La tensione tra Russia e Stati Uniti non accenna a fermarsi. Dopo le pesanti dichiarazioni del Presidente USA Joe Biden sul suo omologo russo Vladimir Putin, e la piccata risposta di quest’ultimo, il nuovo “campo di battaglia” è diventato il super-gasdotto Nord Stream 2, che dovrebbe aumentare di molto il volume di esportazioni della materia prima dalla Russia verso la Germania. L’idea di una cementificazione della dipendenza energetica tedesca verso Mosca non piace affatto all’amministrazione americana. Così, il Segretario di Stato americano, Tony Blinken, ha dichiarato: “ogni azienda che sia coinvolta in Nord Stream 2 rischia sanzioni americane ed è invitata a mettere immediatamente fine ai lavori”, aggiungendo che l’accordo per questa infrastruttura sarebbe “un cattivo accordo, per la Germania, per l’Ucraina e per tutti i nostri partner in Europa centrale ed in Europa orientale”. Parole dure e molto chiare quelle di Blinken, che esprimono un’evidente presa di posizione da parte di Washington: “o noi o loro”, è il messaggio non-detto che trapela dalle affermazioni del successore di Mike Pompeo.
Le ragioni americane sono ben comprensibili: in caso di un rapporto di dipendenza energetica, i Paesi europei potrebbero ammorbidire le proprie politiche di contrasto al dispotismo che la Russia esercita sul piano interno ed internazionale, cosa che potrebbe trascinare gli USA in cattive acque, costringendoli a fronteggiare da soli un rivale molto potente. Tuttavia, gli ultimatum di Washington non sembrano aver scalfito le intenzioni della Germania, fortemente interessata alla conclusione (ormai vicinissima) dei lavori per il super-gasdotto di 1200 chilometri, tanto che la stampa tedesca non si chiede se essi verranno ultimati, ma quando. Da Berlino assicurano, tuttavia, che il progetto abbia una natura prettamente economica: rassicurazioni non sufficienti a tranquillizzare il team di Joe Biden.
Anche in Europa, certo, non mancano le voci fortemente critiche verso Nord Stream 2, sia dentro che fuori dalla Germania. Se la Francia condivide in buona parte le preoccupazioni americane, i Verdi tedeschi, uno dei partiti più cresciuti negli ultimi anni in Germania, chiedono esplicitamente il blocco definitivo dei lavori, e nella stessa CDU di Angela Merkel sembrerebbero esserci parecchie preoccupazioni riguardo l’effetto che la pipeline potrebbe apportare alle relazioni internazionali. A questo punto l’attenzione si sposta tutta sul prossimo vertice dei ministri degli Esteri della Nato, fissato per il 23 e il 24 marzo: nell’occasione, il nuovo capo della diplomazia statunitense cercherà di avere un colloquio con il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas. Difficile che si trovi un’intesa nell’immediato, ma si spera, almeno, che le parti in causa possano riavvicinarsi, per il bene dei rapporti transatlantici.