Si apre il XV vertice dei Brics a Johannesburg, che vedrà impegnati non solo tutti i capi di governo dei paesi appartenenti, ma anche altri 67 leader di paesi e organizzazioni varie, nonché svariati rappresentanti del mondo economico internazionale. Formalmente, all’ordine del giorno, l’estensione ai Brics di altri importanti e influenti paesi che ne hanno fatto specifica richiesta, ma le decisioni che potrebbero essere prese in questa sede costituiranno una svolta epocale per l’economia planetaria. Saranno presenti tutti i principali attori del Sud economico, ovvero i rappresentanti degli storici membri del gruppo degli Stati (ex) emergenti, a cominciare dal presidente cinese Xi Jinping. Unica eccezione proprio Putin che, verosimilmente, non ha voluto rischiare l’arresto, vista la pendenza del mandato di cattura che la Corte Penale Internazionale ha spiccato nei suoi confronti, a dispetto delle presunte rassicurazioni del governo sudafricano. Sarà comunque presente in collegamento video, mentre la rappresentanza fisica russa sarà garantita dal ministro degli Affari Esteri, nonché suo fiero braccio destro, Sergey Lavrov.
Sono almeno 23 i paesi che hanno chiesto di entrare in questa sorta di comunità economica, inizialmente sottoscritta tra partner che nel frattempo hanno raggiunto una potenza economica decisamente differente rispetto a quella di soli 10 anni fa. E la sua potenzialità è divenuta persino attrattiva, se si pensa che sperano di farne parte, a solo titolo di esempio, Turchia, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti o Egitto. Ma l’importanza storica di questo vertice risiede nella volontà di questi paesi di creare una nuova moneta, alternativa al dollaro, allo scopo di intensificare ulteriormente gli scambi commerciali. Una decisione che, se prendesse forma, potrebbe far crollare la banconota verde. Quelle che erano indiscrezioni, relative alla creazione di nuova moneta comune, sono state ufficializzate dalle parole del presidente brasiliano Lula, che sostiene in prima persona questa scelta.
Al momento, infatti, specie dopo le vicende ucraine, questi Stati commerciavano tra loro con le monete nazionali, per cui Mosca vendeva a Pechino il gas in yuan, alimentando una riserva monetaria interna spendibile a sua volta solo con la Cina. Di qui l’intuizione oggi esplicata da Lula: una nuova valuta “consentirà maggiori scambi tra Paesi come il Brasile e il Sudafrica senza dipendere dalla valuta di un Paese terzo”. Ogni riferimento a Washington è puramente casuale, si direbbe ironicamente. Robert Kiyosaki, co-fondatore di Rich Dad Company, ha parlato di questa evenienza, che avrà come conseguenza il crollo del dollaro. “Uno dei più grandi cambiamenti nella storia del mondo avverrà il 22 agosto 2023. Le nazioni Brics stanno tenendo una conferenza a Johannesburg per creare la propria valuta d’oro. Cosa significa questo per il dollaro Usa? Sarà fritto”. Senza le nuove adesioni, al momento il gruppo Brics detiene da solo il 31,5% del Pil globale, contro il 30,8% difeso a denti stretti dai membri del G7. Sebbene anche diversi partner interni al gruppo vedano però questa ipotesi ancora lontana e complicata da raggiungere, il prof. Anil Sooklal, noto esponente della politica sudafricana, ha chiosato: “i giorni del mondo dollaro-centrico sono finiti. Questa è una realtà”.
(ph. 1 courtesy ISPI)