Leggere è un’attività cognitiva molto complessa e al contempo stimolante, che porta con sé una molteplicità di benefici fisici e mentali. Mentre siamo immersi nella lettura di un buon libro, nelle aree del cervello coinvolte in questo meccanismo di decodifica, si attivano processi neuronali che generano empatia, riducono lo stress, migliorano la memoria, arricchiscono le conoscenze e allungano i tempi di attenzione e di riflessione. Vero è che non siamo stati biologicamente creati per leggere, tanto che non ci risulta naturale come vedere, respirare, sentire. Infatti la lettura è considerata una delle attività più complesse che il nostro cervello possa compiere, essendo un’azione che richiede sforzo e concentrazione e non può avvenire se prima non abbiamo imparato i segni convenzionali, le loro associazioni, i loro suoni e il corrispondente significato.
Nel libro “Siamo quello che leggiamo. Tra lettura e letteratura” pubblicato nel 2011, l’autore Aidan Chambers, basandosi sulle ricerche dello psicologo cognitivista americano Sebastian Wren e degli studi della neuroscienziata Maryanne Wolf,, compie un affascinante viaggio nel cervello svelando i complessi meccanismi che sottendono l’operazione della lettura e di come questa attività condizioni il nostro modo di interpretare la realtà e di rapportarci con gli altri.
La corteccia cerebrale elabora ciò che vediamo come le lettere, le parole e le immagini; il lobo temporale elabora i suoni associati alle parole e alle immagini ma è il lobo frontale a elaborare il significato di ciò che vediamo, stabilendo relazioni e associazioni con le informazioni pregresse. La perfetta sincronia di questi ingranaggi potenzia l’elaborazione linguistica e la risposta sensoriale primaria.
L’aspetto interessante è che questa attivazione non si ferma una volta chiuso il libro ma, secondo il neuroscienziato Gregory Berns, rimane “quasi come una memoria muscolare”.
Il tempo più disteso e dilatato delle vacanze, può rappresentare sicuramente una fruttuosa occasione per leggere, considerati tutti questi vantaggi, perché leggendo si aspira a una forma di immortalità come ha ben colto Jules Renard con la riflessione: “Quando penso a tutti i libri che mi restano ancora da leggere, ho la certezza di essere ancora felice”.