San Bartolomeo è uno dei dodici apostoli di Gesù. Le informazioni su di lui sono frammentarie: la sua vita e le sue gesta sono riportate dalle fonti bibliche, dalla Tradizione e dagli scritti apocrifi. Sebbene la sua figura possa sembrare meno prominente rispetto agli altri apostoli, la sua storia e il suo martirio offrono un luminoso esempio di fede e dedizione.
Innanzitutto sappiamo che il suo vero nome è Natanaele e che è originario di Cana, una città della Galilea antica, a dieci chilometri da Nazareth. Qui furono celebrate le omonime nozze dove Gesù compì il suo primo miracolo, trasformando l’acqua in vino.
Il duplice nome ha creato un dibattito tra gli studiosi. “Bartolomeo” è un patronimico che significa “figlio di Tolomeo”, mentre “Natanaele” potrebbe essere il suo nome proprio. Tale tesi è supportata dal fatto che Bartolomeo è spesso menzionato accanto a Filippo, suggerendo un legame stretto tra i due.
Di Natanaele-Bartolomeo ci parla solo l’evangelista Giovanni: “Filippo trovò Natanaele e gli disse: «Abbiamo trovato colui, del quale hanno scritto Mosè nella legge e i profeti: Gesù da Nazaret, il figlio di Giuseppe». E Natanaele gli disse: «Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?». Filippo gli disse: «Vieni e vedi». Gesù vide venirgli incontro Natanaele e disse di lui: «Ecco un vero Israelita, in cui non c’è inganno».Natanaele gli disse: «Come fai a conoscermi?». Gesù gli rispose, dicendo: «Ti ho visto quando eri sotto il fico, prima che Filippo ti chiamasse». Natanaele, rispondendogli, disse: «Maestro, tu sei il Figlio di Dio; tu sei il re d’Israele». Gesù rispose e gli disse: «Poiché ho detto di averti visto sotto il fico, tu credi; vedrai cose maggiori di queste». (Gv 1,45-50)
Come possiamo notare, Natanaele è un uomo schietto e spontaneo, dice quello che pensa nel bene e nel male, confermando le parole di Gesù: «Ecco un vero Israelita, in cui non c’è inganno»
No, Natanaele non si nasconde, non teme di dire ciò che sente, non ha paura del giudizio altrui. È un uomo aperto, che sa ascoltarsi interiormente, riconoscendo la “voce” dell’anima che gli dice ciò che è giusto e ciò che non lo è. In questo senso, è un grande maestro di vita per le menti confuse del nostro secolo.
Dopo la Pentecoste Bartolomeo si dedicò, come gli altri apostoli, alla missione di diffondere il Vangelo. La Tradizione vuole che le sue parole furono udite da diverse popolazioni del mondo conosciuto di allora. Alcune tradizioni suggeriscono che Bartolomeo viaggiò attraverso la Mesopotamia, la Persia, l’Etiopia e l’Arabia. Atre che si recò in Armenia, convertendo il re Polimio al cristianesimo. Ancora oggi la tradizione armena considera Bartolomeo uno dei fondatori della Chiesa Armena, insieme a San Taddeo. Infine, diverse fonti, tra cui Eusebio di Cesarea e San Girolamo, sostengono che Bartolomeo predicò in India, portando con sé una copia del Vangelo di Matteo, tradotta in lingua locale.
Tanta e tale dedizione per la diffusione del messaggio del Cristo, attirò l’attenzione dei detrattori della nuova Dottrina. Bartolomeo fu arrestato in Armenia per ordine di Astiage – fratello del re Polimio – che ne ordinò l’uccisione.
Il martirio di San Bartolomeo è uno dei più drammatici di tutta la storia della cristianità. Le versioni del suo martirio variano, ma la più comune è che sia stato scorticato vivo e poi decapitato.
L’iconografia cristiana lo rappresenta con la sua pelle in mano o con gli strumenti utilizzati per la sua tortura. Anche Michelangelo Buonarroti lo dipinse nel Giudizio Universale della Cappella Sistina.
Per questo San Bartolomeo è venerato come il patrono dei macellai, dei conciatori, dei rilegatori e dei lavoratori del cuoio.
Le sue reliquie, molto venerate nel Medioevo, sono oggi conservate nella Basilica a lui consacrata sull’Isola Tiberina e nella Cattedrale di San Bartolomeo a Benevento.
La sua festa è celebrata il 24 agosto.