La situazione in Venezuela è in pieno caos e potrebbe ulteriormente peggiorare. Le contestazioni, soprattutto di piazza, contro l’elezione a presidente di Nicolas Maduro non si placano. Questa elezione è stata disconosciuta da diverse parti, anche internazionali, e soprattutto dall’opposizione che sospetta illeciti o almeno irregolarità nello svolgimento delle votazioni e nel conteggio delle schede. (https://www.internationalwebpost.org/venezuela-vince-maduro-tra-polemiche-e-proteste-di-piazza/)
Il Tribunale Supremo di Giustizia (TSJ), a seguito del deposito dei registri elettorali contenenti tutte le informazioni relative alle votazioni e allo spoglio, ha deciso di aprire un’indagine per fare luce sulla faccenda. La corte ha avviato queste verifiche di rango amministrativo, iter che potrebbe durare fino a 15 giorni e che parte con la convocazione di tutti i candidati politici interessati nella tornata elettorale, i quali dovranno “rispondere alle domande poste”. È interessante notare però che l’intervento del tribunale è stato richiesto dallo stesso Maduro, sotto forma di ricorso presentato in difesa dalle accuse di brogli avanzate dall’opposizione.
Nel frattempo, la giustizia sta facendo il suo corso, fortemente invocata dagli Stati Uniti e dai loro alleati, che non riconoscono il verdetto proclamato o comunque nutrono sospetti sul conteggio dei voti. Le manifestazioni di protesta, che spesso degenerano in scontri e violenza, continuano soprattutto nella capitale Caracas. Al momento si contano 11 morti e oltre 2.000 arresti tra giornalisti e attivisti.
Ha suscitato sconcerto l’appello promosso da Maduro la scorsa settimana, con il quale venivano invitati i propri sostenitori a denunciare tramite l’app istituzionale VenApp coloro che mettevano in discussione la sua rielezione. Amnesty International ha espresso preoccupazione per il rispetto dei diritti umani dietro questa iniziativa. L’applicazione, lanciata da Maduro nel 2022 per segnalare emergenze nazionali, sarebbe stata aggiornata “con ulteriori funzionalità che permettono agli utenti di fare segnalazioni contro i manifestanti”, limitando il diritto alla libertà di espressione e di assemblea pacifica e contribuendo potenzialmente ad arresti illegali e altre gravi violazioni dei diritti umani, si legge sul sito (https://www.amnesty.it/venezuela-diritti-umani-in-pericolo-per-lapp-del-governo-contro-chi-protesta/).
Nicolas Maduro sostiene che le sommosse sono orchestrate da forze straniere e accusa i media stranieri di voler far piombare il Venezuela nella guerra civile, portare nuove sanzioni e persino innescare un intervento militare. Secondo Maduro, tutto questo movimento appare simile alle “rivoluzioni colorate” promosse dagli americani. “Gli atti di violenza e di fascismo non passeranno. Vinceremo”, ha dichiarato il presidente: quanto sta accadendo in Venezuela è ritenuto dallo stesso Maduro un vero e proprio tentativo di colpo di stato.
L’Unione Europea ha adottato una posizione cauta, non riuscendo a emettere una dichiarazione congiunta a causa del veto di Budapest, riferisce Politico, affermazione smentita poi dal ministero degli Affari Esteri ungherese. Gli Stati Uniti, tramite il segretario di Stato Antony Blinken, hanno riconosciuto il candidato dell’opposizione Edmundo Gonzalez Urrutia come vincitore delle ultime elezioni presidenziali, affermando dell’esistenza di “prove schiaccianti” che certificano il successo di quest’ultimo. Gli Stati Uniti incoraggiano i partiti venezuelani a “iniziare discussioni su una transizione rispettosa e pacifica in conformità con la legge elettorale venezuelana e i desideri del popolo venezuelano”, secondo il comunicato ufficiale di Antony Blinken, segretario di Stato americano (https://www.state.gov/assessing-the-results-of-venezuelas-presidential-election/).
Una formale indagine penale è stata invece aperta nei confronti di Gonzalez Urrutia e della sua sostenitrice Maria Machado per reati di usurpazione delle funzioni, diffusione di false informazioni tese a causare turbative e altre azioni di sobillazione e di “minaccia alla pace della nazione venezuelana”, afferma il procuratore generale del Venezuela Tarek William Saab, con particolare riferimento alla dichiarazione congiunta in cui i due leader dell’opposizione si autodichiaravano vincitori delle elezioni rivolgendosi al popolo e ai militari.
Il presidente del Messico, Andres Manuel Lopez Obrador, ha osservato che alcune prese di posizione, specie da parte dell’Organizzazione degli Stati Americani (OSA), assomigliano a una vera e propria interferenza, invocando il rispetto dell’autodeterminazione dei popoli senza ricorrere a manifestazioni violente. “Su quali basi l’OSA sostiene che l’altro candidato ha vinto? Dove sono le prove?”, ha dichiarato pubblicamente. “Prima che si conoscessero i risultati, il direttore dell’OSA aveva già riconosciuto uno dei candidati, senza alcuna prova”.
“Che cosa vi ha fatto il Venezuela? Perché l’Occidente non accetta la nostra realtà, non accetta che qui c’è un altro mondo, un altro modello? Perché volete scatenare una guerra civile?”, ha chiesto ai giornalisti internazionali Nicolas Maduro in una conferenza stampa.
Il Venezuela ha al momento deciso di sospendere i rapporti diplomatici con Argentina, Cile, Costa Rica, Perù, Panama, Repubblica Dominicana e Uruguay e pressoché contestualmente ha ricevuto un invito dal presidente Putin per partecipare al prossimo vertice dei BRICS di ottobre a Kazan. Maduro ha provocatoriamente annunciato che “il Venezuela potrebbe trasferire ai paesi BRICS i diritti per lo sviluppo dei giacimenti di petrolio e gas sul suo territorio”.
Dopo una sosta a Cuba, un gruppo di navi militari russe sta proseguendo le visite in Sudamerica, approdando nel porto venezuelano di La Guaira. “La visita durerà diversi giorni, poi i marinai proseguiranno con i compiti loro assegnati”, riferisce l’agenzia Tass, riprendendo una nota del ministero competente russo. Con buona pace di Washington.