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VI CHIEDO IN NOME DI DIO

cms_28108/c.jpgVi chiedo in nome di Dio’ è il titolo del libro (edizioni Piemme) di Papa Francesco ma anche un appello all’umanità.

Dieci preghiere che riassumono i temi accorati del suo pontificato, sintesi dei mali che flagellano i nostri giorni, riverbero di tempi passati e incubo di quelli a venire: abusi e violenze nel nome di Dio, persecuzioni delle donne o semplice misoginia malata, mancanza di rispetto per la natura.

Il tutto nel dipanarsi di pagine in cui il Papa prendendo abbrivio dal pensiero di autori (ex multis: G.K. Chesterton, Virgilio, Dante, Dostoevskij…) di profonda spiritualità, non certificata attraverso blasoni, toghe o divise. Persone che hanno segnato la storia della letteratura e della filosofia ma anche gente “invisibile” come Geneviève Jeanningros, una religiosa che vive a Ostia al servizio di poveri e malati.

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Quanto è meravigliosa la gente che opera nel silenzio e che rifugge corsie preferenziali per farsi largo lungo le affollate vie del mondo!!!!! Gente che è operatrice di pace lavorando sodo e camminando sui carboni ardenti imposti dai facilitatori del Male, con la certosina solerzia nel fabbricare menzogne, calunnie, arditi tranelli a coloro che eleggono come nemici, rei del semplice fatto di esistere ovvero di essere dotati di talenti, per natura o per studi!

«Non possiamo starcene a braccia conserte» (p. 9): così il Papa esorta a impegnarsi per «diventare il cambiamento che vorremmo vedere» in particolare impegnandoci a smascherare le contraddizioni. Consentitemi di citare la sua denuncia contro quanti si lamentano da una parte della «scarsità di risorse negli ospedali» praticando, dall’altra, «l’evasione fiscale» perché conosco tanti buoni cristiani, professi apostoli dell’Amor Christi che interpretano il dovere di rispettare le norme tributarie secondo un codice scritto da un legislatore orfico che dispone che esse debbano essere cogenti per tutti ad eccezione di se medesimi.

«Che la cultura degli abusi venga estirpata dalla Chiesa» e considerare che «tutti noi abbiamo peccato gravemente» sarebbe necessario per una consapevolezza rinnovata in nome di un’etica umana che trova nella stessa Chiesa occasione di riparazione «a fronte del poco (…) fatto in passato» relativamente ad abusi contro persone inermi. Ciò perché l’abuso, ribadisce il Papa, «è già di per sé una realtà mostruosa», un «crimine atroce» da perseguire e condannare attraverso la destituzione dei vescovi negligenti, difendendo le denunce anonime e la presunzione d’innocenza fino a che la giustizia non arrivi a sentenza con formula definitiva.

Il secondo appello di Francesco è la protezione dell’ambiente, perché «non c’è un pianeta B» contro l’«ingordigia di risorse naturali» (p. 25) e senza «perdersi in chiacchiere» in inutili summit politici perchè «il momento di agire è oggi, non domani» se vogliamo lasciare un futuro per le nuove generazioni. E pensando ai giovani è bene che presenza della Chiesa sia anche nel web, senza tuttavia «rimpiazzare la nostra messa con una diretta su TikTok o fare meme dei nostri martiri per diffonderli in rete» (p. 45). I likes non possono «sostituire il contatto umano» (p. 43) così come la spiritualità spalmata come marmellata su fette di pane secco.

Il Papa chiede in nome di Dio «una comunicazione che combatta le fake news, i discorsi di odio» (p. 35) e i troll in rete, utenti-fantasma che operano per influenzare e manovrare l’opinione pubblica. Le parole del Vicario di Cristo ai media, «il quarto potere», sono veementi: occorre rivedere la propria indipendenza quanto ad azionisti ed eventuali conflitti di interessi, e si preoccupa delle guerre giuridiche (lawfare) che puntano a screditare gli oppositori.

Invocando «il diritto di cambiare, la riparazione e la conversione», egli si oppone al «pensiero unico» che vorrebbe negare o riscrivere la storia, pretendendo di «giudicare gli eventi del passato “con il giornale del lunedì in mano”, come si dice in alcuni paesi» (p. 41).

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E dopo il richiamo all’etica della comunicazione come spesso accadepapa Francesco si rivolge ai politici. Non sono «dei superuomini» (e di questo abbiamo ampio campionario, nda) ma considerando che di potere ne hanno e troppo (e che svolgono attività altamente redditizia) debbono evitare la corruzione. E sul punto il Papa formula un pensiero che oso definire un autentico atto di fede: quantunque non sia «illegale che un essere umano si senta attratto dal denaro, dai viaggi in prima classe e dalle cariche», un politico dovrebbe «condurre la vita di ogni giorno con sobrietà e austerità» (p. 57).

Siamo in preda alle follie belliche alimentate dalla crescita della spesa mondiale in armamenti (per non dire della «crescente facilità» con la quale ci si possono procurare armi personali di piccolo calibro): «con la guerra ci sono milioni di persone che perdono tutto, ma anche pochi che guadagnano milioni» (p. 63) e all’odio contro migranti e rifugiati in un capitolo a parte. Sulla coscienza dei paesi sviluppati «dovrebbe pesare ogni vita perduta di un fratello o di una sorella che attraversa il deserto, l’oceano o un territorio pieno di pericolo» (p. 77).

Un capitolo è dedicato alle donne: discriminate nella crescita professionale, «assassinate per il semplice fatto di essere donne» oppure considerate «cittadine di seconda classe». «Il nostro mondo ha bisogno di più dirigenti donne», afferma il Papa.

In un sistema economico “malato” e “non sostenibile”, che «uccide ed esclude», un appello doloroso il Papa lo rivolge per i paesi poveri asfissiati dal debito pubblico e invocando un reddito universale di base.

Infine, nell’ultimo capitolo papa Francesco invita le religioni ad unirsi nella condanna unanime di ogni tentativo di usare il nome dell’Onnipotente per giustificare qualsiasi tipo di violenza e di aggressione.

Nessuno può pensare di farsi scudo del nome di Dio quando opera atti di violenza e di abuso perché «la violenza nel nome di Dio è un tradimento della religione» (p. 131).

Ho voluto sintetizzare al massimo il contenuto di questo libro denso di concetti non facilmente essenzializzabili…io vi chiedo di leggerlo in nome di una spiritualità che, se esiste, trascende ogni forma di credo e si rigenera solo attraverso una ponderata riflessione.

Data:

1 Novembre 2022