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RILEGGENDO POESIA – RENZO MODESTI

cms_31579/Renzo_Modesti.jpg“Renzo Modesti, nato a Como nel 1920, vissuto a Varese e poi a Milano, dove è scomparso nel 1993, è una figura ancor oggi poco conosciuta nel panorama della letteratura italiana del secondo Novecento.

Laureato in Letteratura francese all’Università di Neuchâtel con una tesi su Baudelaire negli anni dell’internamento in Svizzera durante la Seconda guerra mondiale e, al rientro in Italia, in filosofia estetica all’Università di Milano con Antonio Banfi, esordì con la raccolta di liriche E quando canterò (1950).

[…] Usciranno in seguito otto volumi a stampa che testimoniano profondo rispetto del fare poetico in quanto portatore di autenticità, di confessione aperta delle proprie idee e posizioni, di ricerca ostinata e perseverante di una propria via e, insieme, di un’identità stilistica e critica.”

Così Paolo Senna presentava Modesti ai lettori di POESIA, n. 322, gennaio 2017: l’articolo si intitolava La sapienza venuta dalle cose.

cms_31579/poesia.jpg“C’è stato un tempo in cui a Varese nasceva la grande poesia, un tempo in cui intellettuali come Luciano Anceschi e Bruno Conti, riuniti in un simposio, davano vita ad una corrente poetica destinata ad entrare, a pieno titolo, nel quadro della poesia del Novecento, con il nome di Linea Lombarda. Ritrova e rievoca il momento, importante e storico, la studiosa e critica varesina Serena Contini – responsabile degli archivi letterari del Comune di Varese – nella Nota al testo del prezioso volume Gli anni di Quarta Generazione. Esperienze vitali della poesia, Nuova Editrice Magenta, in cui sono pubblicati i carteggi tra Luciano Anceschi, Piero Chiara e Luciano Erba.” (Da https://www.laprovinciadivarese.it/stories/cultura-e-spettacoli/cera-il-tempo-dei-poeti-come-renzo-modesti_1232644_11/). Questo dettaglio – forse – ci introduce meglio di quanto non potremmo fare noi per descrivere la figura e l’opera di uno dei tanti autori dimenticati del nostro Novecento. Renzo Modesti (1920-1993) ha raccolto i suoi versi nei seguenti volumi: E quando canterò; Due di briscola; Romanzo; Romanzo I; Dentro e fuori misura; La rabbia e la paura e altro; Sintesi? (romanzo 1978-1979); Il testimone scomodo (romanzo 1980-1981). Come poeta ha vinto numerosi premi letterari: Premio Rapallo-Prove (1962); XXVIII Premio Carducci (1978); Premio Tagliacozzo (1978); Premio M. Stefanile, Libro dell’anno di Poesia, Napoli (1982); Premio Nazionale Letterario Pisa (1989). Come critico d’arte ha pubblicato numerose monografie su pittori e scultori del Novecento e due importanti volumi dedicati alla Pittura Italiana Contemporanea (1958 1ª ed.; 1964 2ª ed.) e alla Pittura Moderna nel Mondo (1961). Come editore ha pubblicato la rivista Notizie d’Arte, rivolta agli iscritti al “Club degli Amici dell’Arte” con sede nella Galleria d’Arte di Via Manzoni, 20 a Milano dal 1969 al 1972. Ha tradotto numerosi libri d’arte dalla lingua francese. Come giornalista ha scritto su numerose testate, quotidiani e riviste d’arte. Come pubblicitario ha scritto numerosi saggi e il volume Cos’è la Pubblicità (1966). Nonostante i riconoscimenti ottenuti Modesti soffriva per una certa distrazione, dimenticanza nei suoi confronti. Non voleva rendersi ragione che proprio la sua estraneità a una immagine letteraria era ciò che dava alla sua poesia la verità, il ricordo durevole dell’esperienza che è stata vissuta e sofferta. Eppure basterebbero pochi stralci delle sue poesie per renderci conto della colpevole dimenticanza del mondo letterario nei confronti di Renzo Modesti: di lui non esiste neppure una biografia più accurata di quella che abbiamo riassunto nelle nostre poche righe. Desumiamo, dalle sue pubblicazioni e dai (pochi) suggerimenti del web, ch’egli non solo era un poeta di tutto rispetto ma anche un raffinato e competente critico d’arte. Le autrici e gli autori del Novecento sono davvero tanti: non possono essere messi tutti sullo stesso piano, ma alcune dimenticanze ci sembrano più ingiuste di altre. Tutto questo mentre “lo spegnersi delle domande fondamentali, il decadere della poesia pensante di holderliniana memoria, e insieme del canto e del senso estetico della forma rischiano di condurre l’operare poetico a un arido esercizio di scrittura, e i poeti si trasformano in semplici scrittori di versi” (Silvio Raffo). Non possiamo che dargli ragione.

A Giuliano

Storie non ho ma fiabe di viali.

Foglie appese nell’onda ove s’ingolfa

un papiro gualcito, pochi brani

nell’arida altalena dei lontani

giorni e il secco ritmo d’incappati

tesi a forza sul legno delle bare

e il tuo gioco di gesti incancellati

mentre tu manchi ed un gran pino porta

i tuoi doni di bimbo

ma ti tiene

in silenzio altra porta ove si chiude

la tua fiaba di pianto e il mondo è rude.

Data:

27 Agosto 2023