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STORIA&STORIE – I geni italiani incompresi in vita e dimenticati dopo la morte

Gli italiani “un popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di pensatori, di scienziati, di navigatori, di trasmigratori”  così si legge sulla facciata del  Palazzo della Civiltà, a Roma, nel Quartiere dell’Eur. L’iscrizione, tratta da un discorso di Mussolini, spesso citata per la sua baldanzosa retorica, ironicamente o spregiativamente, difetta da sempre di una precisazione: “molti dei quali incompresi in vita e molti dimenticati” proprio nel Paese in cui sono nati, hanno studiato a prezzo di duri sacrifici, hanno sofferto la fame e l’indifferenza. Colpa di chi? Dei responsabili delle istituzioni e della collettività, entrambi indifferenti se non ostili verso chi non gode del privilegio del giusto cognome, dei favori del potere perché non disposto a negoziare il proprio talento, di un patrimonio che gli consenta di vivere e fare ricerca dignitosamente, dell’invidia dei “competitors” e del contesto sociale.

E ciò malgrado che il nostro Paese abbia una storia di tutela in questo campo. Una storia che si è persa nel tempo, paradossalmente e drammaticamente dopo il secolo dei lumi.

Pensate che un’iscrizione ritrovata a Sibari, in Calabria, prova che già nel V sec. a.C. agli inventori venivano riconosciuti guadagni come frutto delle loro creazioni, e, nel 1474, la Repubblica di Venezia emanò un “Decreto relativo ai privilegi sui dispositivi nuovi ed inventivi” che costituisce un primato legislativo a livello mondiale.

Ma si tratta di glorie troppo antiche perché potessero dar manforte agli inventori italiani dei tempi moderni. La loro determinazione non fu sempre pari alla creatività e spesso non svilupparono quell’approccio imprenditoriale che, tanto per fare un esempio, consentì a Edison di affermarsi.

Gli inventori italiani, geniali nella creatività, si dimostrarono spesso ingenui nel mostrare il frutto della loro mente, venendo a volte copiati oppure lasciando che qualcun altro, anni dopo, reinventasse ciò che essi avevano già escogitato.

Un problema antico, dovuto in parte a un Paese a lungo diviso, spesso incapace di competere con le nazioni vicine e che subiva il peso delle tante dominazioni. Raggiunta l’unità, l’Italia appariva, dirla con Manzoni, come “un vaso di coccio tra vasi di ferro”, a causa della sua arretratezza industriale. L’intera nazione si ritrovava con scarsa liquidità per le ingenti spese militari dell’unificazione e con un gap tecnologico e infrastrutturale che sarebbe stato colmato soltanto cent’anni dopo l’unificazione. In questo quadro storico, non stupisce che molte menti geniali non siano state adeguatamente tutelate e incoraggiate, e che alcuni importanti brevetti siano finiti altrove.

Vi parlerò di alcuni dei talenti italiani le cui scoperte, pur essendo note ai contemporanei e riconosciute negli ambienti scientifici, recano un’altra paternità, Martedì 6 maggio  alle ore 12,15  e in replica giovedì 8 Maggio alle ore 17.32 al link:

https://www.radio-italiane.it/regional-radio

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Data:

5 Maggio 2025

One thought on “STORIA&STORIE – I geni italiani incompresi in vita e dimenticati dopo la morte

  1. Colpa anche dei burocrati italiana e della scarsa sensibilità dei politici nostrani ai quali va aggiunto lo scarso interesse degli imprenditori e degli azionisti italici. Se negli USA un genio avesse un’idea, sarebbe più facile metterla in pratica in California che nel Lazio.

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