“Credetemi, le basi, da tempo, come il resto dei venezuelani, vogliono un cambiamento politico”. Con queste parole la leader dell’opposizione Maria Corina Machado, che ha sostenuto alle ultime elezioni il candidato Gonzalez Urrutia, seguita nel condurre la marcia contro il neo presidente Nicolas Maduro, attraverso una campagna mediatica anche internazionale nel solco della polemica sulle recenti elezioni che non cenna a placarsi.
Secondo la Machado, soltanto alcuni settori militari e dell’amministrazione della giustizia sarebbero dalla parte di Maduro, mentre il resto del paese, ovvero la maggioranza, chiede una svolta dopo gli oltre 11 anni di suo ininterrotto potere. Offre anche allo stesso un consiglio, ovvero di “avviare quanto prima negoziati per la transizione verso la democrazia”, promuovendo contestualmente proteste di piazza in tutto il mondo e raccogliendo adesioni anche in Italia. L’obiettivo è quello di coinvolgere gli oltre 7 milioni di venezuelani che dimorano all’estero. Questo sabato, infatti, in diverse città nel mondo (oltre 230) si terranno manifestazioni per sostenere “la verità” sulle elezioni tenutesi lo scorso 28 luglio i cui consensi, secondo i dati in possesso del Pud (Piattaforma Unitaria Democratica, l’ala di opposizione a Maduro), sarebbero per la stragrande maggioranza in favore di Gonzalez Urrutia.
Un rapporto degli osservatori Onu sulla vicenda riconosce la mancanza di trasparenza da parte del Cne, il Consiglio Elettorale venezuelano che ha sovrinteso alle operazioni elettorali e ha ufficialmente dichiarato il vincitore Nicolas Maduro, il quale non ha ancora resi pubblici i registri e tutti i documenti di voto. Questa situazione, recita il rapporto, “non ha precedenti nelle elezioni democratiche contemporanee”.
Si tratta di una relazione che il presidente del parlamento di Caracas Jorge Rodriguez ha definito “immondizia” contrapponendo, in tutta risposta, una proposta di legge che vieti in futuro proprio la presenza di osservatori stranieri nel paese, in quanto non avrebbero alcun diritto e alcuna titolarità nel “prendere posizione su tutto ciò che ha a che fare con le elezioni”.
Un’altra risposta alle accuse di irregolarità è giunta dal procuratore generale del Venezuela Tarek William Saab, che già aveva aperto un procedimento penale proprio contro Maria Machado e Gonzalez Urrutia (https://www.internationalwebpost.org/venezuela-il-presidente-maduro-resiste-alle-proteste-e-guarda-a-mosca/): “Sono passate due settimane dal 28 luglio e non abbiamo registrato una sola denuncia di violazione dei diritti umani. Non si possono dire sciocchezze sui social network, le denunce vanno fatte al pubblico ministero”, ha dichiarato nel corso di un’intervista, spiegando anche come, concretamente, non siano giunte segnalazioni di violazioni di diritti o irregolarità di nessun tipo al suo ufficio.
In questo dibattito si è inserita pochi giorni fa la pubblicazione del Wall Street Journal, venuto in possesso di fonti secondo le quali la presidenza di Maduro sarebbe stata oggetto di uno scambio offerto dagli Stati Uniti. Il neo eletto presidente avrebbe dovuto rinunciare all’incarico, in cambio dell’archiviazione delle accuse che lo coinvolgono in indagini per traffico di droga. La proposta di Washington sarebbe incoraggiata anche da prove convincenti della reale vittoria di Gonzalez Urrutia, per cui Maduro non avrebbe molte chances di restare legittimamente in carica: tanto vale uscirne in questa maniera. Ulteriori fonti su questa notizia riferiscono che tale accordo sarebbe stato già proposto a Maduro nel corso di alcuni negoziati segreti tenutisi a Doha nel 2023 e già in quell’occasione il leader venezuelano avrebbe rifiutato. Washington ha “messo tutte le carte in tavola” per persuadere l’amico di Putin a lasciare il potere.
E mentre tutto questo accade nascostamente, alla luce del sole, ovvero attraverso i social network, prosegue l’animata discussione sulla crisi venezuelana, che irrita Maduro. Lo stesso lancia accuse contro di essi, mezzi attraverso i quali si sobillano le masse. TikTok, già additato dal presidente di sostenere il fascismo “in America Latina e nel mondo”, è stato ritenuto da Maduro particolarmente colpevole di fomentare una guerra civile in Venezuela. Il social ha sospeso l’account del presidente sino al prossimo 19 agosto: è stato egli stesso a riferirlo in prima persona, attraverso la tv di Stato. In precedenza, invece, era stato Maduro a sospendere X per 10 giorni, in quanto ritenuto uno strumento di sostegno dell’odio e del fascismo.