Traduci

VOLVO LIMITAVA LA VELOCITA’ 

Con la crisi devastante che sta demolendo il settore della fabbricazione di autovetture, i fabbricanti riescono a far dimenticare le loro enormi responsabilità nelle scelte pluridecennali che hanno contribuito in modo determinante ad avviare la crisi UE. Non solo, chiedono anche ulteriori finanziamenti pubblici per facilitare l’acquisto di vetture che costano troppo, senza voler capire che spetta a loro offrire vetture che il cliente possa permettersi.

Per decenni i fabbricanti di autovetture hanno seguito una strategia produttiva con modelli sempre più performanti, inquinanti e costosi, mentre seguivano una strategia comunicativa che promuoveva valori quali l’economicità, il non inquinamento e il risparmio.

I media hanno la memoria corta, cortissima, e allora vogliamo ricordare un fatterello che può simboleggiare codesto contrasto tra il dichiarato e il realizzato.

Nel marzo 2019 la Volvo annunciò  una decisione storica per il mondo dei costruttori di auto di allora. Ossia limitare a 180 km/h la velocità di tutte le sue vetture dal 2020. Una rivoluzione che, a parole, frenava la strategia storica  dei costruttori di offrire da sempre vetture sempre più veloci. La conseguenza è che oggi sono decollate le vendite di quadricicli che vanno al massimo a 70 km/h.

Mentre in Italia si  discuteva addirittura di alzare il limite a 150 km/h in autostrada, al contrario  il consiglio Europeo per la sicurezza stradale dimostrava con uno studio che in Europa se si abbassasse la velocità media di 1 Km si avrebbero 2100 morti in meno ogni anno, e  la Volvo  capita l’aria che tirava  faceva il bel gesto per far vedere che si schierava dalla parte di chi voleva  mettere un freno agli incidenti stradali.

Il progetto rientrava nella “strategia etica” di Volvo (chiamata “Vision 2020”) che puntava ad azzerare il numero di vittime e feriti gravi per  incidente a bordo di una nuova Volvo entro il 2020, non a caso la  stessa data per il blocco a 180 della velocità massima di tutte le auto. Da un lato si faceva fatica a capire come in Volvo si potesse credere a incidenti Zero con velocità massima a 180 km/h, dall’altro  Volvo ammetteva che la tecnologia, da sola,  non avrebbe consentito di raggiungere la “quota zero”, e quindi allargava il suo intervento facendo la scelta di influire sul  comportamento del guidatore. Come se la scelta di influire sul comportamento del guidatore fosse una novità! Che altro fa il Codice della Strada se non fare la stessa cosa?

E se 180 sembrano una velocità altissima, non è affatto così. Anzi, l’offerta di vetture con velocità suicide è amplissima, e nessuna legge ne proibisce ancora la vendita. Una normalissima station wagon media da famiglia, oggi, arriva a quella velocità  in un lampo. La Volvo V60 ad esempio (una sw lunga 4,8 metri, con motore 2000 diesel da 190 CV e dal prezzo di 41 mila euro, con buona pace di chi predica l’economia circolare) partendo da ferma arriva a 180 orari in 29 secondi, in  un chilometro di strada. E senza arrivare a scomodare le supercar, a 180 oggi con una vettura media ci si arriva in quarta, ma spesso si hanno a disposizione altre marce. Una “scatoletta” Lancia Y di più di 20 anni fa arriva a 185, la “Mini Countryman” arriva a 225!

Il messaggio Volvo insomma era forte, anche se il cambiamento reale era nullo. Arrivava da chi sul tema aveva  studiato sicuramente più di altri, scoprendo finalmente che l’acqua calda esiste: “Le nostre ricerche – spiegavano alla Volvo – hanno individuato tre aree che continuano ad essere fonte di preoccupazione per la sicurezza e che costituiscono dei cosiddetti “divari” che ostacolano il conseguimento dell’obiettivo di eliminare definitivamente i casi di incidenti a bordo delle auto a marchio Volvo con conseguenze fatali o molto gravi; il principale di questi è rappresentato dall’eccesso di velocità”. Nulla da obiettare, se non che la scoperta è arrivata in ritardo di circa un secolo!

Tutto è relativo, e in un mondo dove i fabbricanti di auto continuano a sorpassarsi offrendo vetture sempre più performanti pur di vendere e opponendosi a qualunque limite di velocità  imposto per legge nelle vetture in vendita, Volvo diventava  leader nella sicurezza. Dichiarò Håkan Samuelsson, Presidente e CEO. “Grazie alle ricerche che abbiamo effettuato, sappiamo dove si concentrano le aree problematiche quando si tratta di porre fine agli incidenti mortali o con gravi conseguenze a bordo delle nostre automobili. E sebbene la limitazione della velocità massima non rappresenti una soluzione definitiva, vale la pena tentare questa strada se può contribuire a salvare anche una sola una vita umana.” Vale la pena tentare…

La scelta ottimale sarebbe imporre per legge che tutte le vetture vendute debbano avere una velocità limitata a … km/h, prevedendo il sequestro immediato per le vetture che fossero “truccate”, ma questa è una scelta tutta politica. I nostri parlamentari, e sicuramente pochi di loro se ne rendono conto, sono corresponsabili per omissione dell’ecatombe che si ha ogni giorno sulle strade italiane.

E’ tutto politico anche stabilire se i costruttori di automobili abbiano  l’obbligo di installare a bordo tecnologie in grado di influenzare  il comportamento del conducente, allo scopo di impedire situazioni quali la velocità eccessiva, la guida in stato di ebbrezza o la distrazione. E certamente va dato merito a Volvo di aver fatto un atto, dimostrativo quanto si vuole, ma nel verso giusto.

Il problema legato all’eccesso di velocità  consiste nel fatto che, al crescere della  velocità di marcia, la tecnologia di sicurezza installata a bordo e le infrastrutture intelligenti non potranno mai essere   sufficienti a evitare morti e feriti gravi in caso di incidente. È per questa ragione che nella maggior parte degli Stati sono in vigore i limiti di velocità, sebbene il problema della guida troppo veloce sia diffuso ovunque nel mondo e costituisca una delle più comuni cause di morte per traffico. Anche perché i limiti di velocità furono concepiti per tutt’altro parco veicoli.

I dati parlano chiaro: ogni anno, milioni di persone prendono multe per eccesso di velocità e i dati sugli incidenti stradali pubblicati dall’agenzia governativa statunitense National Highway Traffic Safety Administration (NHTSA) mostrano che il 25% di tutte le vittime di incidenti stradali verificatisi negli USA nel 2017 è riconducibile senza dubbio all’eccesso di velocità. E la velocità troppo alta contribuisce ad aggravare gli esiti del restante 75%.

Il punto è che  chi guida  non si rende conto del pericolo legato alla guida troppo veloce finché non va a sbattere. In quanto esseri umani con un DNA concepito per camminare, e al massimo per correre in un bosco, tutti noi comprendiamo i pericoli rappresentati dai serpenti, dai ragni e dal rischio di inciampare. Le persone quasi sempre   sono incapaci di adeguare la velocità di marcia alle circostanze specifiche e alla loro capacità di guida, e non percepiscono i danni che uno scontro può recare, anche a soli 50 km/h, finché non sono coinvolti in prima persona, ma allora è troppo tardi. Se per ogni morto e ferito grave su strada fosse stato piantato dalla prima volta un cipresso, le strade italiane sarebbero oggi tutte all’ombra, e alcune dentro un bosco!

Insomma, passano gli anni ma la ex svedese Volvo – sul mercato dal 1927 e che poi ha preso la cittadinanza cinese  sotto il controllo della cinese Zhejiang Geely Holding (Geely Holding) – non perde il suo DNA originale. La sicurezza prima di tutto. Intelligente da parte dei padroni cinesi la scelta di ricordare   la missione originale  di una azienda che ormai è cinese: produce a Chengdu e Daqing (Cina) e anche  a Goteborg (Svezia), Ghent (Belgio), Sud Carolina (USA).  Curare una immagine di attenzione alla sicurezza costruita in Europa in decenni sta consentendo ormai  di vendere auto fabbricate in Cina, o altrove il lavoro costi ancora meno, con l’aureola di sicurezza della vecchia casa madre europea.  E’ evidente che l’Europa ha  bisogno di un nuova classe dirigente che sia competitiva con quella cinese, ma per porre rimedio alle disastrose non-scelte dell’ultimo trentennio sarà sempre troppo tardi.     

Che le parole cambino significato è scontato: i termini “razzismo” e “fascismo” oggi hanno anche altri significati che si sono aggiunti a  quelli di un secolo fa. La Cina è oggi dominata dal Partito Comunista Cinese, e oggi anche “comunismo” significa praticamente l’opposto di quel che significava un secolo fa: tutti i più ricchi cinesi sono, e devono essere, comunisti e alcuni sono anche iscritti al Partito, come JackMa, il padrone di AliBaba. Così Volvo significava Svezia, nel 2019  iniziava a significare Cina.

Come si può vedere, quella che oggi sui giornali viene dichiarata come una nuova crisi è cominciata tanto tempo fa. E’ cominciata quando imprenditori molto attenti al profitto ma poco lungimiranti hanno cominciato a produrre in Cina senza pensare che i cinesi avrebbero prima imparato e poi copiato e poi esportato a prezzi competitivi. Ma la colpa non è solo dei supermanager profumatamente pagati anche se sbagliano, ma anche dei politici che nulla hanno fatto di fronte all’evidenza delle conseguenze delle loro scelte, o della loro inerzia a seconda dei casi.

Pubblicità

Data:

15 Marzo 2025