Nonostante, almeno agli inizi, quello delle Primarie Usa potesse apparire come un mondo a sé, avulso da qualsiasi contingenza, ora è perfettamente integrato con tutte le situazioni collaterali e con quella generale del paese. Ovviamente, ça va sans dire, ogni riferimento al coronavirus non è puramente casuale.
Prima di osservare da vicino come un simile flagello possa influenzare le alte cariche politiche statunitensi… dove eravamo rimasti con la corsa? Uno dopo l’altro, sono caduti tutti quanti. O, meglio, si sono ritirati. Dal fronte democratico sono stati assegnati 2302 delegati, mentre ne servono 1991 al candidato presidente per trionfare nel suo partito. A dominare è sempre Joe Biden, con 1217, seguito da Bernie Sanders, con 914. Dalla sponda repubblicana è rimasto soltanto Donald Trump, con 1339 delegati su 1340 assegnati. Dato che il numero necessario è 1276, The Donald è matematicamente il candidato presidenziale del suo partito.
Il sondaggio condotto da ABC News vede ora fronteggiarsi Biden e Trump, che godono rispettivamente del 49% e del 47% delle preferenze. Si tratta di un recupero niente male da parte del presidente in carica, dato che un mese fa accusava un ritardo di sette punti percentuali sul suo sfidante.
Ecco come il coronavirus, che all’inizio pareva lontano dagli “inscalfibili” United States of America, ora influenza la corsa presidenziale. Il tycoon non abbandona il suo popolo nel momento di maggior difficoltà del suo paese. Incredibilmente sta riuscendo in ciò che, durante tutto il suo primo mandato, non gli è venuto poi così tanto bene: mettere tutti d’accordo. O quasi.
Ora che è impossibilitato a tenere comizi, Trump cerca infatti di trascorrere quantomeno un paio di ore al giorno impegnato in dirette televisive, prendendo parte alle riunioni giornaliere delle task force contro il virus. Questa mancata rinuncia alla campagna elettorale sta producendo effetti positivi per chi vuole giocarsi seriamente il suo secondo quadriennio. Le carte sono in tavola e, come si direbbe in una partita di briscola, sono tutti “carichi”: ricordiamo che il Capo di Stato americano ha firmato un patto da 2000 miliardi di dollari, per non parlare di tutti gli aiuti economici alla popolazione che ne conseguiranno.
Insomma, la “resilienza” di Trump si sta ritorcendo contro Biden: è un periodo delicato per il mondo e per l’America, durante il quale ogni piccolo gesto può fare la differenza. Esempio: voi vi fidereste di un politico, candidato alla Casa Bianca, che esorta all’assunzione di innumerevoli precauzioni e poi le dimentica rovinosamente quando colto lui stesso da un improvviso starnuto? No? Il popolo a stelle e strisce concorda.
Per questo le percentuali sono vicinissime al pareggio. Perché il traguardo dello Studio Ovale è lì, ma potrà raggiungerlo soltanto il migliore.