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Zuma sfiduciato dal suo partito: dimissioni in arrivo?

È la nazione africana più ricca e più prospera al mondo, fra pochi mesi si troverà a festeggiare il centesimo anniversario della nascita del proprio eroe nazionale, Nelson Mandela, eppure, da oltre un anno, il Sudafrica sta facendo parlare di sé quasi esclusivamente a causa degli scandali legati alla corruzione del proprio governo.

Dopo aver vinto le elezioni nazionali nel 2009 e nel 2014 con una maggioranza larghissima (in entrambe le occasioni ha superato il 60% dei voti), nulla sembrava poter minare la leadership del capo di governo Jacob Zuma. Esperto (classe ‘42) e determinato, diplomatico ma allo stesso tempo capace di ammiccare alle minoranze Zulu e Xhosa, Zuma sembrava poter offrire al suo Paese quella guida di cui il Sudafrica era alla ricerca da anni. Grazie alla sua storia personale, che lo ha visto per anni in carcere e in esilio a causa dell’Apartheid, il Presidente sembrava destinato a diventare un simbolo del suo Paese non soltanto sul piano politico, ma anche e soprattutto dal punto di vista umano. Se poi dobbiamo credere alla celebre frase secondo cui dietro ogni grande uomo c’è sempre una grande donna, beh, dietro Zuma ci sono ben sei grandi donne, essendo lui favorevole alla poligamia e dunque coniugato con sei donne diverse.

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Tutto lasciava presagire un governo stabile e, forse, perfino in grado di attuare una serie di riforme strutturali utili a migliorare l’efficienza della nazione e il benessere dei propri cittadini. Eppure, fin dall’inizio del suo secondo mandato, una lunga serie di accuse di corruzione hanno indebolito fortemente la credibilità di Zuma. Nel 2016, il Presidente è stato condannato dalla corte suprema del Paese per aver utilizzato alcuni fondi governativi al fine di acquisire una proprietà immobiliare. Zuma è stato inoltre condannato presso la corte d’appello per 18 capi d’imputazione, tra cui spiccano corruzione, frode e riciclaggio di denaro; quest’ultima è una condanna particolarmente influente, poiché posta in relazione a una spinosa vicenda legata al traffico di armi. Il Capo di stato ha sempre negato ogni accusa, ribadendo più volte: “non c’è nulla di vero, non farò mai qualcosa che non rispetti la nostra Costituzione”. Ma col passare del tempo è cresciuta esponenzialmente la fronda di chi ne chiedeva le dimissioni.

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Nel dicembre scorso, Zuma era stato costretto a lasciare la guida dell’Anc (il partito che fu di Nelson Mandela) dopo oltre dieci anni di Presidenza, eppure, questo non gli ha impedito di conservare la leadership del governo.

Proprio nella mattinata di ieri, tuttavia, gli eventi hanno assunto una nuova inaspettata svolta: il comitato esecutivo nazionale del congresso nazionale africano (per intenderci, la direzione del partito di maggioranza del Paese) ha chiesto formalmente le dimissioni di Joseph Zuma. La fine di un’odissea? Sembrerebbe proprio di no. Secondo quanto riportato dall’emittente televisiva Eyewitness News, pare infatti che Zuma avrebbe intenzione di rimanere al timone del Paese il più a lungo possibile. Addirittura, quando il leader del congresso africano Cyril Ramaphosa gli ha comunicato la propria intenzione di sfiduciarlo, Zuma si sarebbe limitato a rispondere con un laconico: “Puoi fare quello che ti pare.”

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In un certo senso, Ramaphosa, divenuto leader dell’Anc proprio dopo aver sconfitto al congresso la seconda moglie di Zuma, Nkosazana Dlamini-Zuma, ricopre un ruolo alquanto ambiguo nella vicenda; se da un lato infatti dovrebbe arbitrare imparzialmente sull’operato del Presidente e sulla sua capacità di servire il Paese e il partito con lealtà, al contempo è molto probabile che nel caso in cui Zuma cadesse sarebbe proprio Ramaphosa a prenderne il posto. Riuscirà quest’ultimo a non farsi fuorviare dalle proprie ambizioni personali?

cms_8433/5p.jpgAd ogni modo, l’attuale premier ha adesso 48 ore per ripensare alle sue decisioni e accettare di dimettersi; in caso contrario, la questione relativa alle sue dimissioni non verrà più discussa dagli organi interni del suo partito, ma dall’intero parlamento sudafricano, dove secondo ogni ragionevole previsione il Presidente non avrà i numeri per vedersi confermata la fiducia.

Ci saranno nuovi colpi di scena o dobbiamo aspettarci una risoluzione pacifica degli eventi? A giudicare dai comportamenti cui Zuma ci ha abituato negli ultimi mesi, la prima ipotesi sembrerebbe di gran lunga la più probabile. Eppure, la cosa più importante non è il modo in cui questi problemi verranno affrontati, bensì che questa faccenda si chiuda presto in modo che il governo, indipendentemente da chi ne sarà a capo, possa tornare ad occuparsi del benessere sociale ed economico del proprio Paese e non di scandali o di regolamenti di conti intestini dei quali, sinceramente, il popolo sudafricano sembra oltremodo stanco.

Data:

14 Febbraio 2018