“Voleva attaccare Casa Bianca”: arrestato 21enne
Gli agenti federali hanno arrestato un giovane in Georgia, accusato di voler attaccare la Casa Bianca e altri obiettivi a Washington. L’Fbi ha avviato l’inchiesta a seguito delle segnalazioni dello scorso marzo da parte della polizia locale riguardo al 21enne che si era “radicalizzato, aveva cambiato il nome e stava organizzandosi per andare all’estero”, secondo quanto si legge sull’incriminazione presentata al Tribunale federale di Atlanta.
Dopo la segnalazione della polizia locale, sono entrati in azione agenti sotto copertura ai quali il giovane, che intanto a luglio aveva fatto richiesta di un nuovo passaporto affermando di aver perso il suo, lo scorso agosto disse di voler vendere la sua auto per andare all’estero.
GLI OBIETTIVI – Ad ottobre poi, sempre parlando con un informatore dell’Fbi, il 21enne ha espresso il desiderio di “compiere attacchi negli Usa, contro la Casa Bianca e la Statua della Libertà” per realizzare “la jihad che è l’azione migliore prevista dall’Islam”.
In un successivo incontro, alla presenza anche di un agente sotto copertura, si disse pronto ad un’azione “da martire” chiedendo aiuto per ottenere armi ed esplosivi per gli attacchi, suggerendo altri obiettivi nella capitale, come il Washington Monument, il Lincoln Memorial e una “specifica sinagoga” della zona.
IL MANIFESTO – Il giovane era anche interessato a discutere le sue azioni con la “base”, con l’obiettivo di “motivare” i “musulmani oppressi” e su Google Docs ha pubblicato un manifesto di 40 pagine in cui sottolinea l’importanza di una “jihad difensiva” e giustifica la “creazione e guida di un gruppo per portare a termine attacchi violenti”. Le manette sono scattate subito dopo gli ultimi incontri, nei giorni scorsi, con l’informatore e l’agente sotto copertura dell’Fbi, durante i quali il 21enne ha preso possesso di due zaini contenenti esplosivi e At-4 caricandoli su una macchina in affitto.
Schianto con l’auto, paura per il principe Filippo
Il principe Filippo è rimasto illeso dopo un incidente stradale, avvenuto mentre il 97enne consorte della regina Elisabetta guidava la sua Range Rover vicino alla residenza reale di Sandringham. Lo ha reso noto Buckingham palace. Nell’incidente è rimasta coinvolta un’altra automobile. Due persone che erano a bordo sono state medicate per lievi ferite. I testimoni oculari citati dalla Bbc hanno riferito di aver aiutato il marito della Regina ad uscire dall’auto e lo hanno descritto come cosciente, ma scioccato e molto scosso. Tornato a Sandringham, la residenza reale nel Norfolk dove la regina e il consorte sono arrivati per Natale, il principe Filippo è stato vistato da un dottore. L’incidente è avvenuto poco prima delle 15 ora locale. I media britannici hanno mostrato una foto dove si vedono due auto uscite dalla carreggiata. La Range Rover del principe è rovesciata sul fianco dal lato del guidatore. Sul posto dell’incidente sono intervenuti la polizia e un’ambulanza. Filippo ha sempre amato guidare e ha anche portato sulla sua auto Barack e Michelle Obama quando visitarono il castello di Windsor nel 2016. Tuttavia molti britannici saranno rimasti sorpresi nello scoprire che il principe, ritiratosi dall’attività pubblica nell’agosto 2017, guidi ancora sulle strade. Secondo la Bbc, dopo l’incidente il principe potrebbe essere persuaso a smettere di guidare.
Esplode autobomba, strage di poliziotti a Bogotá
Si aggrava il bilancio dell’esplosione avvenuta a Bogotá davanti all’accademia di polizia General Santander, nella zona sud della capitale colombiana. I morti sono otto, tutti agenti di polizia. Lo riferisce l’emittente Rcn, citando il ministero della Difesa. L’esplosione è stata provocata da un’autobomba che ha sfondato le barriere per entrare nel perimetro della scuola. Il sindaco Enrique Pena Losa ha riferito che 10 persone sono rimaste ferite. L’esplosione ha provocato un incendio e mandato in frantumi le finestre degli edifici vicini. Sul posto sono accorsi i vigili del fuoco e varie ambulanze, mentre la polizia ha isolato la zona.
Era dal 2006 che in Colombia non si assisteva a un episodio di questa gravità. Al momento, l’attacco non è stato rivendicato, né ci sono indicazioni sui possibili autori. Il precedente presidente, Juan Manuel Santos, nel 2016 ha firmato un accordo di pace con i guerriglieri delle Farc, mentre rimane attivo l’Esercito di liberazione nazionale, altra organizzazione guerrigliera.
“Un miserabile attacco terroristico“. Così il presidente colombiano Ivan Duque ha bollato l’esplosione. “Tutti noi colombiani respingiamo il terrorismo e siamo uniti nell’affrontarlo. La Colombia è triste ma non si piegherà alla violenza”, ha scritto il presidente, in un tweet di condanna dell’attentato dinamitardo. Raggiunto dalla notizia mentre si trovava in visita a Quidbo, nell’ovest del paese, Duque ha annunciato l’immediato ritorno nella capitale.
Burkina Faso, trovato morto canadese
E’ stato ritrovato morto nel nord del Burkina Faso al confine con il Niger, il canadese Kirk Woodman, geologo che lavorava per la società mineraria di Vancouver Progress Mineral Mining Company. Lo riferisce la televisione canadese Ctv, dopo che ieri era emersa la notizia del suo rapimento a Tiabangou, vicino alla frontiera col Niger. In mattinata, era stato rivelato il ritrovamento di un cadavere di “un uomo bianco”, ucciso a colpi d’arma da fuoco e la Farnesina era stata allertata. Da un mese in Burkina Faso non si hanno notizie di Luca Tacchetto, 30 anni, e della sua compagna di viaggio canadese, Edith Biais, 34 anni, che si ritiene possano essere stati rapiti.
Il Canada “è sconvolto e profondamente rattristato” per l’uccisione del connazionale rapito dagli jihadisti. Lo ha detto il ministro degli Esteri di Ottawa Chrystia Freeland, dopo la conferma da parte delle autorità di Ougadougu che il corpo crivellato di colpi d’arma da fuoco rinvenuto ieri sera è quello di Kirk Woodman. Il suo cadavere è stato ritrovato ad una centinaio di chilometri dal luogo del rapimento. “Il Canada condanna i responsabili di questo terribile crimine – ha detto la Freeland in una nota – Stiamo lavorando con il governo del Burkina Faso e con gli altri partner internazionali per perseguire i responsabili e portarli davanti alla giustizia”. “Kirk era un marito, padre, figlio e fratello affettuoso e un gran lavoratore – ha scritto il figlio Matt, giornalista per la tv canadese Ctv a Edmonton – Non ci sarà un giorno in cui non ci mancherà”.
Sopravvissuto all’11/9 muore nell’attentato in Kenya
Nel 2001 era riuscito a salvarsi dall’attentato alle Torri Gemelle. Ma il destino ha voluto che Jason Spindler morisse 18 anni più tardi in un altro attacco terroristico, quello all’hotel Dusit di Nairobi, per mano dei miliziani islamisti di al-Shabaab. A darne notizia è la CNN, che cita l’affiliata KTRK.
Managing director della compagnia I-DEV, avrebbe compiuto 41 anni la prossima settimana. Secondo la CNN, che ha intervistato i genitori, Jason si trovava a Nairobi per lavoro: l’uomo, hanno spiegato, “ha dedicato la sua vita ad aiutare gli altri attraverso il suo lavoro di consulente per gli investimenti aziendali”, impiego che lo aveva portato in Kenya nei giorni scorsi per rappresentare l’azienda che ha contribuito a fondare e che si occupa di consulenza strategica per le imprese nei mercati emergenti.
Molto tempo prima di fondare l’I-DEV, Spindler aveva lavorato al World Trade Center di New York, ha spiegato mamma Sarah all’emittente americana. A salvarlo dal terribile attacco alle Torri Gemelle la mattina dell’11 settembre 2001, un ritardo al lavoro: quando la prima Torre era collassata, Jason si trovava infatti all’uscita della metropolitana.
Brillante imprenditore, Jason era quindi entrato nei Corpi della Pace, operando in Perù e aiutando gli agricoltori locali a dare vita a una cooperativa per aprirsi a mercati esteri. Secondo la biografia sul sito di I-DEV, Spindler ha poi lavorato come banchiere per Salomon Smith Barney/Citigroup e svolto consulenze per più di 100 piccole e medie imprese nei mercati emergenti. Il 15 gennaio scorso, l’attentato in Kenya e la morte per mano di al-Shabaab.