San Giovanni di Dio, al secolo Juan Ciudad, nasce a Montemor-o-novo (Portogallo) l’8 marzo 1495.
La sua è una vita di eccessi che lo vedono da principio dedicarsi alla carriera militare, poi al commercio di libri religiosi.
All’età di otto anni scappa di casa e arriva a Oropesa, in Spagna, dove trascorre la maggior parte della sua vita. Non sapendo nulla di lui, la gente del luogo inizia a chiamarlo Giovanni di Dio, e tale rimane il suo nome.
San Giovanni di Dio, fondatore dei Fatebenefratelli
A Oropesa si dedica alla pastorizia e al lavoro dei campi fino all’età di ventisette anni, quando si arruola come soldato di ventura. Partecipa a due battaglie: la prima a Pavia, nel famoso scontro tra Carlo V e Francesco I, rispettivamente Imperatore del Sacro Romano Impero Germanico e Re di Francia. La seconda a Vienna, contro l’assedio dei Turchi, capitanati dal Sultano Solimano II.
Finita la vita militare, esaurisce le finanze girovagando per l’Europa per poi approdare in Africa, dove si impiega come bracciante. Per un certo periodo fa anche il venditore ambulante a Gibilterra finché, stanco della vita che conduce e pentito della condotta tenuta fino a quel momento, ritorna in Spagna dove apre un commercio di libri religiosi a Granada. Qualcosa sta già cambiando in lui. Il colpo di grazia glielo dà Giovanni d’Avila, grande predicatore e mistico spagnolo, divenuto Dottore della Chiesa nel 2012 per mano di Papa Benedetto XVI.
Giovanni di Dio, che avvertiva già un certo trasporto per la figura del Cristo e sentiva in cuor suo di volersi dedicare all’assistenza dei poveri e dei malati, rimane folgorato dalle parole del sacerdote. Decide quindi, su due piedi, di vendere i libri, il negozio e anche gli abiti che indossa per andare a mendicare per le vie di Granata.
Di pari passo vive una grande crisi di fede che lo porta ad aggirarsi per le vie della città agitandosi e rotolandosi per terra, urlando a gran voce la frase che lo ha reso famoso: “Fate (del) bene, fratelli, a voi stessi”.
Ma il suo comportamento è talmente sregolato da essere ritenuto pazzo.
San Giovanni d’Avila
Viene rinchiuso nell’Ospedale Reale di Granada per qualche mese dove viene curato per i suoi presunti disturbi mentali, legati a “eccessive” manifestazioni di fede. Praticamente, una sorta di delirio mistico.
In manicomio viene a contatto con una realtà fino ad allora sconosciuta, sperimentando sulla sua pelle i maltrattamenti atroci riservati ai malati di mente. Decide quindi, in cuor suo, che una volta uscito di lì avrebbe aperto un suo ospedale, dove le persone sarebbero state curate con amore e competenza.
E ci riesce, grazie anche all’aiuto di tanti benefattori.
Uscito dal manicomio, affida la sua anima alla cura spirituale di Giovanni d’Avila e poi si reca in pellegrinaggio al Monastero Reale di Santa Maria de Guadalupe. Una volta tornato, si consacra a Cristo e inizia la sua missione di assistenza ai poveri, malati e bisognosi, in particolare i malati di mente.
Fonda il suo primo ospedale a Granada nel 1539 ma ne seguono molti altri che, traendo spunto dalla frase che ripete quando chiede l’elemosina per i poveri, vengono chiamati “Fatebenefratelli”.
Malgrado l’iniziale e comprensibile diffidenza – ricordiamo che Giovanni ha una personalità alquanto pittoresca e senza mezze misure – ben presto si uniscono a lui altre persone che costituiscono il primo nucleo della nascente Congregazione religiosa.
San Giovanni di Dio e i “suoi” poveri ammalati
Una Congregazione religiosa “ospedaliera” in cui la figura del Fondatore spicca come un astro nella notte. Pur non avendo mai studiato medicina, Giovanni dimostra di saperne più degli stessi medici, soprattutto riguardo la cura delle malattie mentali: evidentemente l’esperienza gli è servita per inaugurare, in grande anticipo rispetto ai tempi moderni, il metodo psicoanalitico e psicosomatico.
La sua visione olistica dell’essere umano lo porta a sanare, ad un tempo e simultaneamente, lo spirito e il corpo, senza separazione alcuna.
Giovanni si districa tra la cura dei malati, la questua per i poveri e la guida della sua Congregazione religiosa.
La sua carità è talmente contagiosa da attirare, come una calamita, schiere di volontari. Ma il corpo non riesce a star dietro all’ardore che consuma la sua anima così, all’età di soli cinquantacinque anni, lascia le spoglie mortali nel giorno del suo compleanno, l’8 marzo 1550.
È canonizzato 140 anni dopo da Papa Alessandro VIII e proclamato, da Papa Leone XIII prima e da Papa Pio XI dopo, patrono degli ospedali, dei medici, degli infermieri e dei malati.
È anche il patrono di librai, rilegatori e stampatori.