L’ultima istantanea è quella di un aereo sfiorato dai missili. E poi? Poi si può ricorrere all’affascinante tecnica del flashback, per capire come si è arrivati a questo punto. È una storia lunga e complessa, quella del conflitto siriano, e ancora non se ne intravede la via d’uscita. Gli schieramenti: le forze armate governative di al-Assad contro l’Esercito Siriano libero.
Tutto inizia con le proteste della cosiddetta “primavera araba” (termine giornalistico coniato proprio in questo contesto) del marzo 2011 contro il governo allora reggente. Proteste che poi si sono trasformate in una guerra civile su larga scala, il cui nome è preso direttamente dalla dichiarazione del Comitato Internazionale della Croce Rossa (15 luglio 2011): era la “Giornata siriana della rabbia”.
All’inizio, nonostante il termine di “guerra civile” si fosse già diffuso e connotasse la drammatica situazione siriana, era considerato prematuro parlare di conflitto interno. Ciò nonostante, agli inizi di marzo del 2012, la situazione degenerò. Quando ad Homs si era stabilita una roccaforte ribelle ai sostenitori del governo, partì poi un’offensiva contro la città, terminata con il primo cessate il fuoco mediato dalle Nazioni Unite.
Si susseguirono attacchi e contrattacchi, con l’uccisione di migliaia di civili. Tra le battaglie da ricordare nel periodo di luglio-agosto 2012 vi sono sicuramente quelle di Damasco e Aleppo. La prima, denominata anche “operazione Vulcano”, ha visto la vittoria dell’esercito siriano e l’uccisione di 4 alti esponenti della sicurezza; la seconda, invece, è considerabile il vero e proprio inizio della fine. Solo le date di inizio e fine fanno rabbrividire: questo episodio è terminato solo il 22 dicembre 2016 e ha visto la vittoria delle forze governative.
Intanto, mentre i ribelli avanzano verso la capitale, nel 2013 irrompe il fondamentalismo islamico: inizia, ad aprile, la battaglia di Qusayr. È la vittoria decisiva dell’esercito siriano, avvalsosi della larga offensiva condotta dal governatorato di Homs. In questo contesto nascono e si diffondono le più conosciute organizzazione miliziane, a causa, anche, del mancato intervento statunitense.
Questo è il preludio alla conferenza di pace di Ginevra che apre il 2014, un secondo tentativo per cercare di risolvere la crisi. A metà anno viene proclamato ufficialmente il califfato, che subito deve rispondere ad un intervento internazionale da parte delle nazioni limitrofe la Siria. Nel frattempo, e si arriva nel terzo quarto del 2015, i curdi avanzano nel nord con l’unificazione dei cantoni di Kobane (a ovest) e Jazira (a est). Cambio di carte in tavola nel 2016: interviene la Russia, e si arriva all’escalation ad Aleppo e alla terza tregua.
2017, arriva manforte anche dalla Turchia, il che porta ad una intensificazione degli scontri, nonché alle battaglie di Raqqa e Deir El-zor. Tra il 2018 e il 2019, oltre ai raid contro il governo, si ha la battaglia contro il governatorato di Idilib e una nuova offensiva nella zona nordorientale. Terminato il recap, il prossimo capitolo rimane ancora da scrivere.
Tutto questo a scapito della popolazione civile che continua a vivere da nove anni, sotto gli occhi impotenti delle Nazioni Unite e delle associazioni di volontariato presenti sul territorio, in uno stato di inaudita indigenza. Solo per citare qualche cifra dell’Unicef, tra gennaio e settembre del 2019, sono migliaia le gravi violazioni contro i bambini, tra cui omicidi, ferimenti, reclutamenti e rapimenti; senza dimenticare il dramma degli sfollati e dei civili ammassati nei campi profughi ai confini con Libano e Turchia.
(Foto dal Web)