Gli Stati Uniti, tramite il Segretario di Stato, hanno ufficialmente depennato il Sudan dalla “lista nera” delle regioni che sostengono il terrorismo internazionale, nella quale il Paese africano figurava dal 1993. Lo comunica l’ambasciata americana a Khartoum.
Il Presidente Donald Trump aveva comunicato la decisione già ad ottobre, spiegando che, in cambio dell’eliminazione dalla lista, il Sudan aveva accettato di pagare un risarcimento di 335 milioni di dollari alle famiglie vittime del terrorismo. Un provvedimento non certo insensato, questo, che si basa sui recenti accadimenti che hanno cambiato la storia del Paese situato a nord-est del Corno d’Africa. La rivoluzione iniziata nel 2018 e culminata con le dimissioni e l’incriminazione del dittatore Omar al-Bashir ha portato enormi stravolgimenti: la mutilazione genitale femminile è diventata illegale, è stata abolita la pena di morte per omosessualità e apostasia e il divieto di consumare alcolici è stato cancellato, insieme alla brutale usanza della fustigazione pubblica. Il tutto ancora prima che il Sudan diventi una democrazia compiuta: al momento è in carica un governo di transizione militare che dovrebbe portare il Paese verso questo ambizioso obiettivo.
È inoltre altrettanto recente la normalizzazione dei rapporti tra Sudan (Stato fortemente musulmano) ed Israele, anch’essa orchestrata dal Presidente americano uscente, il quale ha fortemente favorito l’Israele dell’alleato Netanyahu nel conflitto con la Palestina, ormai sempre più isolata politicamente dopo che Paesi da sempre invisi a Israele – come Bahrein, Serbia e Kosovo – hanno deciso, sotto le pressioni USA, di normalizzare i rapporti con lo Stato ebraico. Un’analisi superficiale tenderebbe a considerare positivamente queste notizie, ma la situazione mediorientale è molto più complicata di così: gli equilibri sono delicatissimi e appesi a un filo tremendamente sottile, e il popolo palestinese, rimasto ora praticamente solo, rischia di pagare un prezzo enorme a causa dell’ormai inevitabile dominio israeliano.