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USA, ANALISTI PREOCCUPATI: “RISCHI DI VIOLENZE IL 20 GENNAIO”

L’assalto di Capitol Hill avvenuto il 6 gennaio non è stato un episodio isolato, e solo gli ingenui avrebbero potuto sperare che lo fosse. L’estrema destra di QAnon, dei Proud Boys e dei Boogaloo, che insieme ad altri gruppi hanno raccolto l’orrenda eredità del Ku-Klux-Klan, dopo le rappresaglie alla sede del Congresso, sta preparando un altro attacco, come prevedibile, per il giorno della cerimonia di insediamento di Joe Biden, che si terrà il 20 gennaio. Le autorità americane stanno indagando sui messaggi che i componenti delle milizie sovversive si stanno scambiando su vari social network, in primis su Telegram dove le comunicazioni sono più esplicite. Tra i messaggi, si trovano liste di proscrizione di oppositori di Trump e inviti espliciti alla violenza (definita “inevitabile”) e alla lotta armata. Le organizzazioni criminali in questione stanno organizzando, per il 20 gennaio a Washington, la “Million Militia March”, il cui logo ne spiega l’intento più di mille parole. Così, mentre i social di proprietà di Mark Zuckerberg optano per la cancellazione definitiva dei profili di Donald Trump per incitazione all’odio e alla violenza (cosa, questa, che sta sollevando un polverone non indifferente), dimostrando finalmente, anche per i posteri, di essere capaci di agire in maniera forte in difesa della democrazia e contro il veleno delle fake new.

cms_20583/foto_1.jpgMa, comunque, questi stessi social network non possono controllare completamente il traffico gigantesco di post e tweet generato dall’estrema destra. Trump, da par suo, è imbestialito per la decisione di Twitter e Facebook, e ha dichiarato di essere intenzionato a creare una propria piattaforma. Il traffico di informazioni che i gruppi sovversivi stanno facendo circolare in maniera esplicita in vista della cerimonia di insediamento preoccupa non poco Joe Biden e le istituzioni democratiche tutte, con gli analisti che sono al lavoro per cercare di prevedere eventuali mosse dei suprematisti bianchi. Alla Cnn Jonathan Greenblatt, Ceo della Lega Anti-Diffamazione, ha detto: “temiamo che questa violenza possa peggiorare invece che migliorare”. Le autorità americane, nell’ambito delle indagini, hanno arrestato Jake Angeli, lo “sciamano” di QAnon che era in prima linea durante l’assalto a Capitol Hill. La Camera dei Rappresentanti, invece, si appresta a discutere la richiesta di impeachment verso Donald Trump, che verrà presentata lunedì. Il Presidente Eletto Biden, alla notizia che Trump non presenzierà alla cerimonia di insediamento, ha commentato: “è una buona cosa. Benvenga invece la presenza del vice presidente uscente, Mike Pence”.

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Un endorsement, quest’ultimo, verso un politico che non potrebbe essere più lontano dalla linea Dem, ma che il 6 gennaio ha agito con indubbia integrità istituzionale, arrivando addirittura a scavalcare il suo stesso Presidente per chiedere l’intervento della Guardia Nazionale quando era ormai evidente che Trump non avrebbe mosso un dito per fermare il tentativo di colpo di Stato. Prima di Donald Trump sono stati tre i presidenti nella storia degli Stati Uniti che si sono rifiutati di essere presenti all’insediamento del loro successore: l’ultimo era stato Andrew Johnson nel 1869, quattro anni dopo la fine della Guerra di Secessione. Il successore con cui Johnson si rifiutò di condividere il palco era Ulysses Grant. Precedentemente, come Johnson avevano fatto John Adams e suo figlio John Quincy Adams, negando la “compagnia” rispettivamente a Thomas Jefferson ed Andrew Jackson. Insomma, dopo ben 151 anni non vedremo il Presidente uscente salutare il Presidente eletto nel giorno del giuramento e del conseguente insediamento. Questa, però, sembra una cosa di poco conto di fronte al rischio concreto di un attacco armato da parte dell’estrema destra, ormai totalmente fuori controllo.

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Data:

9 Gennaio 2021