono al padre. La Pentecoste è la sintesi dell’essere cristiani, di coloro che non si abbattono e che nonostante tutto vanno avanti. Spirito e speranza possono risuonare come sinonimi, perché solo attraverso l’attesa gioiosa possiamo cambiare il mondo. Bergoglio sa bene il momento difficile che tutto il mondo attraversa, per questo il suo compito e di mantenere alta la fede. Credere è difficile (lo sappiamo), si presuppone una piccola dose di fede, ma i segni concreti della presenza divina sono molteplici.
Lo stesso Bergoglio evidenzia l’efficacia dello Spirito, capace di cambiare l’impossibile: “Quest’esperienza rivela che lo Spirito Santo è come un vento forte e libero. Non si può controllare, fermare, ne misurare; e nemmeno prevedere la direzione”. Questo concetto è difficile da apportare nella nostra società, ormai abituata al “tutto e subito”. Pertanto, è doveroso risvegliare lo spirito dei credenti per continuare l’annuncio della buona novella. Cercare di circoscrivere lo spirito è una cosa errata, perché nessun libro di teologia potrà rivelare la sua eterna complessità. Tutto questo, ci deve spingere ad andare oltre i nostri ambienti confortevoli, alimentando la ricerca del fratello in difficoltà. Questo vuol dire Pentecoste, andare aldilà delle nostre barriere. Purtroppo, noi cristiani tendiamo ad isolarci credendo che tutto ci sia dovuto. L’auspicio di una nuova resurrezione può segnare una svolta, ma anche in questo caso occorre molta fede.