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USA – Con Donald  Trump alla presidenza  molto dovrebbe cambiare

Donald Trump ha iniziato la sua prima Presidenza a gennaio 2017 e inizierà la seconda da gennaio 2025. Sono trascorsi otto anni, ma qualcosa nel programma di Trump è cambiato? Sostanzialmente no, anche se si potrebbe dire che è diventato ancora più netto.

Con la nuova presidenza  nel 2017 cambiò il sito web della Casa Bianca, e  i cambiamenti si è poi visto erano la fotografia del programma” che Donald Trump intendeva seguire, e  molti di coloro che lo avevano  votato restarono delusi. Ci potremmo aspettare un effetto analogo a gennaio 2025. Ricordiamo che Trump ha fatto, sostanzialmente, due promesse verificabili:

– espellere circa 12 milioni di immigrati illegali

– rilanciare l’economia USA riattivando la produzione interna anche tramite dazi.

Nel 2017 la sezione dedicata  al  cambiamento climatico fu sostituita da An American First Energy Plan, in cui non si parlava di clima e si affermava che il presidente “è impegnato a eliminare le politiche non necessarie e dannose come il Climate Action Plan”. Durante la campagna elettorale Trump, con grande astuzia, è riuscito a far dimenticare di essere uno dei principali esponenti della classe “dell’ 1%”  più ricco, così come è riuscito a far dimenticare che tutto il suo “cerchio magico” è sempre entro la classe dell’1% che include i dirigenti e proprietari delle principali aziende produttrici (direttamente o indirettamente) di anidride carbonica. Aziende che ovviamente nel 2017 volevano e anche nel 2025 vorranno  sfruttare la presidenza Trump per accrescere i propri profitti. Se questo è il trend USA, la Federazione Russa ringrazia sentitamente:  con l’effetto serra che così si prospetta nei prossimi decenni  la Siberia non potrà che essere meno fredda, il Mar Glaciale Artico sempre più accessibile per la scomparsa dei ghiacci, e l’economia russa  ne avrà  enormi benefici. 

Moltissimi Paesi in via di sviluppo accusavano nel 2017 e accusano oggi USA (e Europa) di essere responsabili dell’inquinamento finora accumulato nell’atmosfera, e chiedevano che fossero questi continenti a farsene carico. Adesso  la “esplicita” risposta USA, con Trump, sarà di lasciar fare “al libero mercato”, vale a dire agli interessi privati  di oggi. E’ la stessa scelta che ha portato i governanti della  Cina a seguire la strada della motorizzazione privata, e l’atmosfera cinese a essere la più inquinata del globo.

Tutti i Paesi in via di sviluppo che oggi protestano dimenticano, molto volentieri, che il loro boom demografico ed economico è dovuto alle scoperte della scienza e della tecnologia europee. Senza la medicina europea la mortalità sarebbe ancora ai livelli di due secoli fa. Senza la fisica europea non esisterebbero autocarri, aerei, comunicazioni elettroniche,  e tutto quello che rende possibile la globalizzazione. Se il mondo oggi è più ricco,  è  dovuto allo sviluppo economico avviato dall’Europa. Se il mondo oggi è più inquinato, è dovuto anche alle classi dirigenti che hanno fatto determinate scelte. La risposta USA (il cui sviluppo economico è il figlio di successo  della scienza e della tecnologia europee) nel 2017 era e ancora di più sarà nel 2025 di non sentirsi responsabile. In un mondo dove gli USA hanno meno del 5%  della popolazione globale, con Asia e Africa che stanno seguendo nella crescita economica la strada già percorsa dagli USA e quindi inquineranno in proporzione alla popolazione, la scelta USA nel 2017 rischiava di essere seguita anche dalla UE, si è visto poi che la UE ha adottato una politica verde che si sta rivelando economicamente insostenibile e che sta portando alla ulteriore devastazione del tessuto produttivo UE. Essere troppo all’avanguardia nel “non inquinamento”  ha infatti già devastato l’economia europea, perché le merci fabbricate in Cina a basso costo, grazie anche all’enorme inquinamento non gestito, hanno causato in Europa una deindustrializzazione e  un flusso migratorio dalla Cina da nessuno richiesti.

Nel 2017 la pagina sui diritti civili, intesi come diritti dei non eterosessuali  (LGBT) fu rimpiazzata dalla sezione Standing Up for Our Law Enforcement Community, in cui i timori su come la polizia agisce vengono sostituiti dalla richiesta di aumentare gli organici delle  forze dell’ordine.  Dei contenuti voluti da Barack Obama sul sito della White House, restava traccia solo nelle pagine archiviate online. La scelta del Partito di Trump, che si potrebbe definire Partito Repubblicano di Estrema Destra (estrema come la diseguaglianza economica che vuole accrescere), spingeva a parole il pendolo della politica nel verso della repressione. Il doppio successo della estrema destra USA è stato certamente favorito dalle scelte politiche di una classe dirigente che ha visto  diritti  civili e ordine pubblico in antitesi, per cui una maggior libertà è stata vista come possibile solo dando poca attenzione a quella che si chiama “tutela dell’ordine pubblico”. Gli elettori che vivono il problema della delinquenza e della violenza non-registrata sempre più diffuse  sulla propria pelle hanno votato Trump. Esiste un livello di violenza “ambientale” che dà luogo a poche azioni registrate, ma che svuota  le strade la sera, e fa sfuggire certe zone, per cui  è necessario “anche” un maggior controllo da parte delle Forze di Polizia, e Trump ha capito l’esigenza degli elettori. In ogni epoca storica ci sono stati poveri che chiedevano più protezione, e ricchi che l’hanno offerta a prezzo opportunisticamente alto; tutto il sistema feudale del MedioEvo si è basato su questo scambio “fedeltà e subordinazione in cambio di protezione”. Trump non porta nulla di nuovo; rinfresca una lezione che una parte della classe politica USA, quella sconfitta in queste elezioni presidenziali,  ha dimenticato.

Un fatto interessante è che nel nuovo sito del 2017 non ci fosse a  una sezione dedicata a uno dei temi che Donald Trump aveva  più sfruttato durante la campagna elettorale: l’immigrazione. Si ipotizzava che il tema “immigrazione” sarebbe stato  sviscerato più avanti, quando il neo Presidente avesse avuto un quadro più completo della situazione e di come risolvere operativamente il problema, che essendo epocale richiedeva e richiede  soluzioni parimenti epocali. Visti i risultati del quadriennio 2017-2021 la promessa di “12 milioni di espulsi” rischia di non essere mantenuta dal 2025 nemmeno all’1%, ma solo la storia potrà dircelo.

Quando si afferma che gli USA, essendo un Paese di immigrati, dovrebbero accettare la libera immigrazione, si dimenticano tre aspetti storicamente rilevanti. Il primo è che il Nord-America era un continente praticamente “vuoto” e senza civiltà organizzate a livello europeo. Il secondo è che le “cinquecento tribù” autoctone sono state, letteralmente, sterminate dagli  stranieri europei immigrati  e non richiesti né graditi (è quello che sta accadendo nella UE), e spossessate di quanto era di loro proprietà indiscussa. Il terzo è che l’immigrazione dall’Europa era omogenea sia culturalmente (tutti gli immigrati si riconoscevano in una delle religioni cristiane) che razzialmente (con tutte le differenze pur esistenti tra le etnie europee), e quindi non era identificabile una minoranza “separata” o che volesse restare culturalmente separata. La reazione anti-immigrati degli elettori USA è stata agita man mano che è cresciuto il numero di stranieri che pretendono di vivere negli USA con la propria cultura di origine, in perfetto scontro con il concetto di “melting pot” nordamericano.  Moltissimi elettori nordamericani semplicemente non accettano, dopo che i loro avi hanno dovuto imparare l’inglese (italiani, tedeschi,etc.. hanno dovuto e voluto allinearsi), che adesso arrivino stranieri che pretendono di usare lo spagnolo (o altre lingue) come lingua ufficiale. La reazione è ancor più di rigetto quando lo straniero che arriva, sfuggendo da una cultura che evidentemente gli dà problemi altrimenti non emigrerebbe, pretende di conservare immutata la sua cultura, o ancor più è convinto  (ad esempio per gli islamisti, ma non solo) che sia superiore alla cultura del paese in cui si è trasferito. Un italiano (di origine, non per cittadinanza) che emigri in Svezia sta dicendo, con i piedi, che la cultura svedese è migliore di quella italiana, e quindi logicamente gli svedesi si attendono che si assimili alla cultura svedese; se ciò non avviene una reazione di respingenza è scontata.

La seconda possibile spiegazione del fatto  che il tema “immigrazione” non fosse  evidenziato nel sito è che per Trump fosse  stato solo un tema elettorale, sbandierato per raccogliere voti. Ed è lo stesso dubbio che si avrà dal 2025. Se così fosse, Trump deluderà un numero enorme di elettori, che nel prosieguo cercheranno altri portavoce politici. Così facendo inoltre  Trump scava la terra sotto i piedi ai  populismi di destra europei:  in Europa si vota la nuova destra perché faccia quel che non fa la vecchia sinistra, ma se neanche la destra lo fa allora gli elettori che faranno? L’elettorato cercherà una terza alternativa. Poiché tra qualche anno, in assenza di azioni proattive, il problema immigrazione sarà ancora più forte, anche le scelte dell’elettorato saranno più “forti”.

Il fascismo in Italia nel 1922, e il nazionalsocialismo in Germania nel 1932, sono andati al potere proprio perché c’era un problema “forte” che i partiti classici non potevano, o meglio non volevano, risolvere. Pochi ricordano che l’idea di un socialismo “nazionale”  nacque nell’Europa Orientale anche per il forte afflusso di immigrati da zone europee ancora più povere, che riduceva il livello dei salari. Così come molti vogliono far dimenticare che in Europa, in concomitanza con  la seconda guerra mondiale, milioni di persone furono spostate anche per eliminare le differenze di etnìa dentro i nuovi Stati; differenze che erano cresciute per secoli grazie a una immigrazione non assimilata. E’ evidente che oggi in Europa non esistono più minoranze tedesche fuori da Austria e Germania, se si esclude il Sud Tirolo, dove la minoranza tedesca non è stata espulsa sia perché il problema del conflitto italo-tedesco era inesistente, sia perché  l’Italia, essendo un Paese sconfitto, ha dovuto invece  “subìre” l’espulsione della sua minoranza dai Balcani. Dove in Europa esistono Paesi con minoranze consistenti non assimilabili il conflitto continua, e a volte esplode, come nei Balcani alla fine del XX secolo.

Donald Trump ha  in sintesi promesso di espellere tutti quelli che chiama “i messicani e i musulmani”, anche se non è ben chiaro a chi si riferisca e forse è meglio parlare genericamente di “immigrati illegali”. E’ stata questa sua promessa elettorale a scatenare reazioni fortissime in tutto il mondo. Sia che la mantenga, sia che la dimentichi, la sua scelta avrà conseguenze fino agli antipodi degli USA. Potrà non mantenerla affatto, o mantenerla al 100%, o mantenerla in parte. La terza è la soluzione più probabile, soprattutto se la soluzione parziale potrà essere amplificata sui media come molto più incisiva di quella effettiva. Resta il fatto che espellere il 4% dei residenti è una operazione sì tecnicamente fattibile, ma di complessità   enorme, e comunque vada l’esito sarà attentamente analizzato dagli Stati dove la percentuale di immigrati illegali potenzialmente da espellere è comparabile o ben più alta.

Data:

19 Gennaio 2025

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