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USA IN AIUTO DEGLI EMIRATI

Interludio tra gli atti della “tragedia” ucraina, che sta catalizzando l’attenzione pubblica. Nel preludio della più intricata e delicata narrazione extra-Covid degli ultimi due anni, si era raccontato di come gli Emirati Arabi Uniti fossero stati il teatro di una ribellione armata. I protagonisti gli Huthi, gruppo rivoluzionario yemenita. E cosa c’entra tutto questo con la crisi che sta attraversando l’est europeo? C’è un minimo comun denominatore, che corrisponde agli Stati Uniti d’America. Il colosso di Joe Biden distoglie la sua attenzione dal tenere d’occhio la Russia e si concentra sugli EAU, inviandovi un cacciatorpediniere con tanto di missili guidati e aerei da caccia di ultima generazione. Quindi no: per usare un’espressione in voga di questi tempi, la ribellione yemenita non è esattamente un apostrofo tra le parole “crisi” e “ucraina”.

Secondo quanto riferito dall’ambasciata americana, la decisione di fornire manforte agli Emirati è il frutto di un confronto tra il Segretario alla Difesa e il principe ereditario: Lloyd Austin e Mohammed bin Zayed Al-Nahyan si sarebbero trovati concordi nell’intervenire, e con la mano pesante. “L’America assisterà gli Emirati nell’affrontare l’attuale minaccia, chiaro segnale che gli Stati Uniti sostengono il mondo arabo come un partner strategico di lunga data”. Oltre alle forze militari Washington fornirà ad Abu Dhabi l’aiuto necessario anche riguardo l’intelligence. La domanda sorge spontanea: esistono dei parallelismi, oltre la loro quasi sorprendente contemporaneità, tra questa crisi e quella ucraina? La risposta non è in questa sede, chiunque legga può fornirsi la propria. Obbiettivo di chi scrive è presentare gli elementi necessari affinché sia possibile trarre una conclusione. La parte lesa c’è: da un lato gli Emirati Arabi Uniti e dall’altro l’Ucraina.

Chi sta creando scompiglio c’è, anche se solo per una questione è chiaro: trattasi degli Huthi yemeniti, mentre cucire sulla Russia il ruolo di antagonista per l’est Europa potrebbe risultare quantomeno affrettato. Il deus ex machina risolutore sarebbe lo stesso, gli Stati Uniti. Sulla grande scacchiera mondiale ci sono i giocatori… e le pedine? Anche. In difesa di Abu Dhabi sono stati dispiegati, come già detto, il cacciatorpediniere “USS Cole” e caccia di quinta generazione. Verso Kiev, invece, viaggiano sei navi, una sessantina di carri armati e oltre 1500 soldati. Ci sono anche le coalizioni di mezzo, visto che anche ONU e NATO si dichiarano pronte a intervenire: gli Emirati fanno infatti parte di un’alleanza guidata dall’Arabia Saudita con l’obbiettivo di fermare i ribelli yemeniti. Ad ora le similitudini terminano qua, ma ci sarebbe un’ultima da aggiungere: l’esito futuro. Positivo, si intende.

Data:

2 Febbraio 2022