La percezione deI senso di “provvisorietà” che circonda molti aspetti della nostra vita, appartenendo soprattutto ai momenti di riflessione e collimando piuttosto con la natura mutabile del pensiero, di solito ci sfugge davanti ad ogni cosa- fatto ed evento la cui “stabilità” sembra non avere bisogno di altro che la riproposizione di un “ruolo” uguale nel tempo; così, per consuetudine, avendo sempre ascoltato “FratelIi d’Italia” di Goffredo Mameli sulle note musicali di Michele Novaro e avendogli attribuito il precipuo “ruolo” di emozionante “sfondo” per ogni celebrazione militare e civile del nostro Paese, difficilmente siamo stati indotti a riflettere circa il dato incontrovertibile che, sino dal 1946, quello che sentivamo Inno dell’Italia unita fosse rimasto inno nazionale “provvisorio”, quindi “compagno non ufficialmente riconosciuto” della nostra Bandiera Tricolore, già istituzionalizzata come simbolo nazionale.
Vale la pena di dire che, comunque, in questi 71 anni compresi fra il secolo scorso sino ai nostri giorni, su quell’inconfutabile avere sostanzialmente considerato l’inno di Mameli legato indissolubilmente alla nostra Italianità, non ha mai pesato quel carattere di “provvisorietà” che, verosimilmente, doveva essere stata messa in conto per un tempo limitato quando, il 12 Ottobre 1946, il Consiglio dei Ministri presieduto da Alcide De Gasperi, nel contesto della proposta avanzata dal Ministro della Guerra perchè il giuramento delle Forze Armate alla Repubblica e al suo Capo si effettuasse il 4 Novembre successivo, stabilì anche che “provvisoriamente” si sarebbe adottato come inno nazionale “Il Canto degli Italiani”; con il suo richiamo a “stringersi a coorte”, mai ultroneo nella nostra storia nazionale.
D’altra parte, l’inno composto da Goffredo Mameli il 10 Settembre 1847 e musicato a distanza di due mesi, il 24 Novembre, da Michele Novaro, era già stato simbolo del manifesto anelito alla libertà dal giogo straniero; per cui, essendo stato proibito dopo la prima esecuzione il 10 Dicembre 1847 in occasione di una festa popolare a Genova, dopo i moti del 1848 era assurto ad inno del Risorgimento le cui istanze riverberavano nelle parole che Mameli aveva colto nell’indottrinamento patriottico ricevuto da frate Atanasio Canata suo insegnante presso il collegio degli Scolopi a Carcare (Savona).
Attualmente, in buona sostanza si è compiuto un “atto dovuto” con l’approvazione all’unanimità della commissione Affari Costituzionali di palazzo Madama circa la proposta di legge presentata dai deputati Gaetano Nastri (Fratelli d’Italia) e Umberto D’Ottavio (PD), su cui lo scorso 26 Ottobre c’era già stato il sì alla Camera per il “Riconoscimento dell’inno di Mameli “Fratelli d’Italia” quale inno ufficiale della Repubblica”; essendo intervenuta: non solo la ratifica che istituzionalizza Inno Nazionale “Il Canto degli Italiani” ma anche la relativa regolamentazione di quanto concerne lo spartito originale e i termini dell’esecuzione dell’inno; tutto enunciato in un unico articolo del testo di legge di cui è stato relatore il senatore Roberto Cassinelli che vanta origini liguri al pari dei compositori Goffredo Mameli e Michele Novaro.
In più, si è previsto l’insegnamento dell’inno nelle scuole italiane e l’istituzione del 17 marzo quale “Giornata dell’Unità nazionale, della Costituzione, dell’Inno e della Bandiera in memoria della data della proclamazione a Torino, nell’anno 1861, dell’Unità d’Italia”.
Come dire che è tempo di conferma della sacralità dei nostri valori e simboli patriottici.