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VANGELO E CITTA’ (ed. EMP) – Essere cristiani e cittadini nel contesto di un cambiamento epocale

 Vangelo e città di Giovanni Momigli è un saggio delle Edizioni Messaggero Padova sull’essere cristiani e cittadini, come recita il sottotitolo, ovvero presenza creativa e incisiva nella società per far crescere l’amore politico e l’amicizia sociale. Un testo che affronta questioni cruciali per i credenti di oggi, come il rapporto tra fede, politica e società, nel contesto di un «cambiamento d’epoca».
La Chiesa e i singoli credenti sono chiamati ad affrontare le sfide di questo cambiamento, assumendo la complessità dell’umano e vivendo una vera e propria conversione dall’individualismo alla relazionalità. L’agire politico è uno stile di stare al mondo e di vivere la propria cittadinanza e la propria fede, che fa riscoprire il senso di appartenenza alla comunità cristiana e alla città.

L’autore

Giovanni Momigli, parroco di Santa Maria a Scandicci (Firenze) e giornalista pubblicista, dal 1974 al 1984 è stato sindacalista della Filca-Cisl fiorentina e dal 1993 direttore dell’Ufficio problemi sociali e lavoro dell’Arcidiocesi di Firenze.

Il volume ha la prefazione del’arcivescovo metropolita di Firenze Gherardo Gambelli, che così scrive: «In queste pagine, don Giovanni Momigli, vuole far emergere lo stretto legame che intercorre tra la presa in carico da parte del popolo di Dio delle sfide e delle domande che la realtà gli pone innanzi, e il contributo che questo può dare alla realtà sociale tutta. Molte delle sfide che a diversi livelli il cambiamento d’epoca in cui siamo immersi pone alla nostra società e con essa alla Chiesa sembrano coglierci impreparati; non solo, la portata dei problemi e delle provocazioni che ci provengono da questo nostro tempo sembrano ogni volta superare, se non sopraffare, le nostre forze. Non di rado, vediamo così, fuori e dentro la Chiesa, farsi strada un senso d’impotenza che con il tempo rischia di tradursi in diffuso scetticismo se non in vera e propria indifferenza. Nel quadro di un simile orizzonte papa Francesco non manca di ricordarci, tuttavia, quale sia la fondamentale vocazione cui sono chiamati tutti i battezzati: “Il Signore è presente e ci chiama ad abitare il nostro tempo, a condividere la vita degli altri, a mescolarci alle gioie e ai dolori del mondo” (Udienza generale, 8 novembre 2023). […] Solo se siamo disposti a “mescolarci alle gioie e ai dolori del mondo” potremo sempre nuovamente lasciarci sorprendere dal manifestarsi di Dio nel nostro tempo, scoprendo che è proprio attraverso i bisogni e le domande che la realtà ci suscita che Egli ci interpella, rendendoci Chiesa in cammino nella storia. Il valore di questo testo di Momigli risiede proprio nelle domande che inevitabilmente suscita nel lettore. Interrogativi che scaturiscono in coloro che, come l’autore, accettano di rischiare il “corpo a corpo” con le circostanze complesse di questo nostro tempo nel quale la Chiesa ha preso atto non solo della fine della così detta cristianità ma, finalmente, anche della sua irrevocabilità. (…)
L’autore intravede come il duplice compito cui è chiamata la Chiesa, di lettura dei tempi e discernimento da un lato, e di rinnovata scoperta dell’intrinseca dimensione comunitaria e sociale del kerigma cristiano, porti in sé anche la possibilità – da cogliere – di recuperare l’orizzonte di una rinnovata e autentica cultura politica, più che mai necessaria per affrontare gli aspetti critici, se non contradditori, che in modi e contesti diversi le stesse istituzioni democratiche manifestano. Il presente libro si propone così di sollecitare una più corale e interdisciplinare riflessione, non solo sul ruolo dei cattolici in politica in questa fase storica, ma anche e soprattutto sulle caratteristiche dei cattolici di oggi, su come – e se – l’attuale contesto ecclesiale forma alla dimensione sociale della fede. Ma formare alle dimensioni sociale e politica della fede implica che sia possibile, a livello tanto personale come comunitario, poter fare esperienza di come sia la stessa carità di Cristo a urgere in noi, «l’amore del Cristo infatti ci possiede» («Caritas Christi urget nos» 2Cor 5,14), consentendoci così di riscoprire e vivere la politica come «forma più alta di carità». Per questo come scrive l’autore: [La Chiesa e il mondo hanno] bisogno di persone che hanno trovato nell’incontro con Cristo la perla preziosa che dà valore a tutta la loro vita e che, mosse dalla passione per il bene comune, contribuiscono a rivitalizzare le varie realtà ecclesiali e a delineare una nuova elaborazione culturale e un nuovo agire politico, contribuendo a far trovare alla politica quell’anima che sembra smarrita. Invitando il lettore al confronto con queste pagine ricche di provocazioni mi soffermo, concludendo, su quest’ultima espressione – far trovare quell’anima – la quale ricorre nel libro in riferimento alla politica, alle nostre città, all’economia, al nostro senso civico, alla democrazia. Si tratta di un’immagine antica – con la quale Momigli conclude il suo ragionamento – che troviamo già nel II secolo nella nota Lettera a Diogneto. In essa l’ignoto autore descrive la bellezza impegnativa della vocazione propria della comunità cristiana, i cui membri vivono mescolati al mondo secondo gli usi e costumi di ognuno, lavorando come tutti, immersi nelle sfide di ogni persona e, tuttavia, il modo in cui i cristiani vivono ciò che vivono tutti è in quanto a carità, perdono, accoglienza «incredibile»; essi sono come «l’anima del mondo».

Antonella Giordano

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Data:

9 Aprile 2025