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UNA POLITICA FILO EUROPEA PER L’UCRAINA

Negli ultimi 10 anni la classe politica al potere nella UE  ha dimenticato che “ogni” popolo ha diritto all’autodeterminazione,  e che l’Europa potrà dirsi  finalmente unita solo quando esisterà una Unione che includa la Russia

Nella guerra 1914 -18 Francia, Russia, Regno Unito, Italia e altri combatterono contro Germania, Impero Austro-ungarico ed altri; durante quella guerra l’impero Russo abbandonò perché scoppiò la Rivoluzione (comunista – bolscevica). I morti furono milioni (si parla di Grande Guerra!).

La Grande Guerra guerra finisce, ma la pace è gestita talmente male dai vincitori che in Germania si produce un’altra  Rivoluzione (nazionalsocialista), e nel 1939 scoppia un’altra guerra dove Francia, Russia, Regno Unito e altri combattono contro Germania, Italia e altri. L’Italia, anche questa volta, cambia alleato rispetto a prima della guerra. Alla fine del 1945 l’Unione Sovietica accusa più di 25 milioni di morti (che ancora oggi pesano sulla popolazione di quei Paesi), la Germania è “kaputt”, la Francia è stata invasa totalmente, la Polonia è devastata.

Sul continente Europa scende una “cortina di ferro” che la separa in due, Orientale e Occidentale.

I Paesi dell’Europa Occidentale (Francia, Germania, Regno Unito e altri) hanno imparato, dopo due guerre devastanti, che ciò che li unisce è maggiore di quel  che li divide. Nasce così la CECA, che poi diventa Comunità Europea….e cresce, fino al 1990. Poi nel 1991 l’Urss si scinde in più Stati, alcuni diventano membri della UE e altri no.

Durante la seconda guerra mondiale l’Ucraina era parte dell’Unione Sovietica, eppure molti ucraini combatterono e morirono  con le truppe tedesche sperando nell’indipendenza. Nel 1990 finisce la “guerra fredda”, con la sconfitta dell’Unione Sovietica; alcuni paesi che si erano trovati a destra della “cortina di ferro” aderiscono all’Unione  Europea, tra essi la Polonia, che durante la  guerra era stata invasa dalla Germania.

L’Unione Europea gradualmente  include molti paesi  dell’Europa Orientale prima controllati dall’Unione Sovietica, che hanno ferocemente combattuto anch’essi contro  la Germania (o ne sono stati alleati).  Anche perché inserirsi nell’Unione Europea non richiede nulla, ad esempio ogni paese conserva la sua lingua, ma frutta ricchi finanziamenti. Inoltre nell’Unione Europea le minoranze sono trattate così bene che persino la Catalogna fantastica di separarsi dalla Spagna e aderire all’Unione Europea; ogni minoranza non è più una “minoranza” in un Paese, ma un gruppo minoritario entro la più ampia frontiere dell’Unione, e dove si parlano 29 lingue ufficiali suonerebbe un po’ ridicolo dire che la propria è oppressa.

Un principio base dell’Unione è  l’autodeterminazione dei popoli, anche delle minoranze. Principio ambiguo, perché se fosse applicato alla lettera ogni Stato si frantumerebbe in più Stati, specialmente quando lo Stato “padre” è debole. Probabilmente oggi se il Sud Tirolo – Alto Adige decidesse di voler passare all’Austria non incontrerebbe alcun ostacolo, tranne quello per l’Austria di doverlo finanziare per garantire  condizioni alla minoranza italiana in Austria identiche a quelle concesse alla minoranza tedesca in Italia; nessuno batterebbe ciglio, siamo europei. Quando il Kosovo ha chiesto l’autonomia dalla Serbia le forze armate di molti Stati nembi della UE sono intervenute per consentire la secessione, scatenando una guerra.

Nel 2014  va al potere un governo filostatutinitense, e l’Ucraina decide di allentare i legami con la Federazione Russa e  puntare all’Unione Europea. Si trova in Europa, ha combattuto anch’essa le guerre europee, la cultura è assimilabile alle altre culture europee, nulla osta..ma…

L’Ucraina non è uno staterello: ha (aveva) 45  milioni di abitanti, 600.000 kmq di territorio, ha legami fortissimi con la Federazione Russa che non vuole certo lasciarla passare al campo avverso e in Ucraina la scelta è difficile, ma una volta fatta l’Ucraina è libera di scegliere.

Sembrerebbe solo un  altro popolo europeo che si unisce alla UE ma…

L’Ucraina ha una minoranza del 22% di russi, concentrati nella zona orientale (confinante con la Russia) e in Crimea. Essere una minoranza russa in uno stato legato alla Russia è una cosa, essere una minoranza russa in uno  stato legato a Paesi non-russi un’altra, e neanche alla Russia sta tanto bene. Specialmente quando i governi nazionalisti ucraini cominciano a voler “ucrainizzare” i russi, ad esempio rendendo solo l’ucraino lingua ufficiale.

La Federazione Russa, anche se ha partecipato alla seconda guerra mondiale vincendola (a troppo caro prezzo), ha perso la guerra fredda contro gli USA, ma è vista ancora come una Grande Potenza. E se può accettare che sfugga  uno stato satellite, non può accettare lo “schiaffo” di vedere i “suoi” russi rimasti entro i confini (sbagliati, perché non tenevano conto della minoranza russa) ex URSS in Ucraina. Abbiamo quindi una minoranza russa che non vuole restare in Ucraina, e una Russia che vuole la stessa cosa. La Crimea si stacca per prima…e l’Ucraina accetta il fatto compiuto.

Anche i Russi dell’Ucraina orientale vogliono staccarsi ma (qui scatta lo stesso riflesso condizionato che è costato all’Europa tre guerre civili in un secolo) l’Ucraina non vuole perdere territori. Di più, non vuole neanche concedere ai russi una autonomia come quella concessa ai tedeschi del Sud Tirolo in Italia.

Facendola breve, scoppia la guerra tra i due popoli! Tuttora in corso.

Che otto milioni di russi vogliano restare in una repubblica indipendente come il Kosovo o vogliano una larga autonomia come il Sud Tirolo è un desiderio che andrebbe rispettato. Quindi i russi dell’est ucraino avrebbero tutti i diritti di andarsene con chi preferiscono, così come ha fatto la Crimea.

L’Unione Europea, che in altri luoghi difende anche con le armi il diritto all’autodeterminazione, invece, cosa fa?  Reagisce secondo il vecchio principio dell’integrità territoriale, a prescindere da quel che vuole il popolo che ci abita, in ciò contraddicendosi. Invece di fungere da pacificatore tra Ucraini e Russi, si comporta esattamente come i suoi membri si sono comportati all’inizio del XX secolo. Se non aveva senso morire per Pristina, perché oggi avrebbe senso morire per il Donbass?

Come il conflitto tra Germania e Polonia per lo “spazio vitale” non aveva senso se si guardava all’Europa come un tutt’uno, così non  ha senso il conflitto tra Ucraina e Russia.

Così come la Germania verso la Russia non fece che ripetere  l’abitudine ai secolari conflitti con l’Est, così adesso l’Europa occidentale ripete lo stesso copione.

Che negli USA scatti il vecchio riflesso  condizionato antirusso  passi, ma l’Europa Occidentale dovrebbe capire che  si chiama “occidentale” non a caso: è una parte dell’Europa, e solo una parte!

Europa non è solo una espressione geografica: territorio che va dal promontorio di Gibilterra ai monti Urali. E’ anche una espressione culturale.

E in tutt’e due gli aspetti la Russia ne fa parte a  pieno titolo, e a pieno diritto: razze simili, religione la stessa, cultura talmente  europea che la classe nobile russa due  secoli fa parlava solo francese. E se i  russi sono, come sono, europei, che una  parte di loro che si ritrova in Ucraina voglia passare alla Russia per l’Unione Europea dovrebbe essere sovranamente indifferente. Deve esserlo.

Perché la grandezza dell’Unione Europea è proprio nella “volontaria” adesione dei suoi 29 membri, e per aderire è anche necessario il rispetto delle minoranze che il governo nazionalista ucraino ha dimenticato e la UE ha trascurato solo  in questo caso,  e questa grandezza non sarà compiuta finché anche la Russia, anche lei combattente nelle tre guerre civili europee, non aderisca alla UE.

Non è che  la Russia debba “aggregarsi” all’Unione Europea, quasi fosse un poverello senza casa: gli Stati e le varie parti della Federazione Russa devono essere “parte” dell’Unione Europea esattamente come ne sono parte gli Stati attualmente membri.

Come poi questa partecipazione avverrà, in quali forme e tempi, come sarà suddivisa la Federazione Russa in Stati per la rappresentanza nell’Unione, e tutto il resto, saranno oggetto di analisi e dibattiti.

Quel che è certo è che l’Unione Europea, alla fine del conflitto in corso,   dovrà comunque trattare la Russia non come un nemico (tutti i paesi UE sono ex-nemici di  altri paesi UE), né come un  possibile  alleato, ma come un Paese che dovrebbe essere già membro della UE.

Sottili analisti, e profondi studiosi,  potranno elencare decine di argomenti  contro questa ipotesi. La più immediata è che “le scelte di Punti…”, ma Putin passerà tra qualche anno, e la Russia resterà.

Quando ci si unisce, ci si scambia molto, ma si scambiano anche le idee. Non ogni aspetto di una cultura è da conservare, ma ogni cultura ha generalmente qualcosa di migliore delle altre, e che le altre farebbero bene a  imparare. Lo stesso attaccamento  nazionalistico russo ai russi ucraini è qualcosa che l’Europa Occidentale deve re-imparare per difendere gli europei, perché una Europa unita non è un’insieme di uffici amministrativi  pieni di burocrati.

Né Cina, né India, né USA sono “organizzazioni amministrative”, ma Stati dove i cittadini si sento “cinesi”, “indiani”, “americani” , pur essendo anche originari di uno delle decine di Stati che li compongono; esattamente come gli italiani sono italiani anche se sono umbri, liguri, lombardi, eccetera..  Così gli europei debbono sentirsi europei anche se sono tedeschi, polacchi, italiani, ucraini o…russi. Senza riserve mentali: chi sente di appartenere a una cultura “altra” dall’europea non è europeo, anche se vi risiede, e l’Europa non ha obblighi verso di lui, ma invece ha molti obblighi verso chi è e “si sente” europeo.

Sì, certamente, i russi parlano una lingua complicata (forse meno del tedesco?), sono di un tono di bianco leggermente diverso (meno di un trentino rispetto a un siciliano), hanno una religione diversa (la  distinzione tra cattolicesimo e ortodossia sicuramente c’è, ma dubitiamo che il 99,9% di cattolici e ortodossi l’abbia capita, esclusi i dottori in Teologia), e così  via…ma queste differenze sono molto minori di quelle portate dai tanti stranieri che hanno invaso l’Europa occidentale.

Un russo è differente da un italiano quanto lo è uno spagnolo, e la cultura italiana ha “pescato” ampiamente nella letteratura russa; e questi sono solo due esempi tra migliaia del perché i russi sono europei più di milioni di persone che oggi risiedono in Europa. La Russia soddisfa perfettamente i requisiti di europeicità anche per un’altra ragione storica, più brutale: anche la Russia si è dissanguata con le guerre civili europee, e così come i vecchi nemici occidentali oggi siedono insieme, così  dovrà accadere con i vecchi nemici orientali. Se in questa “fusione” europea non tutti gli Stati un tempo aderenti all’Unione Sovietica potranno, o vorranno, entrare a far parte dell’Unione, la UE dovrà comunque cercare di arrivare ad averli come membri.

La Russia è nazionalista? Ottimo! Lo è anche l’Ucraina  e la stessa  UE  deve re – imparare ad esserlo: esiste un nazionalismo “sano”, di chi difende il benessere del suo popolo dall’oppressione altrui, dallo sfruttamento  economico, dalle ideologie tiranniche, dalle religioni superate.

Come dovrebbe agire l’Unione Europea ? Ammesso che riesca ad avere una politica unitaria, deve solo incoraggiare l’Ucraina a lasciare l’autodeterminazione ai russofoni: e se vogliono andare con la Russia che vadano. Torneranno insieme a tutta la Russia, compresi i territori non europei geograficamente ma abitati da russi.

Non torneranno presto? Occorre tempo: sono stati necessari settanta anni perché l’Unione Europea diventasse quel che è oggi, e certamente ancora molto deve essere fatto, ma se l’Unione Europea deve diventare una vera Federazione allora deve imparare dalla Russia, che riesce a gestire una struttura federale estremamente complessa, con decine di lingue diverse.

Si obietterà che la Russia è troppo grande per l’Unione Europea. Falso: gli abitanti della Federazione Russa sono meno di un terzo degli altri europei, anche uniti gli europei resteranno una frazione dei cinesi o degli indiani.

Si obietterà che la Russia non vuole essere parte dell’Unione. Qui subentra il fattore umano che ha costruito l’Unione: la fiducia. Fiducia della Russia negli altri Paesi europei, che debbono dimostrare alla Russia che questa fiducia è meritata, ma ciò non accadrà senza un comportamento coerente.

Non ha senso “sanzionare” la Russia perché appoggia e arma i Russi in Ucraina, e c’è una guerra in corso che potrebbe anche finire domani se ci si accordasse. Significa vederla come un nemico “eterno”, mentre la Russia per l’Europa occidentale è la parte che manca. Quello che nella Russia fa paura ai burocrati europei, la volontà di grandezza, la difesa dei suoi cittadini contro l’invasione straniera, la politica tenacemente decisionista, è proprio ciò di cui la UE ha bisogno.  Sanzionare la Russia significa solo rafforzare i  suoi legami con paesi extraeuropei, ed è l’errore che i Paesi europei hanno già fatto per tutto il XX secolo: per combattersi tra loro si sono alleati con tutti i possibili nemici, e i nemici hanno prosperato mentre l’Europa nel XX secolo si è quasi autodistrutta.

In un mondo pieno di conflitti, i paesi della UE avrebbero l’obbligo, come europei, di smorzare il conflitto ucraino. Non è possibile farlo sempre,  alcuni conflitti sono inevitabili, ma quella in Ucraina rischia di diventare l’ennesima guerra civile europea. Per niente.

Supponiamo, per un momento, che Ucraina e Russia fossero due membri dell’Unione. Una parte dei cittadini dell’Ucraina chiede di essere trasferita, uomini e territorio, dall’Ucraina alla Russia. Quale sarebbe la ragione per non approvare? Non ci sarebbe. Così come, entro la frontiera UE, non c’è neanche oggi.

Data:

2 Novembre 2024

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