Il 10 gennaio prossimo è una data cruciale per il Venezuela, in quanto Nicolás Maduro, riconfermato presidente nelle elezioni del 28 luglio, si insedierà ufficialmente. Tuttavia, questa cerimonia potrebbe non essere priva di tensioni. Maduro sta infatti adottando misure preventive per evitare possibili rivolte e manifestazioni di protesta, simili a quelle già avvenute dopo l’annuncio dei risultati elettorali. Secondo fonti riportate dall’agenzia Ansa, il governo venezuelano ha trasferito decine di detenuti dal carcere “26 de Julio” a nuove destinazioni, una mossa che si aggiunge allo spostamento recente di altri 190 prigionieri dal carcere Yare III a Tocorón. Questo piano mira a prevenire disordini nei penitenziari in un momento politicamente delicato.
L’oppositore Edmundo González Urrutia, auto-proclamatosi legittimo presidente e attualmente in esilio forzoso in Spagna, ha annunciato che tornerà in Venezuela il 10 gennaio per insediarsi lui stesso come leader del Paese, rivendicando la vittoria che anche la Corte Suprema gli ha negato (https://www.internationalwebpost.org/venezuela-nicolas-maduro-sara-presidente-sino-al-2031/) . González, che accusa il governo di Maduro di frodi elettorali, continua a sostenere di essere il vincitore morale e legale delle elezioni: “La mia uscita dal Paese è solo temporanea”, ha dichiarato, affermando di essere sostenuto dalla “volontà popolare di otto milioni di venezuelani”.
L’operazione di contenimento carcerario, denominata “Gran Cacique Guaicaipuro”, è stata avviata dal governo venezuelano come misura preventiva contro possibili piani violenti, in un contesto già segnato da critiche internazionali sulle detenzioni politicamente motivate. Questa iniziativa cautelativa, che include il trasferimento di detenuti tra diverse strutture carcerarie, appare parte di un più ampio piano di sicurezza del governo per gestire la tensione sociale.
Sull’argomento è intervenuto recentemente Karim Khan, procuratore della Corte Penale Internazionale dell’Aia, che ha ribadito la necessità di tutelare i diritti civili in Venezuela. Khan ha esortato il governo a rilasciare i detenuti incarcerati per ragioni politiche o per aver esercitato il diritto di protesta pacifica. Il procuratore ha sottolineato che la protezione dei diritti civili deve essere una priorità immediata per il governo venezuelano, richiamando l’attenzione della comunità internazionale sulle persistenti violazioni in atto.
Tra le persone illegittimamente arrestate, figurano anche adolescenti e bambini. Lo aveva dichiarato la Missione Internazionale Indipendente, che opera sotto l’egida dell’ONU (ne avevamo parlato qui https://www.internationalwebpost.org/venezuela-secondo-lonu-arrestati-anche-bambini/) e ancora oggi Amnesty International denuncia la reclusione di quasi 200 tra bambini e adolescenti.
I detenuti politici sono spesso vittime di abusi, maltrattamenti e persino tortura. Le storie emerse, come quella raccolta dalla BBC da Juan, nome di fantasia che identifica un ex detenuto di circa 20 anni, è straziante. Il giovane, ristretto a Tocoron, ha definito quel carcere “più che una prigione, un campo di concentramento”. Ha raccontato di aver provato, nel corso della detenzione, il “letto di Adolfo”, una camera di tortura che prende il nome dal primo soggetto che al suo interno ha trovato la morte. “È una stanza molto buia e senza molto ossigeno. Ti mettono lì per qualche minuto, fino a quando non riesci a respirare e svieni o inizi a bussare alla porta disperato. Mi hanno messo dentro e sono durato poco più di cinque minuti, pensavo di morire”.
Molti oppositori sono stati rilasciati lo scorso mese, in virtù della revisione operata dai Tribunali delle accuse mosse contro decine di loro. L’ordine di revisione è giunto dallo stesso Maduro, affinché venisse ripristinata giustizia in caso di errori “procedurali”.
In vista dell’investitura, Nicolás Maduro ha anche effettuato significativi cambiamenti ai vertici delle forze armate, dichiarando che la riorganizzazione mira a “scoraggiare le aggressioni armate o azioni esterne contro il popolo”.
Parallelamente, l’oppositore Edmundo González Urrutia ha iniziato a delineare il governo che intende formare una volta tornato in Venezuela, promettendo la carica di vicepresidente a Maria Corina Machado, figura di spicco dell’opposizione.
Le posizioni inconciliabili tra le due fazioni non fanno purtroppo presagire un immediato ritorno alla stabilità sociale e politica nel Paese e sollevano forti preoccupazioni sulla ripresa di nuovi scontri e proteste in un Venezuela già profondamente diviso.